Fabrizio Clerici
Pasquale De Antonis
Eros Renzetti
Riccardo De Antonis
Vincenzo Mazzarelli
Roberta Giulieni
Paolo Bielli
A distanza di 53 anni dallo scatto fotografico di Pasquale De Antonis a Fabrizio Clerici, la mostra propone uno dei capolavori del pittore figurativo d'impronta visionaria 'La barca solare' e alcuni dipinti e sculture di Eros Renzetti, fotografato da Riccardo De Antonis.
Opere storiche di Fabrizio Clerici, foto di Pasquale De Antonis
opere di Eros Renzetti, foto di Riccardo De Antonis
Con una poesia di Vincenzo Mazzarella interpretata da Paolo Poli
a cura di Vincenzo Mazzarella, Roberta Giulieni, Paolo Bielli
ROMA, via della Lungarina, 1957, Pasquale De Antonis fotografa Fabrizio Clerici.
In piena “dittatura” dell’Informale, tra combustioni e tagli di Burri e Fontana, un’amico di quest’ultimo, artista pure lui, aveva intrapreso un’altra strada, amata e capita, curiosamente, più all’estero che in Italia, la strada del figurativo d’impronta visionaria, con ascendenze citazioniste ed ora, per Clerici, si dice da alcuni, “concettuali” (molto prima che le “scoperte” del citazionismo italiano degli anni ’80 facevano gridare all’originalità) così, dopo la Metafisica di Giorgio de Chirico ed in contemporanea con il surrealismo di Salvador Dalí, dagli anni ’40, Fabrizio Clerici era stato eletto “Re sole”, pittore “visionario” per eccellenza, da importanti collezionisti americani e francesi che commissionavano a lui e a Leonor Fini, dipinti, disegni, scenografie, figurini di moda, pagandoli, addirittura, prima che questi venissero realizzati.
Così molte sue opere entrarono in prestigiose raccolte, da quelle dei Rothschild a quelle dei Guggenheim, ai Beistegui da quelle dell’Aga Khan a Julien Levy, creando le premesse per importanti sue mostre in musei pubblici d’oltreoceano; quando purtroppo, in Italia, i più bei de Chirico metafisici venivano puntualmente rifiutati dall’istituzionalità. Non è un caso infatti che due menti aperte come Irene Brin e Gaspero del Corso, che scoprì Burri, ma anche Clerici e De Antonis abbiano amato con uguale passione la metafisica e l’informale, creando, con la loro romana galleria l’Obelisco un punto internazionale d’incontro. In via della Lungarina, quindi a Roma, in un pomeriggio autunnale, successe che un fotografo, il Fotografo, Pasquale De Antonis, che aveva rilevato anni prima il noto studio di Anton Giulio Bragaglia, amato e stimato dal bel mondo che contava, puntò il suo obiettivo su Fabrizio Clerici realizzando una delle foto più emblematiche di quegli anni dell’artista, intento a terminare il dipinto “Recupero del Cavallo di Troia” destinato alla collezione di Coleman Glover a New York. Ora a distanza di 53 anni da quello scatto, da una idea di Vincenzo Mazzarella, sotto la sua cura e di quella di Roberta Giulieni e Paolo Bielli, la Galleria Monserrato Arte ‘900 vuole ritessere i fili, che dagli anni ’50 giungono sino a noi avvolgendo, in un tessuto di contaminazioni, i padri e i figli, in un’atmosfera che, dalla foto di Pasquale De Antonis e ai dipinti di Fabrizio Clerici, in mostra uno dei suoi capolavori La barca solare (una barca collocata in un mare di sabbia, che emerge come un’apparizione dentro uno spazio ellittico) eccezionalmente prestata per l’occasione, si giunge sino ai dipinti e alle sculture di Eros Renzetti, fotografato da Riccardo De Antonis.
Fa da prestigioso corollario alla esposizione una poesia di Vincenzo Mazzarella eccezionalmente interpretata da Paolo Poli.
Note biografiche degli artisti
Pasquale De Antonis (Teramo, 1908 - Roma 2001)
Dopo l’infanzia a Teramo, si trasferisce con la famiglia a Pescara e si dedica professionalmente alla fotografia dall’inizio degli anni Trenta. Nel biennio 1936 – 1937 frequenta il Centro sperimentale di cinematografia di Roma e nel 1939 si trasferisce definitivamente nella capitale dove rileva lo studio di piazza di Spagna del fotografo Arturo Bragaglia. In questo periodo si specializza nel ritratto fotografico e frequenta gli ambienti del cinema, dell’arte e della letteratura. É amico di Ennio Flaiano che gli dedica il racconto Le fotografie. Nel 1946 inizia a lavorare per il teatro collaborando con Luchino Visconti e successivamente con Guerrieri, Strehler, Gassman, Squarzina, Lucignani, Zeffirelli, Tofano e De Lullo. Partecipa alla vita culturale della Galleria l’Obelisco di via Sistina, dove entra in contatto con artisti quali Fabrizio Clerici, Corrado Cagli, i fratelli Afro e Mirko Basaldella. Il suo interesse per la fotografia di moda matura grazie alla conoscenza di Irene Brin, giornalista affermata e co-fondatrice della Galleria l’Obelisco. Dalla lunga collaborazione con Brin (1946-1968) nascono raffinate fotografie che contribuiscono a definire l’immagine dell’alta moda romana nella sua prima fase di internazionalizzazione.
