At home. La mostra personale dell'artista serba raccoglie alcuni temi ricorrenti nella sua recente produzione: memoria, identita', natura perturbante: "la sua sapiente pittura incornicia l'immagine tra gli arcaici simboli che l'autrice dimostra di conoscere bene e in questo contesto di voler citare".
a cura di Saverio Simi de Burgis e Barbara Peci
Nella ricerca artistica di Ivana Bukovac grande rilevanza occupa il concetto di Memoria affrontato e analizzato nel suo continuo rapporto con l’Identità, da cui deriva la realizzazione di figure femminili che, attraverso elementi di natura simbolica, suggeriscono la chiave di lettura di un racconto di cui sono protagoniste. Tramite la loro fissità, le figure rappresentate appaiono di dimensioni più grandi del normale, quasi al limite della sproporzione, mentre l’espressione dei loro volti, spesso dura e austera, offre l’occasione per una riflessione in cui gli aspetti di una memoria passata, talvolta inconsciamente rimossi, riaffiorano con una forza tale da non poter essere ignorati.
In questa continua altalena emotiva tra passato e presente, s’inserisce l’aspetto legato all’Identità che viene così presentato sia attraverso il punto di vista del passato, inteso come un qualcosa che richiede continuamente azione e trasformazione perché vivo, sia attraverso quello del presente nella sua accezione di continua evoluzione di natura perturbante che spesso lascia destabilizzati.
“at home”
di Saverio Simi de Burgis
Memoria, identità, natura perturbante sono i temi ricorrenti della recente produzione di Ivana Bukovac, rilevati dalla stessa artista quali oggetto della sua attuale esposizione. Si tratta di motivi interdipendenti tra loro: la ricerca dell’identità per un’artista come lei che da anni vive fuori dalla sua patria, è scontato che debba trovare riscontro in una memoria allo stesso tempo individuale e collettiva che la conducano a mettere più obbiettivamente a fuoco situazioni e vicende di un recente o più lontano passato, valide per affrontare il presente e il futuro. La natura perturbante è sicuramente determinata dal ricordo rivolto a un passato duro e spesso drammatico dove le popolazioni che hanno vissuto tali esperienze si sono contrapposte spesso in termini accaniti e violenti, dove i sopravissuti in una geopolitica in apparente continua mutazione che si è venuta a configurare in tutta l’area balcanica, ancora ne evidenziano le tracce e le ferite. Effettivamente la magnifica area che si propende sull’altra costa adriatica dirimpetto a quella italiana inoltrandosi dalla Grecia e dall’Albania fino a quello che era l’ex Impero Austro-Ungarico verso la Romania e la Bulgaria, storicamente ha rappresentato un crogiolo di culture di scambio fondamentale per l’Europa che possono ancora oggi riassumersi nel propagarsi delle tre grandi religioni più diffuse nella zona, da quella cristiana, a quella greco-ortodossa, a quella islamica. Il che ovviamente implicherebbe considerazioni più approfondite sulle origini di tali culture destinate a un continuo e proficuo scambio oggi ancora molto in voga e sentitamente attuale, tra oriente e occidente. A tale proposito risulta calzante la massima incisa nella parte centrale del pavimento dell’emblematica chiesa veneziana di Santa Maria della Salute, unde origo inde salus, dove c’è l’origine, lì c’è la salvezza che assume una valenza antropologica di carattere lenitivo. La citazione latina torna utile per focalizzare l’esatta cifra dell’attuale proposta di Ivana Bukovac volta a recuperare con una raffinata e colta pittura, nonché grazie all’ideazione delle sue installazioni pensate appositamente per SpaziOfficina, il senso di un’infanzia vissuta accanto a guerriere e solide figure femminili, inedite modelle vestite ora con gli abiti della milizia partigiana, ora rappresentate nelle più consuete ed eleganti vesti folkloristiche della tradizione serba, ricche di ricami e trine. Aspetti particolari e pregevoli di cui tale tradizione, assieme alla raffinata manifattura dei tappeti pure citati nei suoi dipinti, è stata esemplarmente produttrice.
La sapiente pittura di Ivana Bukovac incornicia l’immagine tra gli arcaici simboli che l’autrice dimostra di conoscere bene e in questo contesto di voler citare. Nel suo caso, inoltre, l’utilizzo di una proposta frontale dei ritratti che tanto ricordano in una resa formale contemporanea, le antiche icone della tradizione bizantina, così care, ad esempio, seppure in una proposta cromatica diversa, al Malevic distante dai furori avanguardisti e precisamente prima, ma anche dopo, rispetto alla realizzazione del “Quadrato nero su fondo bianco” dove tendeva ad annullare ogni rappresentazione pittorica alla quale, di fatto, non riuscì mai a rinunciare.
