In esposizione le grandi opere dell'artista veneto, in occasione dei 500 anni dalla sua morte. La mostra approfondisce il rapporto di Giorgione con la citta' di Padova. Tra i capolavori esposti il dipinto 'La tempesta' e 'Mose' alla prova del fuoco' insieme a importanti opere dei Civici Musei di Padova - tra cui Tiziano, Boccacino, Luini, Previtali.
a cura di Ugo Soragni, Davide Banzato e Franca Pellegrini
La Tempesta di Giorgione, “l’opera-icona” dell’affascinante artista di cui quest’anno si celebrano i 500
anni dalla morte, non finisce di dar vita a mille differenti letture e interpretazioni, di svelare storie o
assecondare ricostruzioni di personaggi, luoghi o eventi.
Grandezza e carisma di Giorgione.
E dunque, s e il “ pae se” su cui si scat ena l’inatt eso fu l mine – rivoluzionario nella storia della
pittura per il suo spiazzante protagonismo - foss e nient em e no che la città di Pa do va?
Una conf erm a in ta l sen so vi ene dal la mostra che si terrà dal 16 ottobre 2010 al 16 gennaio
2011 proprio nella Città del Santo, presso i Civici Musei agli Eremitani,
promossa dal Comune di
Padova-Assessorato alla Cultura, Musei Civici di Padova e Settore Attività Culturali, dalla Direzione
per i Beni Culturali e Paesaggistici del Veneto con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio
di Padova e Rovigo e la collaborazione di Ne-t by Telerete Nordest.
E’ in quest’occasione infatti che l’opera viene sottoposta ad un’esplorazione tridimensionale
assolutamente nuova, consentendo raffronti e verifiche – anche per il pubblico – prima impensabili.
Da un lato i fossati della cittadella con il Castello ricordano dunque quelli della città antoniana del
tempo e gli e di fici i mmo rtala ti d all’a rtist a di Cast elf ra nco trovano corris pon denze n el
ponte San To m maso, nel la cupo la del C ar mine con la torre di Ezze lino, nell a Po rta
di Pont e Molino . Dall’altro c’è anche chi intravede allu s ioni alla fondaz ione l eggen da ria
della città da parte di Antenore, in particolare nella figura del guerriero.
Nessun azzardo, dunque, ma un’ipote si f ascinosa e int ri gante, che conferma – accanto a tanti
altri indizi – l’esistenza di uno stret to ra ppo rto prof essi onale e per sonal e di Gior gion e
con Pa dova: quel rapporto su cui s’incentra l’originale mostra.
“Giorg ione e P ado va. L’enig ma d el carro ” - ovvero lo stem ma dei C arr are si visibile sulla
porta dipinta da “Zorzi” nel suo capolavoro, presente in mostra – è il titolo di un evento singolare
che, pa rten do d all’int er pr etazion e in chiave pa dova na di alcune o pe re del Ma estr o,
ricostruisce rapporti, evidenzia affinità culturali, suggerisce riferimenti iconografici e influenze
reciproche tra Giorgione e l’ambiente culturale, artistico e letterario della città, tra il XV e il XVI
secolo.
Nell’esposizione ecco dunque un nucleo di prest iti sign ifi cativi - tra cui appunto La Tempesta e
Mosè alla prova del fuoco di Giorgione – numerose incisi oni dell’amico e “ispiratore” patavino
Giulio Ca m pagnol a, stru menti sc ienti fici e docu menti s torici, insieme a importanti
ope re dei Civ ici Muse i d i Pa do va (Giorgione, Tiziano, Boccacino, Luini, Previtali, ecc.), per dar
vita a un percorso originale con circa 60 opere, curato da Ugo So ragni, Dav ide Banzato e
Franca P ell egr ini, che trova poi completamento e ulteriori suggestioni in città.
Un it inera rio nel cuore di Padova coinvolge infatti mon umenti pitto rici “chiav e” per i l
tema tr attato: gli a ff reschi di Tizi ano de lla Scuola del Santo, quelli di Ca m pagnol a all a
Scoletta de l C ar mine e la Loggi a e O deo Corn aro, per il ritorno dei temi legati al culto del
Sole e alle religioni antiche.