Fabrizio Clerici (Milano, 1913 - Roma,1993).
La sua pittura, colta e raffinata nei riferimenti artistici e letterari, algida e aristocratica è intrisa delle umane inquietudini di quel novecento alienante e ostile che ha caratterizzato la fine del secondo millennio. Il suo immaginario coniuga le suggestioni del Piranesi, l’autorevolezza negli studi sull’antichità classica del gesuita ed erudito tedesco del XVII secolo Athanasius Kircher, come di Caspar David Friedrich e Arnold Böcklin,trasferendone i codici figurativi e di ricerca nel suo paesaggio contemporaneo, inevitabilmente intriso di inquietudini ed introspezioni. Artista dalla poetica complessa e di matrice eclettica, fu anche architetto, scenografo e costumista, fotografo e amico di alcuni fra i più importanti artisti, critici, musicisti e letterati del Novecento.Tra le opere più note si ricordano: Il Minotauro accusa pubblicamente sua madre (dipinto in varie versioni), che aveva profondamente appassionato Salvador Dalì, il celebre Sonno romano (1955) Le Confessioni palermitane (1954) la Minerva Phlegraea, (1956-57) Le Krak des Chevaliers (1968). Accanto ad altri lavori dedicati ai miraggi, alle città sepolte, alle archeologie domestiche e alle “stanze”. Queste ultime, dagli anni Sessanta, sono caratterizzate dalla presenza di figure divine della simbologia egizia, come il Dio-falco Horus e le sfingi di ariete. Il vuoto, come elemento e spazio della memoria, prevale nelle opere degli anni Settanta con i due celebri dipinti Corpus hermeticum e Un istante dopo.
Riccardo De Antonis (Roma, 22 dicembre 1952).
All’inizio degli anni Settanta prende ad occuparsi di fotografia professionale, collaborando con il padre Pasquale nel noto studio di Piazza di Spagna, contemporaneamente, fino al ’76, frequenta l’Istituto di Storia dell’Arte della Sapienza e in particolare le lezioni di Storia del Teatro. Nel 1977 gli viene affidato l’incarico della documentazione fotografica dei beni demoantropologici del Museo delle Arti e Tradizioni Polopari, a seguito di questa collaborazione, durata sino al 1977, si specializza nella fotografia di reportage antropologico, continuando l’esperienza del padre in questo settore. Nel 1978 partecipa al Convegno che si tiene a Modena sulla Fotografia come Bene Culturale con un intervento sul tema Lettura e utilizzo multiplo di un’immagine fotografica dei fondi storici realizzata in grande formato. Con il M.N.A.T.P. realizza le campagne fotografiche di molti cataloghi sulle collezioni di orificeria (L’Ornamento Prezioso, Roma, De Luca/Leonardo, Mndadori, 1986), ceramica, fischietti, pani e dolci devozionali. Nel 1999 per il libro sulle Feste Giocate, edito da De Luca, realizza nuovi repotrage e si confronta con le fotografie di due maestri come Giuseppe Primoli per la festa delle bambine di Ariccia e Pasquale De Antonis per il Lupo di Pretoro e le Verginelle di Rapino. Tra il 1987 e il 1990 produce 1.500 immagini sulle collezioni di Pimonte e Valle D’Aosta del M.N.A.T.P., finalizzate a una mostra, catalogo e videodisco, esperienza ripetuta con i Musei Trentini per circa 35.000 immagini di storia naturale, reperti preistorici e numismatica. In seguito la sua attività si estende alla riproduzione per volumi di storia dell’arte con importanti case editrici, collezioni private e, dal ’90 al ’92, per i cataloghi della casa d’aste romana Christie’s. Tra il 1978 e il 1985 fotografa il teatro contemporaneo tra Roma e Milano e riprende circa 400 spettacoli italiani e stranieri per un totale di oltre 5.000 immagini; parte di questo lavoro viene selezionato ed esposto nel 1984 a Roma, alla Sala Barbo di Palazzo Venezia e nel 2003 diviene oggetto di una nuova mostra Ieri e l’altroieri.Immagini di teatro di Pasquale e Riccardo De Antonis, presso la Libreria Feltrinelli di Genova e il Politeama Genovese, a cura del Museo Biblioteca dell’Attore di Genova. Nel 2004 viene pubblicato il libro “Luce fisicità e spazio del teatro” a cura del Prof. Alessandro Tinterri, con un saggio del Dott.re Cosimo Chiarelli per i tipi della Titivillus edizioni. La mostra viene portata a Corazzano di Pisa durante il Festival internazionale della fotografia di spettacolo “Occhi di scena”. Tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta realizza alcuni reportage all’estero, in particolare in Nepal, Marocco, Turchia, Iran e Afghanistan. Su quest’ultimo paese espone nel 2002, con la Galleria “Monserrato Arte ‘900” di Enzo Mazzarella, una selezione del reportage. In qualità di curatore dell’archivio del padre, ha organizzato numerose mostre e pubblicazioni, la più recente delle quali per la città di Teramo, sulle fotografie astratte (testo di Diego Mormorio). Dal 1996 è docente di fotografia presso l’Istituto “Quasar” di Roma per i corsi di Graphic Design, Multimedia e Hipergraphic.
