Mostra sul concorso di progettazione per il recupero dell'ex-area Fiat di Viale Belfiore. Il concorso su inviti richiedeva un progetto per la realizzazione, nell'area di proprieta' della Baldassini Tognozzi, di un albergo, un centro congressi, una galleria commerciale, ristorazione, uffici e posti auto interrati.
Mostra sul concorso di progettazione per il recupero dell'ex-area Fiat di Viale Belfiore
E' Jean Nouvel, il noto architetto francese
che ogni volta introduce elementi innovativi nel linguaggio contemporaneo
dell'architettura, il vincitore del Concorso di progettazione, indetto a
maggio 2002 dalla Baldassini Tognozzi S.p.a., con il patrocinio del Comune
di Firenze, per il recupero dell'area Fiat in viale Belfiore.
Il concorso su inviti richiedeva un progetto per la realizzazione,
nell'area di proprietà della Baldassini Tognozzi, di un albergo, un centro
congressi, una galleria commerciale, ristorazione, uffici e posti auto
interrati.
Spazi che, come spiega Jean Nouvel, diventano "Una presenza nascosta e
protetta interpretati da un muro di 18 metri che protegge "qualche cosa" ed
è vegetale nel suo spessore (circa 1,50 metri)". L'idea di Nouvel è,
infatti, quella di un edifico completamente avvolto da pareti verdi
continue e dove i muri intermedi dei percorsi sono costituiti da giardini
verticali. All'interno, un grande giardino ed un chiostro sul quale si
affacciano il centro congressuale e commerciale e l'albergo della "Una
Hotel & Resorts", di cui è proprietaria la stessa Baldassini Tognozzi.
"L'aspetto introverso dell'edificio costituisce un "enclave verde" - come
si legge nella relazione della Giuria composta da Andrea Branzi, Piero
Paoli, Riccardo Bartoloni, Sergio Risaliti e Vincenzo Di Nardo - estraneo
al movimento del traffico esterno e trova interessanti punti di continuitÃ
con la tradizione fiorentina dei giardini urbani e di un'architettura
integrata nel verde attraverso la geometria".
Insieme a Nouvel sono stati invitati a partecipare Massimiliano Fuksas,
Arata Isozaki, Richard Rogers, tra i più grandi protagonisti
dell'architettura contemporanea, e tre studi di giovani professionisti
selezionati dall'Ordine degli Architetti di Firenze (Studio Casamonti,
Andreini e Turilazzi - Studiostudio di Palazzo e Pelucca - Mimesi62 più
Capestro e Palumbo).
E' stato assegnato il secondo posto al progetto di Arata Isozaki ed il
terzo a quello di Mimesi 62 + Capestro e Palumbo.
"Nel confronto tra architetti la cui notorietà è fuori discussione e
giovani professionisti, che hanno dimostrato competenza e capacità - ha
commentato Vincenzo Di Nardo, consigliere delegato della Baldassini
Tognozzi - è emerso un altissimo livello di progettazione. Il risultato
della competizione è da ritenersi un segnale forte di grande vitalità e
capacità , necessario per Firenze, che ha iniziato con questa
Amministrazione a trasformarsi in città più vivibile e contemporanea".
A Jean Nouvel sarà affidato l'incarico per realizzare quanto prima il
progetto, di concerto con l'Amministrazione comunale, e procedere così alla
fase esecutiva.
Dal 25 ottobre i progetti saranno esposti in una mostra aperta a tutta la
città fino al 25 novembre.
Jean Nouvel Biografia
Jean Nouvel nasce nel 1945 a Fumel (Lot-et-Garonne) nella Francia
sudoccidentale.
Nel 1964 si iscrive alla sezione architettura della Scuola di Belle Arti di
Bordeaux. Due anni dopo ottiene il primo posto al concorso di ammissione
alla Scuola di Belle Arti di
Parigi, dove si diploma nel 1971. Dopo aver lavorato presso l'architetto
Claude Parent, apre il suo primo studio nel 1970. Il percorso di ricerca di
Nouvel negli anni Settanta si concentra sui nuovi materiali, sulle nuove
tecnologie costruttive e sulla sperimantazione, realizzando progetti
significativi tra i quali: la Clinica di Bezons (1976-1979), la Scuola di
Antony (1978-1980) e il Teatro di Belfort (1980-1984). Progeta numerosi
allestimenti e nel 1980 fonda e dirige, nell'ambito della Biennale di
Parigi, la Biennale di Architetura.
