Sons of Pioneers. Attraverso relazioni mentali e alterazioni impercettibili, il giovane artista inglese dichiara una forma di impegno relativa alla nozione di artefatto e a quella di artificio, al principio di creativita' e di serialita'. I lavori esposti continuano la serie pittorica numerata 'United in Different Guises'.
a cura di Rita Selvaggio
Interrogarsi sulle possibilità inespresse del manufatto, alterarne la destinazione originaria con l’intenzione di ripensarne il valore e la funzione, mettendo in evidenza il processo che porta un oggetto trovato ad appropriarsi di un differente valore culturale.
La pratica di Tim Ellis si basa sulla giustapposizione di materiali e oggetti culturalmente diversi tra loro e ne interpella sia il loro valore formale che la loro finalità originale, forzando lo sguardo ad interrogarsi su questioni relative alle nozioni di funzionalità, autorialità e display. Attraverso relazioni mentali e alterazioni impercettibili, il giovane artista inglese dichiara una forma di impegno relativa alla nozione di artefatto e a quella di artificio, al principio di creatività e di serialità.
Il titolo della mostra si riferisce all’idea dell’essere minacciati dal peso della storia, mentre il percorso espositivo si svolge come se fosse una proposta per l’inizio di una nuova ideologia. Sia la scultura che la pittura - modelli, trofei e testimoni di qualcosa di più grande - focalizzano la loro tensione su quella congiuntura in bilico perenne tra il fatto e l’oggetto storico, tra la sua fabbricazione e la sua diffusione, suggerendo riflessioni sul ruolo dell’artificio all’interno del processo di produzione di senso.
La pittura in quest’occasione usa il medesimo identico emblema, una sorta di monumento iconico o costruzione totemica che varia cromaticamente a seconda delle stagioni e delle ore del giorno e così facendo si oppone all’inevitabile corrosione del tempo. Questi lavori continuano la serie pittorica numerata progressivamente e raccolta sotto il titolo di “United in Different Guises”. Proponendo una doppia funzione, sia di ruolo rappresentativo che comunicativo, all’origine di questo immaginario c’è una volontaria fusione di segnaletica e di design, una strategia visiva che viene poi ricomposta e codificata sotto un’apparenza più genericamente simbolica. Attraverso espedienti tecnici quali la piegatura del supporto, la graffiatura e il progressivo e graduale invecchiamento della superficie e del colore, la pittura stessa si trasforma in un avvicendamento di enunciati funzionali. Ciò che viene concesso allo sguardo è alla fine un oggetto che mette in discussione le nozioni di simbolismo e autenticità permettendo che l’immagine finale vada oltre i confini della pittura stessa.
Biografia – Tim Ellis (Chester, 1981) vive e lavora a Londra. Si è formato presso la Royal Academy Schools (Londra, 2006-09) e presso la Liverpool School of art (Liverpool, 2000-03). Mostre personali: 2011, The Tourist, Spacex, Exeter, Inghilterra; 2010, A Foundation For Exchange, Primopiano, Lugano, Svizzera. Fra le mostre collettive: 2010, Newspeak, British Art Now, Saatchi Gallery, Londra; 2009, New Sensation, The Rochelle School, Londra; 2008, Premiums, The Royal Academy, Londra; 2006, Half cut for Confidence, Indipendence, Liverpool Biennal; 2005, The Jerwood Drawning Prize, The Jerwood Space, Londra.Il suo lavoro è inserito nella collettiva Secret Societies prossimamente presso la Schirn Kunsthalle di Francoforte (23 giugno-25 settembre 2011) e successivamente al CAPC di Bordeaux.
Opening: 4 maggio, alle ore 18,30
Furini Arte Contemporanea
Via Giulia 8, Roma
Orari: da mercoledì a venerdì, ore 13-19; sabato, ore 15-19
ingresso libero