Border Town. Le fotografie dell'artista, sempre molto intimistiche, assumono una valenza di universalita': partendo dalla superficie oculare Di Loreto consente all'osservatore attento di penetrare piu' in profondita', nei reconditi spazi dell'anima.
presentazione di Ludovico Pratesi
Lorenzo Di Loreto è “risucchiato” nel mondo dell’arte da impulsi interiori ai quali doveva assolutamente dare forma. Prendendo a prestito le parole di Arturo Schwarz sente di poter affermare di riconoscersi maggiormente in quel tipo di artista che “interroga la memoria del mondo archetipico senza accorgersene. Non è l’artista a dar vita al simbolo, al contrario, è l’artista a subire il simbolo”.
Arte quindi come viaggio iniziatico che attraverso il superamento di ostacoli e mostri indicibili conduce infine alla preziosa conquista: il vello d’oro, la rinascita mistica, la consapevolezza del sé.
Le sue fotografie, sempre molto intimistiche, assumono una valenza di universalità: partendo dalla superficie oculare consente all’osservatore attento di penetrare più in profondità, nei reconditi spazi dell’anima.
Innumerevoli sono gli stimoli che possono ispirare un artista impegnato in una personale “visione” di un luogo, in questo caso di una città: Pesaro.
Lorenzo Di Loreto ha scelto di catturare nei suoi scatti alcuni posti che sicuramente non rientrano tra le vedute più classiche della cittadina. E lo ha fatto risalendo il corso della memoria, personale sicuramente, ma che sfocia infine in un ricordo collettivo che a quei luoghi ha consacrato alcuni personaggi leggendari. Ecco che allora, attraverso l’occhio di vetro della fotocamera, Lorenzo non tenta di donare bellezza e armonia ai Palazzi o ai muri cittadini, ma cerca in essi qualcosa in grado di ricreare quel legame con le persone che di quelle vie, di quei marciapiedi, furono assidui frequentatori fino a divenirne appunto, quasi un simbolo.
In uno stile che abbandona ogni desiderio di mostrare, questo progetto si propone invece di suscitare sensazioni, pure visioni di quei luoghi, di quei personaggi e degli avanzi di memoria che riaffiorano alla mente.
“Border Town” perché quella che non si vede nelle fotografie è una città di confine, sospesa tra la realtà dei mattoni e l’immaginazione che diviene a tratti pura rappresentazione.
Ciclón, Grugén, la Fattora e altri personaggi anch’essi border, anch’essi al confine, tra memoria, fantasia e leggenda, egregiamente misurate nei testi di Cristina Ortolani che accompagnano la mostra.
Inaugurazione sabato 5 febbraio ore 18
Centro Arti Visive Pescheria
corso XI settembre, 186, Pesaro
orari_10/12-17.30/19.30
lunedì_giorno di chiusura
ingresso libero