'Ci sono sogni che preferirei non ricordare'. Gli oggetti realizzati da Pierluigi Calignano sono palesemente irreali, ma come avviene nelle fiabe o nei racconti d'avventure fantastiche, le capacita' narrative dell'artista ci fanno 'credere' nella verita' delle situazioni create. Nelle sue installazioni il trucco e' evidente, mostrato, esibito.
Ci sono sogni che preferirei non ricordare
a cura di Roberto Pinto
Le città e gli occhi. 3
Dopo aver marciato sette giorni attraverso boscaglie, chi va a Bauci non
riesce a vederla ed è arrivato. I sottili trampoli che s'alzano dal suolo a
gran distanza l'uno dall'altro e si perdono sopra le nubi sostengono la
città . Ci si sale con scalette. A terra gli abitanti si mostrano di rado:
hanno già tutto l'occorrente lassù e preferiscono non scendere. Nulla della
città tocca il suolo tranne quelle lunghe gambe da fenicottero a cui si
appoggia e, nelle giornate luminose, un'ombra traforata e angolosa che si
disegna sul fogliame.
Tre ipotesi si danno sugli abitanti di Bauci: che odino la Terra; che la
rispettino al punto d'evitare ogni contatto; che la amino com'era prima di
loro e con cannochiali e telescopi puntati in giù non si stanchino di
passarla in rassegna, foglia a foglia, sasso a sasso, formica per formica,
contemplando affascinati la propria assenza.
Italo Calvino, Le città invisibili
Gli oggetti realizzati da Pierluigi Calignano sono palesemente irreali, ma
come avviene nelle fiabe o nei racconti d'avventure fantastiche, le capacitÃ
narrative dell'artista ci fanno "credere" nella verità delle situazioni
create. Nelle sue installazioni il trucco è evidente, mostrato, esibito. Non
c'è speranza che un sottomarino di cartone possa avere una relazione con
l'acqua o la benché minima possibilità di inabissarsi dolcemente e
riemergere al comando dei suoi motori e all'aprirsi e chiudersi dei suoi
comparti stagni.
Altrettanto non è possibile pensare che questo villaggio creato all'interno
di una galleria sia praticabile e usabile. Ma, nonostante questo, ci
aspettiamo che da un momento all'altro si animi e prenda vita. Oltre le luci
fioche che intravvediamo all'interno delle singole tende, possiamo, con un
po' di attenzione, sentire le voci, i respiri e i rumori degli abitanti di
questo paese. Possono essere degli immigrati clandestini in cerca di un
lavoro che li aiuti ad avvicinare il proprio sogno alla realtà così diversa
e cruda. Possono essere degli abitanti di luoghi sconosciuti che grazie a un
varco spazio temporale si siano trovati all'interno di un edificio
terrestre, ma a cui è negata la possibilità di stabilire un contatto con
noi. Ma noi sappiamo che quel villaggio esiste e che per forza esistono
anche degli abitanti.
Forse questa piccola città è costruita solo per noi, per farci cambiare
abitudini, stile di vita, visione del mondo. Forse è solo un sogno che ci
racconta di come il nostro pensiero cerca delle finestre per uscire da una
realtà che non riconosciamo più. Forse è semplicemente uno scherzo del
tempo, un angolo sopravvissuto del regno di Cronos che, incapace di
adattarsi all'evoluzione della vita e al cambiamento, riempe di un sonno
stagnante questo spazio bianco.
Le installazioni di Pierluigi Calignano sono credibili proprio per la loro
capacità di portarci all'interno della loro evidente irrealtà . Percorrono
quindi una strada inversa rispetto a molte altre ricerche artistiche che
rincorrono la vita, la "copiano", la "usano", ma spesso, tanto si mischiano
ad essa da rivelare la loro incapacità di essere veramente credibili.
Calignano non si preoccupa affatto della realtà . Certo la guarda, cerca di
reinventarla magari attraverso i fumetti o gli utopici e realissimi
disegni di Leonardo ma quello che gli interessa veramente è costruirne una
diversa e soprattutto inventarne una per poterla raccontare. Per questo si
serve di materiali comuni, che non hanno bisogno di essere avvicinati per
essere riconosciuti, di oggetti quotidiani, di cui però è cambiata la
funzione e l'uso.
L'importante è realizzare uno spazio visionario, complesso, atemporale, dove
si può serissimamente ridere lasciandosi prendere dall'affascinante utopia
che la vera realtà è ciò che vogliamo che il mondo sia.
"Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità , fare
ridere la verità , perché l'unica verità è di liberarci della passione insana
per la verità "
Umberto Eco, Il Nome della Rosa
Roberto Pinto
Immagine: Pierluigi Calignano, 'N 10', bozzetto, 2001
Inaugurazione: martedì 19 novembre ore 18
orario: dal martedì al sabato dalle 15 alle 19
VIAFARINI
via Farini 35
I - 20159 Milano
tel / fax +39 0266804473