In mostra 25 opere di diverse dimensioni sui temi preferiti della ricerca stilistica di Martinez-Artero, caratterizzata dal calmo distendersi del colore, dagli scorci intriganti degli spazi, dal dialogo di controluce, ombre e luci.
a cura di Mario Pellegrino
Il silenzio, il rapporto con lo spazio, con il vuoto, un’attenzione alla pittura metafisica sono i temi centrali cari alla produzione artistica di Rosa Martínez-Artero, nata a Murcia nel 1961, che dal 9 febbraio (alle ore 18,00 il vernissage) al 2 aprile esporrà nella galleria di Giuseppe Mannajuolo “Al Blu di Prussia” in via Gaetano Filangieri 42 per l’inaugurazione della stagione espositiva del 2011: la mostra, promossa in collaborazione con Antonia Jannone, è a cura di Mario Pellegrino, direttore artistico dello spazio espositivo multidisciplinare il cui ingresso è accanto al Cinema Filangieri.
L’artista spagnola, che vive e lavora a Valencia, dove dal 1988 insegna alla Facoltà di Belle Arti San Carlo, nella quale ha studiato e si diplomata, espone a Napoli per la prima volta dopo le numerose personali, tutte coronate da successo di critica e pubblico, in Spagna e Stati Uniti (Chicago, Miami), oltre che in Italia (a Milano al MiArt 2008, e poi, in due occasioni, alla galleria milanese di Antonia Jannone, Verona, e Bologna ad Arte Fiera):
Al Blu di Prussia Rosa Martínez-Artero presenta venticinque opere (oli su tela) di diverse dimensioni, sui temi preferiti della sua ricerca stilistica, caratterizzata dal calmo distendersi del colore, dal bel taglio e dagli scorci intriganti degli spazi, dal dialogo di controluce, ombre e luci, aperture e strettoie. L’artista spagnola riesce a fondere - come è stato messo in rilievo dai critici che hanno recensito le sue mostre e studiato la sua produzione pittorica - con grande naturalezza la sua profonda originalità con l’iconografia classica della storia dell’arte, rendendo evidente fin da un primo sguardo la sua grande personalità in grado di richiamare alla mente il realismo, il silenzio e la solitudine di Hopper, la pittura metafisica di de Chirico, il gioco di luci ed ombre di Balthus, e tuttavia di prenderne subito le distanze andando alla ricerca di nuove elaborazioni e nuovi sbocchi per le sue sollecitazioni. Ciò si riflette in un’opera di costante costruzione, decostruzione e ricostruzione sino al raggiungimento di un equilibrio che la Martínez-Artero opera sul taglio dell’immagine. I suoi quadri danno spesso la sensazione di essere un ingrandimento di qualcos’altro, di creare e dividere nettamente un primo da un secondo piano. Sfumature, sfocature e l’alternanza tra zone di luce e d’ombra caratterizzano le sue opere così come l’uso di un tratto più squadrato nella rappresentazione delle figure umane.
Spazi domestici popolati da pochissimi personaggi, pianerottoli, salotti: sono questi i soggetti studiati e rappresentati dall’artista, caratterizzati da un ordine maniacale, mai neanche un oggetto è fuori posto. In questi luoghi il tempo si ferma, e la rarefazione di quest’attimo, di questo momento che si dilata a dismisura, regala allo spettatore la sensazione di un ricordo perso chissà dove in un lontano passato. I temi dell’assenza e dell’invisibile, diventano mezzi utili ad attirare l’attenzione dello spettatore verso ciò che è inosservato o inavvertito. Guardare le sue tele significa cogliere i più impercettibili elementi del reale e scoprire l’uomo anche attraverso quello che lo circonda. Rosa Martínez-Artero mette a nudo l’anima di questi spazi, in cui l’individuo evocato da quei pochissimi oggetti che gli sono appartenuti, che lo hanno accompagnato nel quotidiano, è presente come un fantasma. Ogni cosa appare sospesa, protagonista di uno spazio metafisico che va al di là della pura realtà visiva.
