Lattuada Studio
Milano
via dell'Annunciata, 31
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Scale mobili - utopia concreta
dal 27/10/2010 al 29/11/2010
mart-sab 11-13 e 16-19.30

Segnalato da

Lattuada Studio




 
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27/10/2010

Scale mobili - utopia concreta

Lattuada Studio, Milano

Sette artisti si trovano a dialogare secondo comuni basi estetico-filosofiche, ma distanti esiti espressivi. In mostra opere di Angiola Churchill, Behnam Ali' Farahzad, Annamaria Gelmi, Giuliano Giuman, Silvestro Lodi, Lucia Pescador e Gianni Robusti.


comunicato stampa

a cura di Massimo Dona' e Cristiana Curti

Il Lattuada Studio inaugura giovedi 28 Ottobre 2010 nella sede di Milano la mostra "SCALEMOBILI utopia concreta" che presenta la prima esperienza di un gruppo di sette artisti di consolidata carriera e professione.

Si trovano a dialogare secondo comuni basi estetico-filosofiche, ma distanti esiti espressivi, Angiola Churchill, Behnam Alì Farahzad, Annamaria Gelmi, Giuliano Giuman, Silvestro Lodi, Lucia Pescador e Gianni Robusti, di cui verranno presentate alcune opere recenti e storiche per introdurre la nuova avventura artistica che proseguirà in Italia presso altre sedi e con altri lavori.

Ciascuno ha alle proprie spalle una carriera lunga e proficua, ma ha ritenuto opportuno, sotto l’egida di Fiorella La Lumia, raccogliere la propria esperienza creativa e, allacciandola ad altre contigue per qualità e temperamento, rivelare una nuova possibilità di interpretazione della propria genesi artistica. L’esito è stimolante e sottende una rinnovata vivacità non solo del linguaggio poetico tout-court ma anche del modo di concepire la comunione degli artisti e la possibilità di creare, se non un vero e proprio movimento, una piattaforma d’intenti che apra a tutti una diversa percezione del processo creativo, propositiva e comunicativa.

Nell’era dell’estremo personalismo, la riunione di intelletti senza lo scopo di individuare di necessità un manifesto estetico ma solo per proporre l’entusiasmo inarrestabile di “fare arte” e procedere insieme per farla, pare un’opportuna, beneaugurante pausa di riflessione. Ma sarà poi vero che nulla accomuna i Sette?

La mostra è concepita dagli stessi artisti, curata da Massimo Donà, nume tutelare dell’impresa, e da Cristiana Curti, cui pertiene l’onere (e l’onore) di rintracciare, dei Sette, il filo comune d’Arianna, affinché, abbandonati a se stessi, non si perdano nel pericoloso Labirinto del fragoroso cicaleccio dell’arte “urlata”.

Angiola Churchill (New York, 1922) lavora su e con la carta e con questa costruisce città; il collage rappresenta la modalità privata della terza dimensione di tutta la ricerca maggiore, mentre il gesto, pittorico, proviene dall’esperienza dell’Espressionismo astratto di cui assume i connotati formali e trova corrispondenze nella Op Art degli Anni Sessanta che “fece della tecnica un soggetto”.

Per Behnam Ali Farahzad (Sari, Iran, 1951, dal 1980 vive a Milano) la compulsione accumulatoria di segni porta a definire l’universo concettuale entro cui ogni progetto può reperire il proprio materiale per essere compiuto. L’uso di diversi media espressivi è funzionale al processo accumulativo. Con sistematicità, l’artista organizza il proprio percorso seguendo tematiche interconnesse sullo sfondo dell’argomento principe, la Metamorfosi.

Anche per Annamaria Gelmi (Trento, 1943) il senso del costruire si sviluppa nella ripetizione dei segni, ma è soprattutto lo strettissimo rapporto che essa ha con il materiale che utilizza (in particolare ferro e acciaio) e con la scelta dei colori che fa sì che la sua poetica assuma la complessità di una “struttura metaforica” dell’arte. Per espressa dichiarazione di Giuliano Giuman (Perugia, 1944), la musica è la musa abbandonata solo per rintracciare altrove la medesima scansione tonale dell’esistenza artistica. Ma se per anni la sperimentazione attraversa i più diversi ambiti espressivi, è a partire dalla metà degli anni ’80 dello scorso secolo che il vetro diventa il linguaggio “musicale” per eccellenza.

Il mondo iconografico di Silvestro Lodi (Marostica 1947) è colto e organizzato. Lo studio della materia e della sua manipolazione diventa il perno intorno cui modulare l’universo di segni che popolano tele, video e installazioni. Le “forme” sono l’ossessione dell’artista, metafore delle idee platoniche, archetipi della costruzione del mondo. L’attenzione compilativa per i segni della cultura del XX secolo costituisce il cuore dell’esperienza artistica di Lucia Pescador (Voghera, 1943) che dell’inventariare ha fatto un destino. La carta è la materia prima del compilatore, la pellicola fotografica contiene in sé la potenzialità dell’immagine, i muri (dello studio, delle sale espositive) sono i classificatori.

Dei Sette, Gianni Robusti (Varese, 1946) è colui che più di ogni altro si muove sul filo della parola e sul ritmo della poesia e trova nella condivisione del ritmo vitale e nelle radici “magiche” della materia il suo più felice compimento, anche se i moduli espressivi sembrano appartenere a tutte le maggiori scuole informali europee o nord-americane.

Inaugurazione giovedì 28 ottobre ore 19,00

Lattuada Studio
Via dell’Annunciata, 31 - 20121 Milano
orario: da martedi a sabato 11-13 / 16-19.30
ingresso libero

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