Patrick Jolley e Reynold Reynolds non sono i primi ad affrontare il tema dell'ambiente domestico, inteso come luogo di sicurezza e di conforto, ma il loro approccio si scosta fortemente dal modo ordinario. Nel loro ultimo progetto, il domestico e' trattato come un evento inquietante ma non dal punto di vista sentimentale o esistenziale.
PATRICK JOLLEY / REYNOLD REYNOLDS
Sabato 16 novembre 2002 alle ore 21.00 inaugura la prima personale italiana di Patrick Jolley ( Ireland 1964) e Reynold Reynolds (New York).
Patrick Jolley e Reynold Reynolds non sono i primi ad affrontare il tema dell'ambiente domestico, inteso come luogo di sicurezza e di conforto, ma il loro approccio si scosta fortemente dal modo ordinario. Nel loro ultimo progetto, il domestico è trattato come un evento inquietante ma non dal punto di vista sentimentale o esistenziale. I due artisti non sono interessati alle "confessioni" personali che confondono spesso il racconto domestico, le immagini inscritte nella realtà quotidiana, il corrispettivo del mondo personale, intimo, quella specie di agenda identitaria che invece caratterizza abbondantemente l'arte post-concettuale.
Mentre un significativo numero di lavori visivi e letterari contemporanei hanno calcato la mano sull'a comunità domestica come fonte di malessere, drammi e conflitti, la famiglia problematica, Jolley e Reynolds si concentrano sulla casa come spazio interiore misterioso, anomalo, sugli oggetti non come specchio o codice di un diario interiore, ma come strumenti e medium di un rito, di un gioco assurdo, strano, magico, il cui significato e funzione fa da canocchiale ma anche da passaggio per una sorta di emblematica iniziazione. In ogni caso, questi film sperimentali condividono una linea con la tradizione assurda dell'avanguardia (pensiamo ai Dada o al Surrealismo, suo più cerebrale figlio). Anche se il domestico è descritto come un luogo soffocante, carico d'ansia e di inaspettati pericoli, è però accompagnato da un elemento inquietante, stridente, qualcosa che è carico di ironia dissacrante e spaventosa che è tipica dell' umor nero.
Prendiamo per esempio il cortometraggio The Drowning Room (2000) di Jolley e Reynolds Qui i due artisti-immaginano il dramma del "lavandino di cucina"creando uno sconvolgimento narrativo girato interamente in un set sommerso. Questa soap opera subacquea, che si svolge in un'enorme vasca, è un'esplorazione dell'irreale, dove gli oggetti del quotidiano prendono vita e ritualizzano gli eventi umani, come un pranzo familiare, guardati però sotto una densa, fosca luce. L'evento più familiare e quotidiano, la classica scena di genere, assume qui il ritmo, il peso, e l'immaterialità di un fatto straordinario, onirico, surreale.
In mostra sarà presentato un video, Burn, a una serie di fotografie in cui gli spazi della casa e gli oggetti del quotidiano vengono sacrificati quasi a insaputa delle persone che abitano quelle stanze. Mentre tutto prende fuoco, le fiamme si alzano, le cose si piegano e si liquefano, e tutto si incenerisce, ricadendo sul pavimento come neve, i comlponenti della famiglia continuano a vivere, serenamente ignari, la vita di tutti i giorni. Qualcosa che vive dentro, nel profondo degli individui, nelle cose o nello stesso luogo, si materializza, invade la realtà , ne sconvolge la linearità , proiettando un'altra dimensione al suo interno, un evento surreale di altra natura, qualcosa di magico o di terribile che ha il potere di ridisegnare i contorni della realtà e l'immagine della vita.
Nell'immagine, un lavoro di Patrick Jolley
opening 16 novembre 2002 ore 21.00
orario mart - sab 15.00 - 19.30
Info: via baretti 3/a 10125 torino T 011.6503978 F 011.6686210
Galleria Antonella Nicola
Via baretti 3a I-10125
Torino