Lethe. Videoinstallazione. La memoria emerge qui non da parole, descrizioni verbose e discorsi a tesi, ma solo dalle immagini, anche se rafforzate da una nota tenuta di violoncello.
progetto organizzato dall’associazione Cittadini Insieme e curato da Riccardo Lisi
Capii che probabilmente, nel voltare il capo
avevo anche guardato nella direzione esatta
del ragazzo che era stato ucciso lì molti anni prima,
o almeno mi piaceva pensarlo,
mi piaceva pensare di poter condividere con lui
se non il sentimento, almeno quella visione idilliaca.
Adelita Husni-Bey
L’inverno di 66 anni fa vide le montagne circostanti i nostri laghi infiammate dalla passione e dagli ideali dei partigiani ed insanguinate da scontri a fuoco ed esecuzioni in cui morirono in tanti, soprattutto di giovane età. Una città dell’Alto lago di Como, Dongo, ha acquisito notorietà mondiale per esservi avvenuto l’evento che praticamente chiuse il ventennio fascista, con la cattura di Benito Mussolini, mentre tentava la fuga in Svizzera travestito da soldato disertore tedesco.
Nel corso della scorsa estate sei luoghi del Comasco in cui durante la guerra di liberazione son avvenute morti violente sono stati filmati da una giovane e brava artista, l’italo-libica operante a Londra Adelita Husni-Bey. Questi filmati compongono la videoinstallazione Lethe – come il fiume dell’oblio, nella mitologia greca - in precedenza presentata solo a Milano, alla mostra finale del Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti (Como), cui l’artista ha partecipato.
Si tratta di un lavoro di arte contemporanea che verte sul rapporto tra memoria ed oblio, ma anche tra memoria collettiva e realtà individuale. Nei cinque schermi sincronizzati immagini lievemente sgranate, filmate con una tecnologia desueta, in super8, mostrano ciò che giovani morti in modo violento su queste montagne forse hanno visto negli ultimi secondi di vita: panorami montani, che altrimenti potrebbero apparire pittoreschi, e un muro che fece da sfondo ad un’esecuzione.
La memoria, come sovente nell’arte contemporanea – basti pensare ai lavori di Boltanski – emerge qui non da parole, descrizioni verbose e discorsi a tesi, ma solo dalle immagini, anche se rafforzate da una nota tenuta di violoncello. Al pubblico di oggi, costituito soprattutto da giovani, l’artista propone un tentativo d’immedesimazione suggestivo ed assieme ferale, connesso all’ultimo istante di vita. Certamente ciò non è facile, se pensiamo a come possa differire la loro vita da quella dei partigiani di 66 anni fa, ma forse proprio una narrazione metaforica, non verbale ma per immagini, può costituire un’espressione d’arte significativa per un pubblico in buona parte profano di arte contemporanea, e permettere un relativo avvicinamento a tale ambito.
A Dongo l’installazione è presentata nei locali dell’Atelier Casa Perla, messi a disposizione con grande gentilezza e disponibilità dall’Associazione Culturale LakeArt. Tale galleria è posta sulla riva del lago, a due passi dalla piazza centrale e da un luogo di esecuzione dove morirono alcuni gerarchi fascisti. Questa interessante e breve mostra – da giovedì 3 a domenica 6 febbraio - è organizzata dall’associazione Cittadini Insieme di Porlezza ed è curata da Riccardo Lisi.
installazione a 5 monitor
durata: 4’20” in loop
courtesy: Galleria Laveronica, Modica (RG)
Per informazioni:
ric.lisi@gmail.com – tel. 380 3690400 - +41 76 2336466
Inaugurazione Giovedì 3 febbraio h 17.30
Atelier Casa Perla
viale Garibaldi 14, Dongo (CO)
Venerdì h 17.00 – 19.00
sabato e domenica h 10.30 – 12.00 e 17.00 – 19.00
ingresso libero