Rerum natura. Muovendosi in ambito naturalistico, l'artista inscrive la sua fotografia in una dimensione dominata da atmosfere oniriche. A un primo sguardo, i suoi potrebbero apparire paesaggi di una terra desolata...
Nell'ambito della rassegna milanese PHOTOFESTIVAL la Galleria Fiber Art and... ospita la personale di PINA INFERRERA.
La fotografia di paesaggio naturalistico rimanda a un’importante tradizione con cui per molto tempo si sono fatti
i conti. Ansel Adams e Edward Weston, per citare due imprescindibili maestri del passato, hanno indicato una
strada capace di coniugare la bellezza alla profondità di una riflessione di stampo filosofico interno al concetto
stesso di natura.
Gli autori contemporanei, tuttavia, si sono da tempo mossi in direzioni ormai differenti: più che all’analitica e
spettacolare precisione per il dettaglio si è preferito puntare su immagini dichiaratamente antiestetiche,
all’incanto naturalistico si è contrapposta una riflessione sulla desolazione del paesaggio creata dall’uomo.
Muovendosi in ambito naturalistico ma senza necessariamente condividere o rifiutare queste due opposte tendenze,
Pina Inferrera inscrive la sua fotografia in una dimensione dominata da atmosfere oniriche.
A un primo sguardo, i suoi potrebbero apparire paesaggi di una terra desolata: anche dal punto di vista
simbolico, le dominanti fredde dei colori che caratterizzano le fotografie e l’obiettivo che si posa sui tronchi
tagliati e sulle rive deserte lambite dall’acqua sembrano voler evocare il silenzio, la solitudine,
forse la melanconia. Ma è a un’osservazione più attenta che tutto meglio si rivela. I ceppi tagliati degli
alberi non sono morti ma attraversati da un’insospettabile vitalità: le radici si muovono come volessero
artigliare la terra, muoversi su di essa con zampe che ghermiscono pietre, tendersi in improvvisi slanci simili
a passi di danza. Pina Inferrera si allontana per osservare il lago con una visione più ampia, ora sembra spiarlo
attraverso i rami di alberi rinsecchiti su cui danzano al vento le ultime foglie rimaste, ora si ferma incantata di
fronte all’immagine riflessa della montagna che galleggia sull’acqua. Il paesaggio cambia impercettibilmente
sotto i nostri occhi, alterna toni freddi e caldi, il grigio cenere di certi particolari al verde ancora vivace di altri.
Poi, improvvisamente, tutto si fa più impercettibile, diafano, leggero.
L’acqua è attraversata da vibrazioni e, lontana, appare una misteriosa figura femminile a ricordarci i miti con cui
gli antichi tentavano di spiegare il mistero della natura che oggi la fotografia sa evocare.
Roberto Mutti
Inaugurazione 30 marzo ore 18
Fiber art and...
piazza Tripoli, 9 - Milano
Lun-ven 16.30 - 18.30
Ingresso libero