Gallery Bar Paradiso Contemporary Art
Fregene (RM)
viale Castellammare, 35

Quattro artisti extravaganti
dal 20/11/2010 al 4/12/2010
339 3241875

Segnalato da

Galleria Minima




 
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20/11/2010

Quattro artisti extravaganti

Gallery Bar Paradiso Contemporary Art, Fregene (RM)

La mostra raccoglie le opere pittoriche di quattro artisti dai soggetti peculiari: Arianna Bonamore, Mario Tosto, Fabrizio Bertuccioli e Vito Bongiorno; a cura di Costanzo Costantini.


comunicato stampa

a cura di Costanzo Costantini

Nel nuovo spazio espositivo di Viale Castellamare a Fregene, i quadri di quattro pittori extravaganti, nel panorama dell’arte contemporanea, l’uno più interessante degli altri. Superfluo ricordare per l’occasione che i caffè sono stati storicamente al centro della vita culturale, specialmente letteraria e artistica, delle città, piccole e grandi, dei vari paesi. Per fare qualche nome Jean Paul Sartre e Joseph Roth hanno scritto i loro libri nei caffè, come molti artisti son diventati celebri esponendo nei caffè le loro opere.

Mario Tosto è nato nel 1942, incomincia a dipingere a 16 anni, ma ben presto, favorito dalla multimedialità invadente, prende a vagare al di fuori della pittura, sia pure in territori limitrofi, quali la decorazione, il marketing, la pubblicità, pur senza trascurare l’obiettivo di acquisire un proprio stile e una propria tecnica, coltivando essenzialmente il linguaggio del viso.
Dice Michel Tournier, l’autore delle Meteore:”Si ama qualcuno di vero amore quando il suo viso ti ispira più desiderio di qualsiasi altra parte del suo corpo”.
Dipinti da lui, i visi si trasformano, acquistando un’esistenza propria dell’arte, fra l’iconografia punk e il meta-umano, una variazione del post-human, come il suo Dante.
Tosto dirige a Roma, in Via del Pellegrino I8, presso Campo dei Fiori, la Galleria Minima, una galleria piccola ma più prestigiosa delle gallerie in cui espongono gli artisti minimalisti.

Arianna Bonamore è nata a Roma non molti anni fa, coltiva, per così dire, il linguaggio dei capelli.
“Capelli che urlano, capelli che cantano, capelli che sognano, chiome aggressive, chiome calamitanti”, come scrive Antonello Colli.
Un linguaggio antico quello dei capelli, che occupa un posto importante nella storia della civiltà, in particolare nella storia dell’arte e dell’estetica, nonché nella storia dei colori.
Se non vogliamo risalire più indietro nel tempo, possiamo rifarci a Saffo, “Saffo la bella dai capelli color del giacinto”.
Dalla poetessa greca, con un salto vertiginoso, possiamo evocare Tiziano, il pittore che ha dato a un tipo di chioma il proprio nome.
Ma nella vasta gamma delle cromie ( chiome viola, azzurre, turchine, blu, gialle, dorate, argentee, oltre che bionde, bianche e nere) il rosso domina incontrastato.
Le ragazze dalle chiome rosse erano l’ideale dei preraffaelliti, degli impressionisti.
e di molti altri artisti.
La ragazza irlandese alla quale Courbet si era ispirato per dipingere L’origine del mondo aveva non solo i capelli rossi ma anche i peli del suo immenso pube.
Guttuso ne teneva una riproduzione nel suo studio a Palazzo del Grillo.
Arianna non è extravagante come gli altri, ma è ancora giovanissima e intende dedicarsi anche alla scultura.

Fabrizio Bertuccioli, nato a Roma nel 1941, sin da giovanissimo si orienta verso l’arte d’avanguardia, per sperimentare successivamente altri linguaggi, come quello musicale quello teatrale, collaborando con Giancarlo Nanni nelle ricerche sinestetiche del suono, curando le parti musicali degli spettacoli di Memè Perlini ed entrando nel gruppo di Musica Elettronica Viva.
E’ un artista clandestino, uno dei “clandestini alla luce del sole”, una formula che contiene un contraddizione violenta, ma risolvibile sostituendo il secondo termine della dicotomia conflittuale essere-apparire con il fare, lasciando sopravvivere soltanto l’essere, sia pure in stato agonico se non cadaverico.
Extravagante in senso assoluto, tutt’a un tratto Fabrizio abbandona la pittura, la musica e il teatro e si ritira in campagna ad occuparsi di biologia vegetale e di botanica.
Ma la pittura è un destino, come diceva Matisse.
E quando il destino gli chiede come ha usato il talento di cui lo aveva dotato, riprende a dipingere, regalandoci monocromi splendidi, luminosi manti di colore.

Vito Bongiorno è nato nel 1963 ad Alcamo, il bel paese fra Trapani e Palermo, Vito Bongiorno viene condotto ancora bambino dalla famiglia a Roma, dove frequenta il Liceo Artistico Statale, nel quale ha la fortuna di avere anche come maestro Mino Delle Site, l’aeropittore futurista ammirato da Trampolini e dallo stesso fondatore del movimento, Filippo Tommaso Martinetti.
Da Delle Site apprende la leggerezza, quella leggerezza che Nietzsche considerava un dono divino, la leggerezza del segno.
“Pensieri che incedono con passi di colomba guidano il mondo”, si legge in Ecce Homo.
Da qui la poetica delle impronte, che richiama alla memoria di Toti Scialoia.
Ma anche lui abbandona la pittura per tentare altre esperienze, finchè non vi torna per farne la sua passione esclusiva.
Egli è noto ormai come il pittore delle antropometrie, per cui è stato definito l’Yves Klein italiano.
A differenza del maestro francese, egli realizza però le sue performances in pubblico, sotto gli occhi degli spettatori, i quali partecipano emotivamente all’evento.
Dispiega inoltre il suo talento in altri campi, dalla salvaguardia dell’ambiente, alla protezione dell’infanzia, con opere di grande forza ironica, come il Sinite parvulos venire ad me.

Inaugurazione 21 novembre ore 18.30.

Paradiso Gallery Contemporary Art
viale Castellammare, 35 Fregene – Fiumicino (RM)

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