I colori utilizzati dalla Bukovac sono colori caldi, accattivanti, stesi sopra linee di un disegno che la nostra autrice denota di padroneggiare bene e che nella resa pittorica che vi si sovrappone in termini calibrati non riusciamo più a scorgere, se non dopo un’attenta lettura. Interessanti i passaggi tonali mediati attraverso una scrupolosa assimilazione della pittura veneta, quasi approfondita, nel suo caso, tramite il rimando al determinante influsso nordico fiammingo, vedi lo spiccato interesse per il “particolare”. E in effetti se si confronta la definizione di certi dettagli come quelli rappresentati dai ricami e dai merletti così minuziosamente delineati, ci si può più facilmente rendere partecipi di tali associazioni che rendono la sua pittura ancora più precisa e raffinata. Ivana Bukovac non si limita tuttavia a ridurre la sua ricerca unicamente in chiave pittorica e a dimostrazione che i contenuti, le idee portanti del suo messaggio sono più rilevanti dei media e delle forme adottate per esprimerle, accompagna la rassegna con una serie di originali disegni che rappresentano la scrittura più immediata del suo pensiero, a installazioni in cui ricorre all’industriale vetroresina trattata preziosamente quasi a fare il verso all’antica tecnica muranese del vetro soffiato per la realizzazione dei prototipi delle tipiche pantofole che usava da piccolina nella sua terra natale tramite le quali sembra voler ancora rimarcare il forte legame tra passato e presente e nello spostamento a Venezia, tra culture per lei così essenziali e complementari. L’artista corona questa sua prima personale con delle opere realizzate in un ordito all’uncinetto dove assembla insieme ciocche di capelli di persone diverse, assegnando a questo suo intervento una concezione rituale quasi magico–cultuale, volendo così sottolineare nel loro possesso una forte identità di appartenenza e di ricordi che si intrecciano riconducendoci alla fine all’essenza di un’unica e fondamentale memoria. Con tale proposta l’autrice chiude il cerchio dell’attuale rassegna ricollegandosi ancora, comunque, al valore già enunciato e implicito nei suoi dipinti, intrisi di un’analoga, aperta e coinvolgente dimensione poetica.
Ivana Bukovac
Nata a Krusevac , Serbia il 10/04/’85
Diploma di maturità artistica 2004
Diploma di laurea triennale in pittura 2008
Attualmente iscritta al Biennio di Laurea specialistica presso l'Accademia di Belle Arti di
Venezia ed assegnataria di uno studio conseguito nell’anno 2010 a seguito del bando di
concorso organizzato dalla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia.
2011
at home, a cura di Saverio Simi de Burgis e Barbara Peci, spaziOfficina “quarnaro”, Padova. Mostra patrocinata dalla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia
Opera 2011 Atelier Bevilacqua La Masa, a cura di Stefano Coletto e Rachele D’Osualdo, Fondazione Spinola Banna, Poerino, Torino
2010
Concorso Internazionale di Pittura “Dario Mulitsch”, Palazzo Coronini Cronberg, Gorizia (vincitrice del primo premio della giuria)
Open Studios, esposizione collettiva a cura di Stefano Coletto e Chiara Casarin, Palazzo Carminati, Venezia
“F”, workshop a cura di Carlo Di Raco, Magazzino 3, Magazzini del Sale, Venezia
Workshow, esposizione collettiva a cura di Stefano Coletto e Chiara Casarin, Palazzetto Tito, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia.
Open Studios & Workshow, Complesso dei SS. Cosma e Damiano, Giudecca, Venezia.
2009
Nudisegni, esposizione collettiva a cura di Annalisa Tornabene, Palazzetto Tito, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia.
Facciamo Quadrato, esposizione collettiva di scultura a cura di Robberto Pozzobon all’interno del progetto Nuove figure 3, Accademia di Belle Arti, Venezia.
“F”, ciclo di workshop a cura di Carlo Di Raco all’interno del progetto Nuove Figure 3, Accademia di Belle Arti e Magazzino 35 di Forte Marghera, Venezia
Nuovi Orizzonti in Laguna,esposizione collettiva a cura di Ivana D’Agostino, Centro Cultural Borges, Buenos Aires, Argentina.
Immagine: Cilim, olio su tela, cm.100x150, 2010
Inaugurazione: giovedì 16 giugno Ore 19.30-22.30. Drink Partner dell’evento Azienda Agricola Capodoglio – Due Carrare (PD)
Associazione Culturale spaziOfficina “quarnaro”
Via Quarnaro, 1- Padova