La costruzione dell'Institut du Monde Arabe (1981-1987) segna una tappa
fondamentale della sua carriera, rendendolo uno dei più noti architetti
francesi nel mondo, e gli vale successive importanti commissioni. Il
complesso di edifici Nemausus a Nòmes (1985-1987), l'edificio INIST di
Nancy (1985-1989), l'intervento sul Teatro dell'Opera di Lione (1986-1993)
e il centro Congressi Da Vinci di Tours (1989-1993) rappresentano
altrettante tappe esemplari della sua carriera.
Nel 1990 avvia la progettazione per la realizzazione del Centro di Cultura
e Congressi a Lucerna (1990-2001): un progetto che nel 2001 con il Premio
internazionale di Architettura Borromini.
__________
Alla Baldassini e Tognozzi si deve riconoscere un gran merito: aver organizzato un concorso d'idee aperto a sette architetti in un'occasione in cui l'iter progettuale poteva essere ben diverso. Il lato positivo della vicenda sta nel fatto che il concorso è servito a mettere in gara fra loro delle diverse concezioni architettoniche. I progetti presentati alla giuria sono apparsi a tutti d'ottimo livello e questo ha confermato la bontà del meccanismo prescelto dal committente privato. Un meccanismo che deve essere avviato in ogni situazione in cui si debba progettare nuova architettura o addirittura nuovi pezzi di città , grandi infrastrutture, snodi urbanistici, porzioni di paesaggio, restauri di siti storici. Il concorso ad invito, aperto, come in questo caso, a architetti internazionali di grandissimo livello, Rogers, Nouvel, Fucksas, Isozaki, e a giovani architetti fiorentini, selezionati tramite un diverso percorso, se da un lato crea una competizione di stili e d'idee, cioè ricrea le condizioni necessarie perché possa affermarsi il progetto di qualità , l'eccellenza, dall'altro, dà modo di mettere in competizione fra loro generazioni diverse di architetti, culture diverse, ovvero nuovi immaginari, nuove sensibilità , senza le quali non v'è sperimentazione, avanguardia, possibilità al nuovo di manifestarsi e affermarsi.
Oggi il ruolo dell'architetto, chiamato a dare una risposta etica ed estetica ai vuoti e agli interrogativi progettuali delle nostre città , è un ruolo determinante anche dal punto di vista politico. In un momento storico così complesso, così affascinante, in cui le componenti private, le amministrazioni pubbliche, devono cambiare volto alle nostre città , adeguarsi a nuove esigenze, sociali, culturali, ambientali, risolvere conflitti, contraddizioni, sciogliere complessità , pregiudizi, consuetudini, liberare energie e scatenare ibridazioni, è chiaro che ogni gesto architettonico o urbanistico, ogni comportamento edificatorio, ogni disegno di pianificazione del territorio, assume un rilievo e una esemplarità eccezionali, incide ad ogni livello della vita sociale, di quella esistenziale, di quella psicologica, ha insomma la forza di un disegno politico perché diventa responsabile, dal punto di vista della cosiddetta politica della vita, del modo di essere e di esistere del cittadino, della collettività . Inoltre, non dimentichiamolo, i progetti, come le opere d'arte e quelle dell'ingegno, sono indispensabili per sognare, per immaginare, per vedere di la dalla mera contingenza come costruire un nuovo mondo, forse un modo migliore per vivere nelle città , assieme agli altri.