La lettu ra in chiave patav ina d a cui pren de l e mos se l’es posiz ione, coinvolge dunque
prima di tutto “el paesetto in tela cun la tempesta, cum la cingana...”, la cui rappresentazione urbana
viene posta a confronto, in mostra, con le antiche documentazioni cartografiche e analizzat a
come non m ai grazie a un’ela bor azione infor mat izzat a di gran de ef ficacia che inc rocia
la topog raf ia antica con qu ella attu ale , r ile ggen do tr idi mens ional ment e il ca polavo ro
giorg ionesco, smontato nelle sue varie componenti.
Insomma: dalla visione emotiva dell’originale, alla sua esplorazione “investigativa” grazie alle nuove
tecnologie.
Ma non solo: nel Mosè alla prova del Fuoco degli Uffizi si celano ri fe rim enti al lo ster minio deg li
ultimi d iscen dent i dei Ca rra res i (Francesco Novello, Francesco III e Giacomo) perpetrato dai
veneziani dopo la conquista della città (1406), mentre la Pala di Castelfranco (ricordata nel percorso)
presenterebbe un dir etto ri fe rim ento - nella derivazione dell’altare e nella spazialità prospettica -
al monu mento se po lcral e de ll’um anista G iovanni Cal furnio , docente all’Università di
Padova fino al 1503, eseguito per San Giovanni di Verdura e collocato poi nel chiostro del noviziato
della Basilica del Santo.
Il monumento a Ca lfurn io ri man da strett am ente a Giul io C am pagno la - uomo di
elevata erudizione, pittore, miniatore, incisore, grande amico e forse intimo di Giorgione e, almeno
fino al 1505, suo principale ispiratore e collaboratore - e all’antis emi tis mo di suo pa dr e
Girol amo , che si manifesta con campagne di discredito nei confronti degli ebrei, ai quali veniva
attribuita la responsabilità di omicidi rituali.
Nel ricostruire il sodalizio tra i due amici-colleghi si propone un nucl eo im po rtante de lle
straor dina ri e incision i d ell’a rtist a patavino pro veni enti da B erlino, V ienna, Par ma e
Pav ia a sottolineare gli indubitabili legami con l’opera giorgionesca e con i suoi temi tipici: pastori,
paesaggi, astrologi, meditazioni sulla malinconia, sulla vita e sulla morte, In esposizione, prestito
eccellente, anche il preziosissimo P etr arca Qu erin iano di Brescia, il manoscritto - miniato dallo
stesso Campagnola - della famosa opera amorosa del grande poeta (Il Canzoniere) che richiama
quel clima spirituale e culturale del quale i due artisti erano sicuramente partecipi; presente infine,
ricondotta a un ipotetico viaggio a Roma compiuto dai due, una discussa quanto interessante
Madonna con il Bambino e San Giovannino dei Civici Musei di Padova - Museo d’Arte, resa ancora più
preziosa dalla cornice originale.
I rifles si del l’antis em itis mo ne lla Pa dova del te m po si colgono nella bella Madonna della
Misericordia e Santi, trittico di Jacopo Montagnana per la Chiesa dei Servi che raffigura ai piedi della
Madonna il Beato Simonino di Trento - la cui morte cruenta era stata strumentalmente attribuita a
rituali ebraici - e che precede di qualche anno le accuse avanzate in tal senso da Girolamo
Campagnola.
Sempre al clima culturale del tempo, che tanto influenzò la personalità e l’arte di Giorgione,
rimandano i ri fe ri menti al sa pe re e agli stu di scient ifi ci tanto sviluppati nella Padova nel XVI
secolo. In particolare si richiama l’attenzione dei visitatori sulla figura e sul rapporto con Copernico -
che fu nella città veneta tra il 1501 e il 1503 - e sulle conoscenze astronomiche e geografiche
dell’epoca (riproposte dall’artista nel famoso fregio di Castelfranco) grazie ad affascinanti strumenti
scientifici e di testi originali che documentano, tra l’altro, l’elaborazione delle teorie eliocentriche tra
Padova e Venezia nei primi anni del Cinquecento.
La conte mp orane a cultura figu rati va, i vari egat i spunti che Gior gione pot eva
raccogli ere in quegli anni a Venezia e l’enorme i nfluenza deter minat a dal l’arte
rivoluzi onari a e sconvolg ente d el gio vane “ Zorzi ” – con l’imporsi di nuovi temi, di nuovi
modi pittrici, di nuove visioni e sensibilità – vengono invece affrontati grazie a un nucle o
selez ionato e inte ress antiss imo d i oper e pres enti n elle coll ezioni pata vine.
