Surface. La pratica fotografica di Radpour e' una scrittura codificata ricca di tecnica e di traduzioni d'innesti di realta'. E' un artista che indaga la natura e l'antropologia delle cose ponendo l'occhio dell'obiettivo in una posizione strabica che permette di svelare la realta' interiore attraverso la visione dei linguaggi dei corpi e delle loro posizioni.
A cura di Guido Cabib
Testo critico di Martina Cavallarin
Una produzione NEXTA in collaborazione con Changing Role- Move Over Gallery
Giovedì 02 dicembre 2010, presso l’Allegretti Contemporanea, Palazzo Bertalanzone di San
Fermo - Torino, in collaborazione con la Galleria Changing Role – Move Over Gallery, inaugura la
mostra SURFACE, personale del fotografo iraniano Arash Radpour.
A comporre l’esposizione, una selezione di immagini nate dalla collaborazione tra il fotografo
iraniano e FILM.IT, testata on line edita da NEXTA, dedicata al mondo del cinema e
dell’intrattenimento.
Il rapporto artistico tra Arash Radpour e FILM.IT nasce a settembre 2009 in occasione del Mostra
Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e si rinnova ad ottobre dello stesso anno
durante il Festival Internazionale del Film di Roma. FILM.IT, che si caratterizza per una presenza
attiva in occasione degli appuntamenti più importanti del settore, invita Arash Radpour a
raccontare il mondo del cinema e i suoi protagonisti.
Il risultato di questa raffinata indagine che svela la realtà interiore dei personaggi ritratti è stato
presentato in anteprima a Milano nel mese di maggio in occasione del MIFF (Milano International
Film Festival) e successivamente a Napoli (Napoli Film Festival).
La mostra di Torino rappresenta la terza e ultima tappa di un itinerario espositivo che FILM.IT ha
portato attraverso il territorio nazionale in concomitanza delle principali mostre
cinematografiche italiane.
E’ innegabile che la più profonda associazione dell’uomo con i suoi simili è la dissociazione
(Robert Musil, L’uomo senza qualità).
“Sono architetture di anatomie le fotografie di volti, corpi e anime di questa serie tagliente e
poetica di Arash Radpour.
La sua pratica fotografica è una scrittura codificata ricca di tecnica e di traduzioni d’innesti di
realtà. Il meta-codice del mezzo tecnologico, la macchina fotografica, si snoda nel suo lavoro
attraverso un accesso a più significati e su più crescenti livelli: focalizzazione dell’immagine,
scelta del set scenografico attorno ad essa, ricerca di sguardi, taglio della posa del soggetto,
accesso ai risvolti psicologici, scambi di ruoli, formalizzazione dell’opera. Radpour è un artista
che indaga la natura e l’antropologia delle cose ponendo l’occhio dell’obiettivo in una posizione
strabica che permette di svelare la realtà interiore attraverso la visione dei linguaggi dei corpi e
delle loro posizioni.
La scala narrativa rivede il concetto di ciò che è represso e nascosto avvalendosi di un “modo” di
scattare le fotografie che denota un segno intellettuale fortemente pensato, turbolento e
paziente, ma con una traccia di relazioni come si trattasse di una stanza poetica o di un diario.
La componente fondamentale del suo lavoro risiede nel concetto di “altro” come critica al
concetto di identità.
I personaggi rappresentati fanno parte di un mondo patinato, fascinoso, estremamente trendy e
per questo spinto al parossismo, idolatrato e mitizzato. L’obiettivo di Radpour sembra
determinare un momento di sospensione, di sbalzo, di straniamento, di perdita, di rumore o di
eccessivo silenzio in quelle vite: Terry Gilliam tiene gli occhi serrati, Tinto Brass stringe tra le
labbra un sigaro quasi volesse violentarlo, Nicolas Cage espone la faccia attraente tra bianco e
nero, Abel Ferrara si nasconde il volto tra le mani, Carlos Sura è riflessivo e meditabondo,
George A. Romero frappone le dita tra gli occhi e i voluminosi occhiali”.
(dal testo di Martina Cavallarin)
Arash Radpour nasce a Teheran nel 1976. In Italia dal 1980 consegue il diploma in fotografia
cinematografica all'Istituto Rossellini di Roma; dal 2009 si occupa inoltre di produzioni videoart e
documentari. Vive e lavora tra Roma e New York.
Dal 2002 al 2005 firma alcune campagne pubblicitarie internazionali per Pepsi, Pfeizer, Renault,
Parmalat.
La sua prima mostra personale, The Sweet Hereafter, viene inaugurata nel settembre 2005,
seguita poi da mostre a Torino: Il Male, esercizi di pittura crudele, a cura di Vittorio Sgarbi,
Tenuta di caccia di Stupinigi, dove partecipa con un lavoro realizzato in collaborazione con
Matteo Basilè; a New Delhi: On The Edge of Vision, a cura di Lorenzo Canova, Gallery of Modern
Art; a Venezia: Faccia Lei, a cura dell'ArtTerra Museum di Vienna, Biennale di Venezia, Spazio
Thetis all' Arsenale Nuovo; a Roma: Le Jeu del'Hombre, a cura di Antonio Arèvalo, Museo
Napoleonico di Roma.
Recenti sono la personale State Specific a Roma, a cura di Massimo Sgroi e la partecipazione con
una personale a giugno 2010 ad ADD, Anti Digital Divide Festival, Palazzo Incontro, sempre a
Roma.
Inaugurazione 2 dicembre 2010, su invito
Allegretti Contemporanea (Palazzo Bertalanzone di San Fermo)
Via San Francesco D’Assisi, 14 - Torino
La mostra fotografica sarà aperta al pubblico dall’ 03 dicembre al 10 dicembre 2010
Orari: Martedì-Sabato 15 -19,00 (Domenica e lunedi chiuso)
Ingresso gratuito