Al contrario, le parti di uno studio sono estremamente concrete, grazie al taglio secco ed alla scelta di adoperare “inquadrature” spezzate, che tagliano il continuum temporale della realtà e donano ai quadri ancora la sensazione di trovarsi in un flashback, ma questa volta in un ricordo più vicino nel tempo e magari fissato nella quotidianità.
In queste geografie di sguardo tradotte in mappe, documenti, immagini riposizionate sui muri, Rosa Martínez-Artero dipinge con la minuzia del dettaglio scaffali zeppi di libri, bottiglie, pennelli, attrezzi di laboratorio, strumenti abituali del pittore oppure la semplice parete del suo atelier su cui appende studi, disegni, carte, fotografie, piccole riproduzioni di lavori di altri autori impressi nella memoria, ed alcuni casi riconoscibili: sono momenti e suggestioni o meglio, una piccola somma di ricordi che il silenzio trasferisce in un delicato tessuto esistenziale. I suoi muri, infatti, sostengono immagini che si accumulano, si moltiplicano, che diventano piccole tracce per chi guarda, sfide per decodificarne la provenienza. Pur senza perdere la loro incantevole, caratteristica leggerezza, questi “lavori nel lavoro” regalano allo spazio fisico di un studio dettagliato in due dimensioni lo status di polittico che ha la complessità della vita, delle affezioni, dei rituali quotidiani.
Così, per esempio, Rosa Martínez-Artero descrive un muro su cui sono appese una moltitudine di piccole tele che ritraggono delle figure, presenze sottili, alluse da una linea di grigio, da un tratto di carminio. I personaggi sono immateriali, i tratti sottili si uniscono a un magmatico riflesso di luci e ombre e sono pervasi da un senso di transitorietà. L’artista con queste sagome evanescenti registra fragilità e contraddizioni della natura umana. In ogni caso il tema del silenzio è centrale nella produzione della Martínez-Artero. Questo può avere diversi significati, può essere il silenzio dell’attesa o del mistero, ma sempre ricorre in ogni opera, accompagnato spesso dall’altro tema focale dell’artista: la solitudine estatico/meditativa in cui sembrano perennemente immersi tutti i protagonisti delle sue opere. L’artista li congela in fotogrammi pittorici scattati nei luoghi in cui vivono le loro esistenze, disseminando dettagli che suggeriscono allo spettatore cosa, potrebbe nascondersi dietro una scena che racconta, almeno all’apparenza, un solo momento della loro vita quotidiana. Realtà che resta enigmatica ai nostri occhi. Possiamo solo immaginare quali storie stiano recitando i protagonisti dei suoi quadri, quali misteri nascondano queste stanze.
E proprio facendo leva sull’aspetto immaginativo delle sue opere, Rosa Martínez-Artero cerca di incuriosire e coinvolgere chi guarda il dipinto a completare il racconto: l’artista guida lo spettatore in un percorso di conoscenza e interpretazione all’interno della scena, dove arte e vita diventano entità inseparabili. La sua pittura, è stato anche messo in evidenza, è sensuale e seducente, lo sfumato, il colore opaco, la sfocatura rende possibile la creazione di un primo e di un secondo piano, come nella realtà vista attraverso un ingrandimento. Sulla superficie alterna zone illuminate o in ombra, conduce un sapiente gioco di tonalità tra bianchi e i grigi, si serve di un segno squadrato nella definizione dei corpi. Oltre all’identificazione di un tono chiaro e luminoso, Rosa Martínez-Artero opera sul taglio dell’immagine, il suo è un continuo decostruire e ricostruire, sino al punto in cui la visione s’innesca in una sorta di equilibrio interno.
Con grande coerenza pittorica, porta avanti la sua ricerca su filoni opposti: il vuoto e l’assenza da una parte, il pieno e la ridondanza del dettaglio dall’altra.
L’Ufficio Stampa
Pasquale Esposito
Vernissage mercoledì 9 febbraio ore 18,00
Anteprima stampa martedì 8 febbraio ore 11,30
Al Blu di Prussia
via Gaetano Filangieri, 42 - Napoli
Orario: martedì - venerdì 16.30-20 sabato 10.30-13 e 16.30-20
Ingresso libero