Good Breeding. Per le sue opere fotografiche l'artista attinge al mondo fantastico dell'infanzia, in cui lo scarto tra realta' e rappresentazione si confonde.
a cura di Claudio Composti e Denis Curti
“...Ho una malattia, si chiama fantasia: porta quasi all'eresia è considerata pazzia...
La gente vede la follia nella mia colorata vivacità e non riesce a vedere la pazzia nella loro noiosa normalità!
Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com'è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa! Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe! –( Il cappellaio matto)
(L.Carroll da “Alice nel paese delle meraviglie”)
La Fantasia richiede una grande dote interpretativa: fingersi un cow boy su una diligenza restando
appollaiato su una pila di cuscini, spararsi con un bastoncino che, con l’immaginazione, diventa
una micidiale pistola, una serie di piccoli animali che,impagliati,ci parlano come amici immaginari
di folli avventure...Francesca Catastini (classe 1982) ci riporta indietro a quel mondo fantastico
che è l’infanzia, in cui lo scarto tra realtà e rappresentazione si confonde con una facilità che si
perde,ahimè, con il crescere. Francesca la interpreta non senza ironia,che contraddistingue il suo
lavoro, attraverso uno sguardo pungente ed apparentemente leggero, ma che va ad innescare
celata dalle maschere e dal clima ludico della favola impersonata da lei stessa toccando temi
delicati in bilico tra l’identità e l’immagine,l’essere e l’apparire, la persona e il personaggio che la
maschera,come in teatro, spesso aiuta a far uscire meglio la persona (che in greco,ironia, significa
proprio maschera).Proprio attraverso il gioco e il travestimento,i bambini esperiscono le prime
esperienze emotive e impulsi contrastanti, che spesso ci si porta dietro, irrisolti e inconsci, anche
nella vita adulta. La messa in scena che Francesca Catastini crea,mettendosi lei stessa al centro
della scena, richiama attraverso scene del passato e del suo vissuto quel mondo che,in qualche
mondo, fa parte di tutti noi, che da quel tunnel stretto e ingombrante che è l’infanzia,senza
indicazioni su dove sia l’uscita, toccando una serie di simboli e metafore universali che, dai tempi
di Esopo, ci parlano attraverso le favole. Francesca Catastini ci racconta le sue, in fondo molto
simili alle nostre, eppure uniche.
Claudio Composti
Inaugurazione: Martedì 15 Marzo 2011 ore 18:30 - 21:00
mc2 gallery
viale Col di Lana, 8 Milano
Da martedì a venerdì
Sabato su appuntamento
Orari: 10-13 / 15-19