Una ventina i dipinti selezionati per la personale di Castelli a testimoniare un singolare linguaggio figurativo che fa della figura la protagonista indiscussa. Tutte eseguite ad olio su lino, le opere esposte sono per lo più di grande e grandissimo formato, quasi a suggerire l’idea di enormi cartelloni pubblicitari: e' infatti il mondo della pubblicita', della moda, della carta patinata che l’artista sembra voler prendere in esame.
Una ventina i dipinti selezionati per la personale di Castelli a testimoniare un singolare linguaggio figurativo che fa della figura la protagonista indiscussa.
Tutte eseguite ad olio su lino, le opere esposte sono per lo più di grande e grandissimo formato, quasi a suggerire l’idea di enormi cartelloni pubblicitari: è infatti il mondo della pubblicità , della moda, della carta patinata che l’artista sembra voler prendere in esame.
Torinese, nato nel 1970, Alberto Castelli si è sempre dedicato alla figura, ma non certo seguendo la linea della tradizione pittorica. Il suo è un modo tutto “contemporaneo†di trattare la figura avendo come riferimento costante e assoluto, appunto, il mondo del glamour dei giorni nostri.
E’ una pittura fredda, dai contorni netti e dai colori “pantoneâ€, senza sfumature, senza rotondità alcuna. Una pittura tutta giocata su un solo piano in uno spazio totalmente aprospettico: non esiste infatti un secondo piano alle spalle dei soggetti raffigurati, ma solo fondi scabri, vuoti e luminosissimi, proprio come sui set fotografici.
La figura è trattata come una natura morta. A differenza di quanto ci insegna la tradizione legata al ritratto, non vi è alcuna introspezione psicologica: bellissimi, gelidi e inavvicinabili i soggetti ritratti sono svuotati della propria vitalità , della propria identità e resi così quasi immateriali e lontani dalla realtà , proprio come vuole il mondo del glamour.
Come ha scritto Maurizio Sciaccaluga a proposito della pittura di Castelli“… c’è un passaggio in più rispetto ad altre opere. C’è la cancellazione dell’identità . L’artista non ritrae, ma astrae. Sottrae la storia di quell’individuo e la getta via, ne cattura lo stato d’animo e lo nasconde, ne individua le ambizioni profonde e le stempera. (…)â€
Sensibile allo straordinario potere seduttivo della moda, Castelli sembra però affiancare alla pittura una riflessione sull’identità di una generazione e sui canoni di bellezza e di omologazione che la società contemporanea vorrebbe imporre.
Come ha scritto Alessandro Riva “(…) Quella di Castelli è prima di tutto una storia generazionale vista attraverso gli occhi non della moda, non dello stile, ma forse, si potrebbe ipotizzare, vista attraverso gli occhi degli stessi soggetti ritratti: è una generazione che si guarda allo specchio - e vi si guarda malgrado la moda, malgrado l’omologazione dello stile delle riviste di moda, e tuttavia con molte similitudini con ciò che in quelle riviste si trova: una generazione che dalla moda, dallo stile, dalla pubblicità prende a man bassa ciò che gli serve - nulla di più, e nulla di meno. “
Catalogo della mostra disponibile in galleria - presentazione di Marco Di Capua e Alessandro Riva
Galleria Forni
Bologna - Via Farini, 26
tel 051 231589