Cantieri Teatrali Koreja
Lecce
via Guido Dorso, 70
0832 242000 FAX 0832 242000
WEB
Ingrid Simon
dal 17/3/2011 al 6/4/2011
lun-ven 15.30 - 18

Segnalato da

Paola Pepe - ufficiostampa Koreja




 
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17/3/2011

Ingrid Simon

Cantieri Teatrali Koreja, Lecce

Ingrid Simon, viennese d'origine e salentina d'adozione, ha come mezzo d'elezione la fotografia analogica. La casualita' nelle sue foto ha un ruolo importante per le immagini che cattura fotografando un soggetto immerso nello spazio subacqueo marino.


comunicato stampa

Prosegue nel foyer dei Cantieri Teatrali Koreja di Lecce SENSO PLURIMO, la seconda edizione della rassegna curata da Marinilde Giannandrea giornalista, critica e docente presso il Liceo Artistico “V. Ciardo” di Lecce.

Si inaugura venerdì 18 marzo 2011 alle ore 19.00 (visitabile fino al 7 aprile 2011) sub-, la mostra di Ingrid Simon, artista visiva e operatrice culturale, laureata in grafica, pedagogia d'arte e lingua francese.

Ingrid Simon, viennese d’origine e salentina d’adozione, ha come mezzo d’elezione la fotografia analogica. La casualità nelle sue foto ha un ruolo importante per le immagini che cattura fotografando un soggetto immerso nello spazio subacqueo marino.
Ogni fotogramma evidenzia un oggetto, un corpo, un elemento che evoca una forma nata dal caso, scaturita da una combinazione di movimenti che si fissano in un’immagine alla quale Ingrid dà un nome spesso simbolico. Il titolo diventa sintesi del rapporto tra immagine e scrittura. Dall’unione del titolo con la rappresentazione della realtà ha origine un contatto fra lettura e osservazione, tra la realtà e la sua raffigurazione. E il rapporto tra parola e immagine inevitabilmente agisce sulla nostra parte irrazionale: il subconscio, il quale non smette mai di insinuare in noi il dubbio con le conseguenti riflessioni.

[…] Un corpo che fluttua nell’acqua e scivola verso il fondo afferma Salvatore Luperto assume in quei movimenti una trasfigurazione interiore ed esteriore come nei due grandi trittici sub-1 e sub-2 i cui volti femminili immersi nell’acqua, in stato di apnea, evidenziano impotenza, confusione. L’inespressività dei volti è espressione della loro impossibilità di pensare un’esistenza possibile. Da qui scaturisce la confusione, l’angoscia di non esserci, ma di esistere solo in relazione ad una dimensione atemporale in cui tutte le sensazioni emotive, corporee si annullano nel tutto.
Il rapporto tra titolo e immagine, tra rappresentazione logica e analogica, è la combinazione sulla quale Ingrid indaga e agisce con accortezza.

Nel piccolo trittico Mutando e nell’isolata foto Muta, osservando le immagini e leggendo il titolo, l’effetto immediato è di intercettare nell’immagine l’oggetto evocato: in Mutando, la mutandina immersa nello spazio marino muta continuamente forma, evolvendosi in altre forme, assumendo tra le tante quella di un cranio; in Muta la canottiera si trasforma in un torso con le gambe piegate, senza volto e senza braccia. In queste mutazioni la memoria focalizza forme e fogge che in luoghi e in tempi diversi variano e si trasformano nell’incessante “mutatis mutandis” della legge della Natura che involve tutto nel continuo fluire del tempo […]

[…] Un territorio liquido reale e irreale, concreto e astratto, microcosmo di emozioni intriso di ombre e di luci è lo spazio nel quale si muove Ingrid Simon come se nessun contatto terrestre e nessuna dimensione solida potesse realmente esprimere il senso del mondo. Qui l’acqua è esperienza che si traduce in pensiero e unifica concetti contrapposti come l’immobilità e il fluire, la materia e l’ineffabile; qui l’uomo può perdersi, ritrovare e ritrovarsi, e la macchina fotografica estende la dimensione percettiva lungo il crinale del sogno. Come nella Atalante di Jean Vigo, le fotografie parlano della volontà di vivere in quella leggerezza materna e amniotica che rallenta il tempo delle forme e dona loro altra sostanza. Si tratta di immagini che impongono uno sforzo allo sguardo e che spingono a diversi piani di lettura. Un livello tecnico, analogico, che ha che fare con luce (che filtra attraverso l’acqua) e con il movimento (rallentato dalla massa liquida) e che assume consistenza nell’artificialità naturale delle infinite varianti del bianco e nero. Un approccio intimo e psicologico, nel quale emerge l’estensione del sub-conscio concedendo ai soggetti una nuova e inaspettata esistenza e consistenza. E infine una dimensione concettuale che s’insinua nella dialettica tra visibile e invisibile, accorda allo sguardo la libertà di decifrare/conservare la bellezza del mistero, materializza ciò che non si vede, restituisce densità profondità alla realtà e rimanda oltre i limiti del rettangolo fotografico rivolgendosi all’occhio, al cuore e alla mente dello spettatore. Privo di riferimenti descrittivi, il mondo inabissato di Ingrid Simon è sottrazione totale, fatto esclusivamente di sequenze di stati d’animo e attimi temporali, un mondo che libera i corpi dal vincolo della carne o duplica le immagini causandone la mutazione linguistica —mutanda/mutando — in un gioco di parole nel quale la biancheria richiama la consistenza di volti, corpi e arti.
L’intento in fondo è di osservare l’ineluttabile processo di cambiamento delle cose e, nel capovolgimento inaspettato dei punti di vista, l’acqua offre l’opportunità di guardare diversamente i dettagli insignificanti della vita intima o i segreti dei mondi personali. Il bianco e nero in questo caso non cerca appigli narrativi ma si snoda dentro un tempo fatto di silenzio, introspettivo e meditativo, che è anche il tempo dilatato dei rituali della camera oscura, nel quale gli scatti complicano la matassa della percezione per attingere nello sfumarsi dei contrasti dentro percorso visivo fatto di linee e di curve. Un pensiero liquido
che conduce lo spettatore a essere consapevole di una realtà inconscia che non è per nulla caos sconvolgimento ma solo una stupefacente e intima scoperta […]
Marinilde Giannandrea

Ingrid Simon (Vienna, 1965)
Dal 1986 ad oggi ha esposto in numerose mostre collettive e personali in Italia e in Europa e nel 1995 ha scelto di stabilirsi nel Salento dove vive e lavora. Ha partecipato a Stalker/Osservatorio Nomade, collettivo di artisti, architetti e ricercatori tra Roma e il Salento ed è tra le fondatrici del gruppo STARTER che opera in una dimensione strettamente legata al territorio.

Paola Pepe
Ufficio Stampa
cell. 328/8912211
Cantieri Teatrali Koreja - Lecce
ufficiostampa@teatrokoreja.it

Inaugurazione venerdì 18 marzo 2011 alle ore 19

Cantieri Teatrali Koreja
via Dorso, 70 Lecce
Sarà possibile visitare le mostre nelle serate di spettacolo e dal lunedì al venerdì dalle ore 15.30 alle ore 18.00
Bus urbano linea 28
ingresso libero

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