Il nomadismo e' la prassi creativa dell'artista che in mostra vuole palesare questo processo e la sua natura sciamanica. Nella prima sala un faro illumina una scultura realizzata a 4 mani con Luigi Presicce. La materia rossa adagiata sul pavimento si configura come fulcro dello spazio e suggerisce un cammino rituale; nella seconda stanza e' proiettato un video. Un percorso iniziatico che porta all'incontro con altri viaggiatori, anche loro perduti in se' stessi.
A man afoot ain't a man at all / Un uomo a piedi non e' un uomo
La programmazione di Brown prosegue con la prima personale di Daniele Pezzi.
Catalizzatore della mostra è l'ultimo video (a man afoot ain't a man at all)
che l'artista ha realizzato durante un anno di attraversamenti in Australia
e proiettato per la prima volta alla Biennale di Sinop in Turchia. Il titolo
dell'opera, che cita "le vie dei canti" di Bruce Chatwin, fa riferimento
alla opinione segreta che la maggioranza delle persone ha del nomade. La
stessa che i coloni inglesi avevano quando hanno tentato di cancellare la
cultura aborigena togliendole dignità e diritti.
Il nomadismo è la prassi creativa ormai consolidata per Daniele Pezzi. I
suoi lavori nascono in viaggio e in questo caso l'artista ha deciso di
palesare questo processo e la sua intrinseca natura sciamanica.
Nella prima sala il pubblico è accolto dall'oscurità dove un faro illumina
la scultura "tu vedi di me solo la parte che galleggia" realizzata a quattro
mani con Luigi Presicce. La materia rossa adagiata sul pavimento si
configura come fulcro dello spazio e suggerisce il movimento circolare degli
spettatori. Un cammino rituale che rimanda a quello che nella realtà si
svolge intorno ad Uluru/Ayers rock.
La presenza di questa roccia è una
costante anche nel video, dove indica allo stesso tempo il passaggio dal
giorno alla notte (dalla vita diurna ai rituali notturni), e la
trasformazione interiore del protagonista e dello spettatore. Da qui si
accede alla seconda stanza dove il video viene proiettato su uno schermo
creato per l'occasione partendo dai modelli di strutture a traliccio, e in
particolare quella del cinema all'aperto di Coober Pedy in Australia.
Il video è un percorso iniziatico che porta nell'oscurità selvaggia del
deserto, all'incontro con altri viaggiatori, anche loro perduti in sè
stessi.
… io sono un iceberg
tu vedi di me solo la parte che galleggia
in questa acquosa realtà
sotto sotto, nascosta, c’è un’enormità di male, amore, rabbia, confusione
un oceano lacrimale
che sommerge la mia parte migliore, più consistente, meno conosciuta
una piccola cima, ma dovresti aver paura
è la punta di un naso di un massiccio corpo sommerso ...
(Iceberg, A.F.A. / Fabrizio Tavernelli)
Daniele Pezzi (Ravenna, 1977)
Principali mostre collettive:
Video-report Italia 08-09, GC.AC Monfalcone 2010.
Let's Play, Palazzo Pretorio, Cittadella (PD) 2010.
Sinopale3, Prigione storica di Sinop, Turchia 2010.
2nd Moskow international Biennale for young art, Winzavod contemporary art
center, Mosca, Russia 2010.
Il cielo in una stanza, GC.AC Monfalcone 2009.
Video-report Italia 06-07, GC.AC Monfalcone 2008.
Vernacular Terrain, Qut art museum, Brisbane, Australia 2008 (come
Shoggoth).
Invisible Miracles, Via Farini, Milano 2007 (come Shoggoth).
Video-report Italia 04-05, GC.AC Monfalcone 2006 (come Shoggoth).
Wireless, La Rada, Locarno, Svizzera 2006 (come Shoggoth).
Non ci sei solo tu, Galleria Comunale di Castel San Pietro Terme (BO) 2005
(come Shoggoth).
Empowerment / Cantiere Italia, Museo di arte contemporanea di Villa Croce,
Genova 2004 (come Shoggoth).
Lunedì 21 Febbraio ore 18:00
Brown project space
via Eustachi 3, 20129 Milano