Eros Renzetti (Roma, 8 febbraio 1965).
Dal 1979 frequenta l’Istituto Statale d’Arte di Roma diplomandosi Maestro d’Arte nel 1982. A Parigi si lega d’intensa amicizia con Leonor Fini. Dal 1986 segue i corsi di scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Roma laureandosi nel 1990. Il suo interesse come scenografo e costumista è rivolto soprattutto al balletto e al teatro di danza. Incontra Kazuo Ohno, importante danzatore Butoh; da questo tipo di danza è attratto dal movimento anti narrativo e rallentato dei corpi che creano, come nei tableaux vivants, una sospensione del tempo. Progetta e realizza un’imponente scena-scultura per lo spettacolo Pasifae di H.M. De Montherlant, rappresentato al teatro Romano di Nora. Riprende alcuni stilemi da sue opere precedenti e, dalla visione delle cere anatomiche conservate nel museo fiorentino de La Specola, dipinge una serie di tavole che chiamerà Teste anatomiche dove l’intreccio di vene e capillari costituisce la struttura di volti inquietanti. S’inaugura la sua prima personale presso la galleria Ca d’Oro in Roma. È pubblicata in catalogo, scritta per l’occasione, una dedica di Leonor Fini: “quando guardo a lungo il tuo bel disegno del viso che forse è mascherato bizzarramente e anche quel chiaro tenue che vela i due esseri attirati che ardono si capisce col tuo tocco pittorico il contrasto che avvolge tutto e spaventa”. La rivista “The Best” gli dedica un servizio a cura di Charles Reynaud des Sablon. Espone presso la galleria Studio S-Arte Contemporanea di Roma in occasione della mostra Corpo a corpo. Tre maniere di guardare al corpo. Partecipa alla Sesta Biennale Internazionale de Il Cairo. Il numero monografico della rivista “Psicoanalisi Contro” esce illustrato con suoi disegni e dipinti. Con una personale espone presso lo J.F. Kennedy Airport di New York. Realizza un dipinto su Cleopatra presentato nella collettiva presso l’Accademia d’Egitto in Roma e successivamente in varie tappe itineranti. In aprile s’inaugura la mostra Cleopatra. Da Michelangelo all’Arte Contemporanea presso l’Alexandria Center of Artin Alessandria d’Egitto; la stessa mostra verrà trasferita aI Cairo presso l’Akhnatoon Center of Arts-Zamalek. In luglio esegue due dipinti per il Giffoni Film Fetival esposti nella mostra collettiva Un mondo d’immagini per chi immagina il mondo. Partecipa alla rassegna d’arte contemporanea Salone di Maggio. La natura e l’uomo presso il Complesso del Vittoriano in Roma. Con Opium, una tempera appositamente dipinta, partecipa alla mostra Uroburo o dell’Eterno Ritorno (omaggio a Cocteau) allestita presso l’Archivio di Stato di Parma. In dicembre espone a New York presso lo J.F. Kennedy Airport e viene pubblicata la sua prima monografia. Nel 2008 partecipa alla mostra Jean Cocteau le joli coeur. Omaggio ”alla moda” di un seduttore, Palazzo delle Stelline, Centre culturel français. Nel luglio del 2009, nell'ambito del Giffoni Film Festival a Giffoni Valle Piana (Salerno), partecipa alla mostra Artabù. Icone della trasgressione. Invitato dal museo Revoltella di Triese, espone un dipinto nella mostra Leonor Fini L’Italienne de Paris, con opere, tra gli altri, di Dorothea Tanning, Pavel Tchelitchew e Jan Lebenstein in una sezione curata da Laura Gavioli di amici storici della grande pittrice surrealista. Espone a Roma in due collettive Maestri in grafica, La grafica d’autore dal ‘900 ad oggi e, curata da Carmine Siniscalco, Muro contro muro in occasione dei venti anni dalla caduta del muro di Berlino. Alla Silber gallery di Roma Giovanni Cozzi Eros Renzetti Anteprima presenta alcuni scatti di Giovanni Cozzi, celebre fotografo di moda e sculture di Eros Renzetti, testimonianza del forte senso del glamour che accomuna i lavori dei due artisti. Nel 2010 è invitato dalla Galleria Cà d’Oro di Roma e dalla Fondazione de Chirico in una mostra itinerante Omaggio a de Chirico, collettiva che toccherà Los Angeles, Sculpture Foundation di Bergamot Station; New York, New York University; Miami, Saint Thomas High School.
Inaugurazione: giovedì 21 ottobre alle ore 18
Monserrato Arte ‘900
Via Monserrato, 14 - Roma