Memorie strappate. Il pittore iperrealista triestino si concentra sulla rappresentazione di quegli oggetti che fanno parte della vita di tutti i giorni.
A cura di Alberto Agazzani
Michele Taricco nasce a Trieste nel 1927. Si interessa da subito al disegno ed alla pittura e, da autodidatta, dedica tutta la sua vita ad un solitario lavoro di ricerca. Taricco, con il suo innato talento, parte da un realismo di matrice classica, passando per un periodo surrealista, fino a giungere all’ iperrealismo.
Le sue opere sono di una perfezione estrema, ricercata volontà di evidenziare la luce, la materia e la poesia del quotidiano. I suoi soggetti sono da sempre oggetti che fanno parte della vita di tutti i giorni, con una attenzione particolare alla conoscenza della nostra attualità: la realtà estremamente accurata proposta da Taricco, ci mostra aspetti di un quotidiano vissuto.
La meritata notorietà si attesta negli anni Settanta: dipinge vagoni, automobili, biciclette posteggiate in vie solitarie, manifesti strappati che annunciano eventi ormai passati, finestre dalle quali si affacciano panni stesi al sole, sacchetti di plastica e vecchie bottiglie di vetro. Saranno questi, i temi che lo accompagneranno per tutta la sua carriera artistica. Espone in Francia, in Germania e in tutto il Nord Europa portando all’estero, una poetica visione della cultura artistica italiana: la vocazione per il silenzio e per la bellezza delle piccole cose.
Testimone indiscusso del suo tempo dipinge unicamente di sua mano, senza l’utilizzo di alcun artificio tecnico. Artista schivo, lontano dalla mondanità e dagli applausi, si distingue per aver portato avanti con etica e costante ricerca, la sua “perfezione“, verso la quale ha investito e dedicato tutta la sua vita. Ancora attivo, con la propria tecnica da artigiano pittore, ha avuto da sempre il coraggio di rappresentare la sua realtà e il suo concetto di natura morta.
Un Maestro che ad oggi è protagonista indiscusso di un certo modo di far arte, segnata dal tempo lento e dall’ osservazione poetica del reale, dove la contemplazione del disadorno, del marginale e del dettaglio diventa per Taricco scelta di grande valore estetica. Dal 1997 collabora esclusivamente con la Galleria Gagliardi San Gimignano. Le sue opere sono presenti in collezioni private e pubbliche, musei. Numerose e significative sono le testimonianze critiche. Dal 1972 ad oggi ha esposto in prestigiose Gallerie e importanti manifestazioni artistiche: all’estero a Basilea Art Fair, Morges, Ginevra, Bruxelles, Bonn, Parigi, Greonoble, Neuchatel, New York, Miami, Quito (Ecuador), Tel Aviv, Gedda (Arabia Saudita), Dubai, in Italia a Padova, Ferrara, Reggio Emilia, Bologna Arte Fiera, Rimini, San Gimignano, Roma, Taormina.
..Le opere più recenti di Taricco sono riconducibili ad una serie di “strappi”, soggetti che il pittore aveva già felicemente affrontato nella prima metà degli anni ‘70 e che oggi reinventa definendo ulteriormente la sua poetica ed il suo rapporto, mai interrotto ma sempre reinterpretato, col Fotorealismo americano.
..Se osserviamo gli “strappi” odierni di Taricco (al pari di ogni soggetto da lui rappresentato), non vediamo più il compiaciuto desiderio di stupire, il manierismo originale e arrogantemente strabiliante della sua prima giovinezza ma quella tendenza all’inganno ottico, appunto, che scaturiva già da un entusiasmo che dominava su un’espressività certamente ricca di lirismo. Tra tutti i dipinti, quelli di ieri e quelli di oggi, ma soprattutto in questi, retinicamente memorabili “strappi”, vi è stata la crescita, l’evoluzione e la maturità espressiva di un artista che ha dipinto per tutta la vita, facendo coincidere il suo tempo con quello della sua pittura.
La tenzone al superarsi tecnicamente si è fusa col sentimento, con il calore, con l’invenzione. Dalla rappresentazione impossibile dell’invenzione surreale Taricco si catapultò nella realtà più visibile per poi, nel corso di quarant’anni, riconquistare nuovamente la meraviglia dell’invenzione e, primariamente, alla presa di coscienza di quella modernità che non appartiene ad un’ideologia precostituita ma che, unica ed inimitabile, scaturisce dalla sua sensibilità, dalla sua storia e, soprattutto, dalla sua vita.
(Tratto dal testo introduttivo del catalogo della mostra “Memorie strappate”: “L’invenzione della modernità” di Alberto Agazzani)
Inaugurazione: Venerdì 22 Aprile, ore 17.00
Galleria Gagliardi
Via San Giovanni 57, San Gimignano
Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00
Ingresso libero