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Luciano Ventrone
dal 13/11/2002 al 10/1/2003
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Segnalato da

Barbara Frigerio



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Luciano Ventrone



 
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13/11/2002

Luciano Ventrone

Studio Forni, Milano

Il termine ''iperrealismo'' usato piu' volte per la sua pittura non definisce la reale operazione pittorica di Ventrone, non si tratta, infatti, di ingrandire una parte della realta' ma di costruirne una parallela, con i suoi colori e la sua luce.


comunicato stampa

Luciano Ventrone è nato a Roma nel 1942 da genitori di origine campana, a cinque anni si trasferisce per un periodo in Danimarca, ed è forse lì che riceve in dono la sua prima scatola di colori. La pittura lo appassionerà fin dalla più tenera età, già costellata di piccole mostre e studi sull'uso dei colori a olio. Frequenta il liceo artistico a Roma, dove è allievo di Capogrossi e Turcato e si iscrive nel 1964 alla facoltà di architettura, studi lasciati inadempiuti per dedicarsi a tempo pieno alla pittura. Sono di quegli anni disegni e dipinti anatomici ed opere nell'ambito degli studi gestaldici. Per tutti gli anni '70 sarà alla ricerca di uno stile pittorico, privilegiando sempre un grande rigore formale. Il 1975 è l'anno dello studio sulla luce e sulle sue proprietà di deformazione. Il momento di svolta è, però, il 1980, anno in cui realizza Caravaggio 1. In questo quadro è rappresentata la Deposizione di Caravaggio all'interno di una lampadina, sfruttando le conoscenze acquisite nell'ambito dell'anamorfosi. A questa farà seguito la realizzazione della Conversione di Paolo (sempre del Merisi) e, nel 1984 la celebre Canestra, riempita però di frutta esotica; da questo momento la natura morta sarà il soggetto prediletto da Ventrone. Inizialmente anche i frutti e gli ortaggi dei suoi olii sono soggetti ad un violento processo di deformazione, poi abbandonato per dar origine a quelle composizioni pittoriche dalla luce "algida" che colpirono profondamente Federico Zeri. Le nature morte di Ventrone sono raffigurate, spesso sopra ad un frammento architettonico classico, contro uno sfondo compatto, chiaro o nero, che nega ogni idea di profondità. I soggetti sono di grandezza superiore al reale, e realizzati tramite una grande maestria pittorica, che permette all'artista, attraverso un uso sapiente del colore, composto da un numero infinito di velature, di offrire allo sguardo una visione più che mimetica al di là della stessa realtà. Il termine "iperrealismo" usato più volte per la sua pittura non definisce la reale operazione pittorica di Ventrone, non si tratta, infatti, di ingrandire una parte della realtà ma di costruirne una parallela, con i suoi colori e la sua luce. Il processo pittorico, a partire dalla preparazione in gesso della tela, può essere accostato a quella dei grandi maestri del passato, così la stesura del colore per velature, e l'attenzione all'equilibrio compositivo. Ma Ventrone non è certo un anacronista, anzi la sua unicità sta proprio nell'aver attualizzato un genere pittorico antico. I colori, infatti, sono assolutamente moderni, non riconducibili alle tonalità utilizzate da Caravaggio. C'è, inoltre, una luce totale, fredda e artificiale, che investe la composizione come un riflettore di scena, bloccando e congelando gli elementi presenti sulla tela. Non vi è traccia dell'antica rappresentazione della vanitas, anzi in un mondo attuale dove tutto scorre veloce, in questi quadri c'è un tentativo di cogliere ed eternizzare l'istante. Dal 1995 Ventrone vive a Collelongo, nel Parco nazionale degli Abruzzi, dove, nella tranquillità di quei luoghi, continua la sua inesauribile ricerca pittorica.

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