Galleria Mentana
Firenze
piazza Mentana, 2/3r
055 211985 FAX 055 2679221
WEB
Nuova Figurazione
dal 8/10/2010 al 27/10/2010
11-13 e 16.30-19.30, chiuso lunedi mattina e domenica

Segnalato da

Giovanna Laura Adreani




 
calendario eventi  :: 




8/10/2010

Nuova Figurazione

Galleria Mentana, Firenze

In questa mostra vengono presentate delle opere vissute dagli artisti come intima ricerca del vivere nel nostro tempo. La saletta ospita una personale di Emanuele Conti. A cura di Giovanna Laura Adreani.


comunicato stampa

Nuova Figurazione

A cura di Giovanna Laura Adreani

ANTONIO ACERBI
Nelle opere dell’artista prendono forma le scelte, non sempre positive, dei giovani. S’incrociano piercing e tatuaggi di appartenenza a un gruppo e la violenza non solo della droga. C'è il fallimento dei sogni e l'angoscia che un tenero orsacchiotto, che ha rasserenato l’infanzia, non riesce più a placare.

Antonio Acerbi, nella distruzione e ricomposizione delle immagini, ritrova i mutamenti di chi si avvia a essere Uomo con sofferenza. Ci sono i sogni che hanno infuocato gli adolescenti, pieni d’ideali, che si sono scontrati con la dura realtà. Ci sono i perché dell’esistere e delle sofferenze. Le eterne domande ''chi sono'' e ''perché sono'', prendono forma nel duplicarsi delle facce e nei tormenti che si tingono di rosso sangue in un sottopasso dove gli schizzi della volta hanno offuscato la speranza. Una rosa, simbolo d’amore, emerge da una ragnatela che muove da una grata,copre due visi che sembrano allontanarsi lasciandosi alle spalle il dolore dell’esistere.
Federica Murgia

ANTONIO CALABRESE
Il mondo dei sogni prende forma negli incanti di paesaggi fatati. Castelli d’infanzia, dagli alti torrioni e dai vivaci colori, fanno da guardia ai giochi di libertà.Il volo di un bimbo verso i magici soli riporta alla magia dell’immaginazione, dove tutto è possibile. Sulle nuvole l’unicorno segue la fantasia di “c’era una volta…“, mentre le bolle, di mondi gioiosi, sono palle che rimbalzano da nuvola a nuvola per approdare fra felici mani. Rose, diventate albero con petali ramo, accolgono nei profumi di felicità di nani e gatti remoti, la vita dei giochi. Personaggi d’antiche fiabe dialogano, rappresentando le loro storie, in oggetti e costumi, per giungere a un bel finale di armonie di colori. Le imbarcazioni,dalle vele che hanno raccolto il vento, si muovono alla ricerca dell’ignoto. Luoghi e spazi ricomposti da una visione incantata che rifiuta gli orrori che l’uomo riesce a fare inseguendo l’egoismo e il potere.
Federica Murgia

SIMONE DEMASI
Il suo Io, prigioniero delle angosce, si manifesta in grovigli di bosco, in città immense che ingabbiano il suo essere alla ricerca di libertà: di fuga dalle angosce del vivere. L’uomo appare solo e impotente nelle sue descrizioni nebbiose e ovattate. I profili fatti da linee spezzate creano una sensazione d’ansia che prefigura paure. Gli scuri,che incupiscono i climi, si presentano nei primi piani di grigi, sempre più bui, delle gestuali colate di colore:ombre dell’animo. La mestizia del tempo è nell’alternarsi delle gradazioni dei bruni, in un ritmo solo apparentemente calmo. Nelle sagome indefinite di palazzi e di ciminiere, che gettano i loro fumi verso il cielo per perdersi nell’infinito, l’artista ricerca la poesia della natura. Miraggi di luci, di abbaglianti bianchi, vogliono essere la speranza, l’andare oltre il momento del buio: la vita che continua nella ricerca di una gioiosità sognata. Pitture e sculture per l’artista sono catarsi del suo vivere.
Federica Murgia

ROBERTO LUCATO
I pensieri si fanno confusi, gli ideali si sbiadiscono sino a perdere i significati e i principi, prima tanto chiari. E’ l’uomo moderno, che va troppo di fretta per potersi soffermare a riflettere sul senso della vita: sulla spiritualità dell’esistere. E’ la rincorsa del tutto e subito che porta a lidi d’angoscia sino ad andare controcorrente alla ricerca del nulla. E’ nell’apparenza che si rincorrono e si realizzano ideali disconnessi di costume. I colori si fanno più cupi,la barca beccheggia seguendo i flussi di una corrente che non da scampo. Le grate dei pensieri impediscono la libertà, mentre l’angoscia mortifera della solitudine travolge l’esile individuo, ormai ricordo di quel che era e dei suoi sogni più puri, che non riesce a vedere la finestra azzurra di speranza. E’ l’uomo che, persi i valori, si scopre, senza dignità, accerchiato nella scacchiera della vita in una mossa che non ha salvezza dallo scacco matto.
Federica Murgia