In una città come Firenze il discorso si fa ancora più complicato, perché assai più complessa è la sua dimensione storica e culturale della città e del suo territorio. Alle innumerevoli città di cui si compone la città stratificata e quella diffusa, si aggiunge una città storicamente diffusa e stratificata, città fatta di opere architettoniche che rappresentano un patrimonio dell'umanità , una delle espressioni più alte e imperiture dell'ideologia umanistica e rinascimentale, uno dei momenti più gloriosi della storia dell'arte e dell'architettura occidentale. Firenze è città museo, non solo per la qualità e la quantità delle opere d'arte conservate nei suoi musei, nelle chiese, nei palazzi, nelle piazze e nei giardini, ma anche per la bellezza e la forza dei suoi capolavori architettonici. In un territorio come questo, un territorio unico al mondo, perché in fondo intoccabile e, forse, invivibile, quindi solo contemplabile e consumabile, è quasi impossibile aggiungere qualcosa di nuovo. Tanto all'interno del centro storico che al suo esterno. In presenza di una idea della storia e della cultura come questa è ovvio che ogni sfida è anche politica oltre che superbamente ideologica. Ma senza queste sfide non c'è progresso delle arti, non c'è dialogo con le epoche, le culture, non c'è vita, non c'è crescita di nuove civiltà . Tutte le occasioni utili e necessarie per rilanciare, sul piano del progetto architettonico o urbanistico, la ben nota sfida tra antico e moderno, tra classicità e avanguardia, rappresentano un momento di grande sintesi politica, culturale, sociale e economica, foriero di innovazione o di conservazione, di apertura o chiusura, di ricerca o di rinuncia, di recessione o di progresso. Una città come Firenze non può quindi rinunciare a questa sua tradizione umanistica, come ci ricordano due tra i più celebri concorsi artistici e architettonici, quello per la porta del Battistero e l'altro organizzato per costruire la cupola della grande cattedrale fiorentina. Due concorsi che misero alla prova due mondi, due epoche, due prospettive diverse. Senza passaggi come questi, momenti di sintesi etica ed estetica indispensabili alla dialettica storica, la civiltà resterebbe una realtà asservita a processi casuali e indeterministici, a interessi e
obbiettivi di parte o, peggio ancora, di singoli, ovvero, in balia della sola ideologia dominante, la cultura del profitto e del consumo. La responsabilità dei politici, quella dei privati, è quindi altissima, maggiore: che questi processi di sintesi culturale, ideologica, sociale, maturino, esplodano, si possano concretizzare, è loro responsabilità . In questo senso il progetto di Jean Nouvel proposto per rispondere a questo concorso è esemplare.
L'edificio immaginato dall'architetto francese è una risposta, non solo estetica ma anche etica, ai committenti privati, all'amministrazione pubblica, alla città . Per questo il giudizio dei membri è stato concorde. L'edificio che sorgerà al posto dell'attuale sede della concessionaria FIAT in Viale Belfiore ha a mio avviso due pregi. Il primo consiste nel fatto che ci propone un'immagine nuova, attuale dell'architettura. L'avanguardia consiste oggi in un progetto, in uno stile, che considera l'architettura una funzione dell'ambiente e dell'habitat e non viceversa, quindi una ricerca a mio avviso in antitesi a quella per esempio di Frank Ghery. L'edificio immaginato da Jean Nuovel lascia il segno, in tutti i sensi: alza un muro di verde al centro di uno snodo cittadino complesso, un punto che potremmo tranquillamente definire il polmone canceroso della città . La sfida linguistica e figurativa, si risolve anche in una sfida ideologica e morale, pur mantenendo un alto grado di spettacolarità , di sintesi artistica, qualità di fatto necessarie ad ogni proposta architettonica che si voglia realizzare nella città di Brunelleschi e che quindi ambisca a confrontarsi con uno dei linguaggi artistici e architettonici più importanti per l'intero corso della civiltà occidentale. Inoltre, ed è questo l'altro dato di qualità del progetto, il disegno architettonico, l'impianto, la partitura di superfici, i servizi, l'insieme e le sue parti è qualcosa di classico; cioè il quesito si risolve con una semplicità e una classicità , di formato diremmo e d'immagine, di ritmo e di sensibilità , che risponde, con grande misura e stile, alle esigenze del committente e a quelle di una città che ovviamente non sopporta le provocazioni fine a se stesse, una prevaricazione ideologica che non sia colta e impegnata anche dal punto di vista della rilettura della storia, delle tradizioni, così come del presente con i suoi bisogni e i suoi drammi, del futuro con i suoi scenari e i suoi nuovi modelli.
L'architettura, che ci auguriamo di vedere realizzata in brevissimo tempo, sarà sicuramente un colpo di teatro, perché così deve essere, così fu la cupola, così è stato nei secoli ad ogni occasione, ma sarà anche un colpo al cuore, perché ci ricorderà ogni giorno quanto dobbiamo pensare alla qualità della nostra vita, dell'ambiente in cui viviamo. Infine sarà un colpo di scena, un'occasione per restare stupiti e stupefatti, un'esperienza utile soprattutto per tutti quelli che, in questa magnifica città , trasformando l'intolleranza culturale e sociale in un modello di vita e di civiltà , non accettano più alcuna sfida umanistica.
Sergio Risaliti
Orario 14-19 tutti i giorni
Ingresso libero
Maddalena Torricelli
Studio Torricelli
Via Tornabuoni 15
50123 Firenze
Tel +39 055 211828
Fax +39 055 210906
Urban Centre
Istituto degli Innocenti, Salone Borghini
Piazza SS. Annunziata - Firenze