Disegni e progetti 1956-1967. Una selezione di oltre venti opere su carta, uniche testimonianze dei progetti sul paesaggio dell'artista. Esposte anche una serie di sculture in vetro ottico, di ispirazione minimalista, allo stesso tempo creazioni autonome e maquettes per installazioni.
a cura di Simone Menegoi
L’espressione “Land Art” è entrata nel lessico dell’arte contemporanea alla fine degli anni
Sessanta, principalmente in rapporto ad artisti statunitensi. Ma già a partire dal 1959 il ceco
Václav Cigler, classe 1929, affidava alla carta progetti di opere che non si saprebbe come
definire, se non con quel termine: disegni tracciati nel paesaggio per mezzo di fossati pieni di
acqua fluorescente, siepi e terrapieni, trincee di altezza variabile da percorrere a piedi. Luoghi
concepiti per propiziare incontri e interazioni fra individui, o per meditare in solitudine; in ogni
caso, destinati a catalizzare energie psicologiche e spirituali latenti. “I’m not performing a
psychological study on a flat picture”, ha scritto Cigler in un appunto, “but a psychological survey
on a flat countryside / a web of axes... / corridors... routes... energy fields”.
Caterina Tognon presenta, per la prima volta in Italia, una selezione di oltre venti opere su carta
di Cigler del periodo 1956-1967. Si tratta delle uniche testimonianze delle ambiziose visioni
dell’artista: dati i mezzi limitati di cui disponeva all’epoca, e il clima culturale e politico del suo
Paese, le opere sono rimaste allo stato di progetti.
Solo alcuni fra i disegni esposti rendono esplicita questa dimensione progettuale. La maggior
parte di essi sembrano creazioni puramente astratte, di eleganza non comune, che ricordano
Paul Klee (soprattutto le tempere dallo spesso tratto nero) o una certa linea biomorfa
novecentesca. Ma Cigler invita a considerare tutte le opere in mostra come progetti. Si tratta in
ogni caso della ricerca di forme che, decantandosi dei riferimenti figurativi che le avevano
ispirate, accedono a una dimensione universale. Alcune di esse hanno effettivamente ispirato le
realizzazioni ambientali – sculture, installazioni, architetture da giardino – realizzate dall’artista
molti anni dopo.
Gli intenti di Cigler all’epoca si chiariscono in un altro nucleo di opere in mostra: fotomontaggi
della metà degli anni Sessanta, qui presentati sotto forma di stampe di grandi dimensioni. Si
tratta di studi per progetti ancora più audaci, di scala ciclopica, addirittura planetaria: immensi
edifici specchianti nel cuore di New York, distese di terra fluorescente a perdita d’occhio,
“earthworks” grandi come continenti a forma di impronta digitale o di labbra. Se i disegni
precorrono la Land Art, i fotomontaggi, con la loro vena visionaria e fantastica, hanno pochi rivali
negli anni in cui furono realizzati: solo l’immaginario futuribile (affidato, anche in quel caso, ai
fotomontaggi) dell’Architettura Radicale può essere paragonato ad essi. Ma è lecito credere a
Cigler quando afferma che, nella Cecoslovacchia degli anni Sessanta, non aveva modo di
conoscere le esperienze di collettivi come Archigram e Superstudio, o di figure come Hans
Hollein e Yona Friedman.
Completano la mostra una serie di oggetti in vetro che ripropongono la duplice identità dei
disegni: sono creazioni autonome – sculture in vetro ottico dalle forme pure, di ispirazione
minimalista – ma anche maquettes per installazioni in vetro e altri materiali, simili a quelle che
l’artista ha cominciato a realizzare, a partire dagli anni Ottanta, in giro per il mondo.
Inaugurazione: venerdì 4 marzo, ore 18-21
Galleria Caterina Tognon
San Marco 2746 - Venezia
Orario: martedì - sabato 10-13 e 15-19.30 o su appuntamento
Ingresso liberi