GILBERTO PICCININI
Nelle opere di Gilberto Piccinini le armonie di colori freddi raramente vengono riscaldate da campiture calde e i pochissimi rossi, da lui usati, sono sempre molto affievoliti, come se avessero perduto la loro forza simbolica. Gli spruzzi di un mare agitato, che si dissolvono in tracce di luce, illuminano l’imbrunire di paesaggi in immagini oniriche che sanno di solitudine. Onde, racconti del moto continuo della vita, s’infrangono lasciando una spuma leggera che smorza la sensazione di violenza e lascia intravvedere un subconscio romantico: i sentimenti più nascosti dell’artista. Le rocce,smussate dal tempo, si rivelano in un digradare di colori, tendenti al greve, che si aggrappano come se volessero ricercare le antiche asperità. I cumuli di nuvole si tingono di tempesta e rivelano le intime angosce dell’artista che con serene pennellate, di un andamento sicuro, rivelano le luci e le ombre dei ritmi della natura e del vivere di chi insegue il sogno.
Federica Murgia

MASSIMO RENZI
Un paesaggio, sfumato di rosa tramonto, racconta la solitudine di chi si è perso nei pensieri e continua a guardare, cercando di vedere oltre l’orizzonte, alla ricerca di se stesso e dell’ignoto. Una poesia cromatica parla del mare, che rispecchia un cielo di speranza, che non riesce a pacificare l’animo di chi, pronto a partire alla ricerca dei sogni, è trattenuto a riva da ancore misteriose che invitano all’attesa. Il domani si appresta, mentre altre imbarcazioni giunte all’approdo sono pronte a ripartire alla ricerca di nuovi sogni. La sensazione di libertà e d’infinito data dal mare calmo porta all’inebriamento nei colori, che prendono vigore solo negli alberi dai fusti nodosi d’antiche ferite. Le delusioni e le speranze del tempo che passa, si perdono nei silenzi di un fiume giunto a valle con acque ricche di ricordi. La fissità di una casa vuota, dalle finestre scrostate, invita al sogno di nuova vitalità.
Federica Murgia

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Emanuele Conti

A cura di Giovanna Laura Adreani

L’artista, indagando il mondo meccanico, trova nella macchina un simbolo della nostra epoca che ha rivoluzionato lo stile di vita.
La descrizione con una conformità della sua pittura al tempo che viviamo è anche un invito a una riflessione sulla spiritualità dell’uomo, molte volte dimenticata.

La velocità, fondamentale esigenza in un mondo globalizzato, comincia a far emergere l’alienazione di chi non si sente più adeguato.
Ormai, superato il sogno di dinamismo e velocità dei primi del novecento, si avverte l’esigenza di un ripensamento sul significato della vita. L’artista coglie questo spirito nuovo descrivendolo nella quietezza delle sue pitture dove i mezzi non sono ansiosi di scatti improvvisi, ma appaiono meditabondi come se avessero capito che la società e l’ambiente hanno bisogno di un cambiamento dei costumi e delle abitudini.
E’ una lussuosa auto in primo piano che esalta le pattumiere allineate che, in un piccolo scorcio di paesaggio urbano, lasciano intravvedere la società del consumismo sfrenato. Nella strada, percorsa dal tir, che trasporta le nuove auto, in primo piano c’è un tombino che ricorda la vita nelle città, sullo sfondo il muro invalicabile dell’egoismo di chi pensa solo all’oggi.

La scritta sull’immenso camion “Televisione CIVEDO” sembra voler dire che l’uomo ha smesso di vedere se stesso e la natura. Una speranza viene dal ritmo dei colori delle auto, mai troppo squillanti, immobili e disposte su due piani, che racconta di sogni di speranza e di recupero di sensibilità sopite. La moto metallica, dagli immensi tubi di scappamento, ha smesso di rombare per volgersi verso la città come se riflettesse su ciò che essa significa per i giovani e su ciò che sarebbe opportuno fosse: magari un cimelio da museo che ha smesso di inquinare. Le pennellate dense e in rilievo, nel loro pacato racconto, assumono tratti di liricità profonda nello sfuggire alla necessità dell’apparire e dall’esteriorità delle reali verniciature patinate.
L’artista è un poeta della natura che benché non la citi chiaramente la esalta.

Inaugurazione: 8 ottobre 2010 ore 18.00

Galleria Mentana
Firenze Toscana Italia
Piazza Mentana 2/3r
Orario invernale: 11 - 13, 16.30 - 19.30 Chiuso Lunedì mattina e Domenica

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