What don't you see when you look at me? Il tema centrale del lavoro dell'artista sudafricana e' la rappresentazione del corpo femminile di colore. Una raffigurazione intima in rottura con l'immaginario tipico della fotografia documentaria e con le narrazioni stereotipate.
a cura di Rosa De Salvo
La galleria e x t r a s p a z i o presenta dal 26 febbraio 2011 la mostra What don't you see when you look at me? dell'artista sudafricana Zanele Muholi (Umlazi, Durban 1972), a cura di Rosa De Salvo.
Il tema centrale del lavoro di Zanele Muholi è la rappresentazione del corpo femminile di colore. Una rappresentazione estremamente intima in rottura con l'immaginario tipico della fotografia documentaria e con le narrazioni stereotipate.
Id Crisis, Aftermath e Dada, tre fotografie della serie Only half the picture, hanno destato scalpore in Sudafrica poiché questo tipo di raffigurazione della donna non ha precedenti nel paese. Si tratta di una sorta di denuncia visiva, che nasce dall'esigenza di voler raccontare e documentare la vita di donne lesbiche e di colore nelle comunità che la Muholi ha frequentato. Un voler dar voce a chi, normalmente, è vittima di emarginazione, forzata all'isolamento. Muholi evidenzia con il suo lavoro, concentrandosi sul tema dell'identità sessuale, le difficoltà che ogni soggetto riscontra in generale nella costruzione della propria identità.
L'omofobia rimane anche in Sudafrica uno dei problemi più drammatici; quasi quotidianamente avvengono violenze su persone, donne ma anche uomini, colpevoli di aver fatto una scelta sessuale diversa. Il pretesto dichiarato e grottesco è quello di "dar loro una lezione, di riportarle sulla strada giusta".
Per il video What...? invece, Zanele Muholi prende spunto dal saggio When Place Becomes Race di Sherene Razack, nel quale viene esaminata l'importanza del rapporto spazio / identità, e la persistente problematicità con la quale il corpo di una donna di colore viene percepito in un contesto occidentalizzato, europeizzato e globalizzato come per esempio nel ‘cubo bianco' di una galleria d'arte. L'artista usa il proprio corpo come mezzo di espressione, recita la poesia I ache for you (sto male per te) di Yvonne Onakeme EtagheneI, gioca con oggetti simbolici come piume, copertoni di gomma e salsicce, sostenendo dallo schermo il nostro sguardo in modo provocatorio: "siete sicuri che non si annidi anche in voi un residuo di pregiudizio sul corpo nero come ipersessuato, eterosessuale, magari infetto e fonte di contagio?"
Zanele Muholi nasce nel 1972 a Umlazi, Durban e vive a Città del Capo. Ha frequentato un corso avanzato di Fotografia presso la Photo Market Workshop a Newtown e ha esordito con la sua prima mostra personale presso l'Art Gallery di Johannesburg nel 2004. Ha lavorato come responsabile delle relazioni esterne a Gauteng, in una comunità di donne di colore lesbiche e come reporter per Behind the Mask, una rivista che affronta tematiche omosessuali e lesbiche. Ha ricevuto riconoscimenti e premi (nel 2009, il Jean-Paul Blachere Award e il Casa Africa Award conferiti durante Les Rencontres de Bamako, Biennial of African Photography), per il suo contributo allo studio della sessualità in Africa.
Il suo lavoro è stato esposto al Centre for Contemporary Art di Lagos, Nigeria; alla Kunsthalle di Vienna; al Museum voor Moderne Kunst Arnhem, Olanda; al Museion, Bolzano, alla Biennale dell'Avana, alla Biennale di Bamako; al Fowler Museum, Los Angeles; al Palazzo delle Papesse, Siena.
La mostra fa parte di Play - Giochi di ruolo, una serie di eventi curati dal collettivo C16 del Master per Curatore Museale e di Eventi Performativi dello IED - Istituto Europeo di Design, Roma.
Orario inaugurazione 19.00
Galleria Extraspazio
via San Francesco di Sales, 16/a - Roma
Orario: martedì - sabato 15.30 - 19.30 e su appuntamento
Ingresso libero