Si parte da due tavo le del lo ste sso Mae stro (Leda e il cigno, Idillio campestre) per proseguire
con i f rontali di cas sone del suo allievo Tiz iano, che lo mostrano nel 1506-7 in possesso di una
forza coloristica che già ne trascende la lezione. Le relazioni con il mondo di Leonardo, la pittura dell’Italia centrale, la conoscenza di Dürer traspaiono dai dipinti di Lu ini, Boccaccino, de’
Bar ba ri, mentre il portato lungo della sua arte si coglie nelle atmosfere soffuse e pastorali della
ritrattistica di Luzzo e del To rb ido . Infine è con N icolò Frangi pane e Piet ro Vecchi a che si
mette in luce il recupero, alla fine del Cinquecento e nel secolo successivo, della pittura
rinascimentale veneta e dei temi giorgioneschi.
Con Il Vecchia, con il suo repertorio grottesco di armigeri e bravi colti nella loro eleganza ma
deformati nei caratteri, si coglie l’estremo messaggio della pittura e dei contenuti di Giorgione, che in
questo modo vengono consegnati al mondo barocco e alla dialettica dei generi, propria del XVII
secolo.
Giorg ione muor e ne l 1 510, quas i s icura mente di pe ste che, all’epoca, alcune teorie
ritenevano dovuta all’influenza degli astri. Il tema è spesso trattato nelle sue opere e verrà sviluppato
nel percorso espositivo attraverso cronach e del te m po, trattati me dici e f igur azioni
soprattutto in rapporto alla Padova del Cinquecento. I canali esterni della cittadella luoghi di “fosse e
acque maligne” erano ritenuti dal me dico pado vano Fra ncesco Fri gi mel ica tra i punti della
città più favorevoli all’originarsi del morbo, a causa della proliferazione di “herbe putrescenti” (metà
del XVI secolo).
E proprio la mor te del som mo a rtist a per peste è ricordata negli af fre schi di Tiz iano al la
Scuola de l Santo, prima tappa d ell’it iner ario cit tadin o che costituisce una fon da menta le
appen dice de lla mostr a. Qui, nel Miracolo del piede risanato, oltre a raffigurare mostriciattoli
pestilenziali, Tiziano, sotto le apparenze di un episodio della vita di Sant’Antonio, ricorderebbe il
decesso di Giorgione circondato da colleghi e amici (Tiziano stesso, Antonio Requesta, Tuzio
Costanzo, Giulio Campagnola).
Gli agganci con la città non sono finiti.
In un altro monumento civico, La Logg ia e Odeo Co rnaro, si conservano le tracce di un
particolare momento di r ecup ero d ell e re lig ioni antiche - diffusosi tra le cerchie intellettuali di
Venezia e Padova sotto forma di un sincretismo ermetico - soprattutto in riferimento alla
elaborazione cinquecentesca delle t eori e e liocent riche, g i à ricor dat e in mostr a.
Infine - altra affascinante tappa di questo appassionante viaggio - alla Scoletta de l C ar mine si
torna a riflettere, graz ie ag li a ff reschi con l e Storie di Maria attri buit i a Cam pa gnola , sul
rapporto tra i due artisti, sulla nuova visione della natura e del paesaggio di cui il grande Giorgione fu
profeta, sul leg am e – fort e, fort issi mo - tra il Ma estr o di Cast el franco e Pado va.
telefono +39 049 2010010
e-mail info@giorgioneapadova.it
sito http://www.giorgioneapadova.it
Immagine: Giorgio da Castelfranco detto Giorgione, Tempesta, Tela. Venezia, Gallerie dell’Accademia
Uff. Stampa Villaggio Globale
+39 0415904893 , +39 3357185874 (cell)
riferimenti
Antonella Lacchin - a.lacchin@villaggioglobale.191.it
Inaugurazione 15 Ottobre 2010
Musei Civici agli Eremitani
piazza Eremitani, 8 - Padova
orario: dalle 9:00 alle 19:00, aperto tutti i giorni, chiuso i lunedì non festivi, Natale, S. Stefano e Capodanno.
Biglietti: intero 8 euro, ridotto 5 euro, ridotto speciale 4 euro, gratuito bambini fino ai 6 anni e disabili.
Riduzioni per possessori Padova card e possibilità di biglietti cumulativi (ingresso mostra, Musei Eremitani, Palazzo Zuckermann e Cappella degli Scrovegni).
Prenotazione facoltativa per visitatori singoli: 1 euro a persona.
Per informazioni e prenotazioni