Un progetto espositivo nato dal film vincitore del Premio Speciale della giuria del Torino Film Festival 2010 e dall'omonima serie documentaria. Realizzato da Andrea Fenoglio e Diego Mometti il film e' basato su una ricerca durata 5 anni a partire dalle interviste che lo scrittore Nuto Revelli fece nei territori rurali e montani del cuneese durante gli anni '70. La mostra presenta un dialogo tra voci, luoghi e racconti dei protagonisti di allora e di oggi, sulle tracce di quel popolo contadino che manca.
a cura di a.titolo
Il popolo che manca di Andrea Fenoglio e Diego Mometti è una mostra tratta dal film e dall’omonima serie
documentaria realizzata dai due autori in cinque anni di ricerca e di lavoro sul campo. Il “campo” è l’ampio
territorio del cuneese; i temi, i luoghi e i materiali del film e della mostra sono ispirati e ricavati dalle
testimonianze raccolte negli anni settanta da Nuto Revelli, poi pubblicate in due straordinari volumi:
Il mondo dei vinti (1977) e L’anello forte (1985), editi da Einaudi. A decenni di distanza, Mometti e Fenoglio
si sono rimessi sulle tracce del “popolo che manca”, il popolo contadino. Hanno ripreso e riascoltato le
bobine registrate con il magnetofono oggi conservate dalla Fondazione Nuto Revelli, recuperando i
toni delle voci e il senso dei racconti di quei narratori, testimoni impotenti dell’estinzione del mondo
contadino, messo a dura prova prima dalle guerre e poi travolto dalla massiccia industrializzazione
degli anni sessanta e settanta. I due autori hanno riassociato a quelle voci i luoghi – pascoli e borgate di
montagna, paesi tra le colline, fabbriche e cascine di pianura – hanno ritrovato alcuni testimoni o i loro
discendenti, ne hanno incontrati di nuovi, riscrivendo nel presente vicende del passato e mostrandone
gli effetti di lunga durata. Il loro approccio, programmaticamente svincolato dalla metodologia
scientifica, trova spazio d’espressione nella progettualità artistica: il materiale documentario è assunto
quale occasione per suscitare nuove relazioni e riflessioni inedite; l’archivio viene reinterpretato e da
spazio preposto allo studio e alla conservazione, diviene motore di una dinamica aperta al complesso
rapporto tra storia e attualità.
Vincitore del Premio Speciale della Giuria al Torino Film Festival del 2010, Il popolo che manca trova una
nuova versione e un’inedita articolazione spaziale nelle sale del Filatoio di Caraglio. Alla tradizionale
visione frontale, la mostra sostituisce un percorso che pone l’accento sulle voci e sui dialoghi, invitando
il visitatore a un cammino insieme fisico e narrativo e offrendogli la possibilità di costruire gli intrecci
di un proprio personale racconto.
L’esposizione, curata da a.titolo – il collettivo curatoriale che dal 2010 ha assunto la direzione artistica
del CESAC – costituisce un capitolo di Fare Museo/archivio, il progetto inteso a istituire una relazione
stretta tra arte contemporanea, memoria, luoghi e abitanti, orientato da un’idea di museo condiviso
e plurale.
Aperta dal 2 luglio al 30 novembre 2011, la mostra è uno spazio di riflessione sulla memoria, sulla
testimonianza, sulle trasformazioni: temi che durante i mesi d’apertura saranno al centro di un
laboratorio ideato appositamente per i docenti delle scuole superiori della zona, condotto dagli autori
e dalle curatrici.
La prima sala introduce la figura e la metodologia di Nuto Revelli attraverso le sue stesse parole e le
considerazioni di testimoni che l’hanno conosciuto. Le sale successive sono dedicate al confronto
tra due mondi distanti: l’epica della cultura contadina da un lato, trasmessa dalle voci dei suoi ultimi
epigoni e, dall’altro, un flusso di micro racconti che approfondiscono l’intimità dei ricordi individuali,
invitano all’ascolto e aprono una possibile via alla contemporaneità.
Le voci dei vecchi testimoni echeggiano nelle sale e scrivono pagine apocrife de Il mondo dei vinti. La
coscienza della perdita di un mondo atavico, le prove del fallimento di un modello industriale a corto
respiro e la consapevolezza di essere continuamente a un punto di svolta della società attuale, si
riflettono nelle esperienze quotidiane, familiari, nelle considerazioni dei testimoni di oggi, creando
una narrazione sospesa.
Le immagini dei luoghi avvolgono gli spettatori nel paesaggio della provincia di Cuneo. Attraverso
un’esperienza immersiva, quel paesaggio invita a riflettere sulle urgenze ambientali e sociali della
nostra civiltà.
L’iniziativa Il popolo che manca è organizzata dall’Associazione Culturale Marcovaldo con il sostegno
dell’Unione Europea - Fondo Europeo di Sviluppo Regionale nell’ambito del Programma Alcotra
2007-2013 - “Insieme oltre i confini”- progetto “VIAPAC - Via per l’arte contemporanea”.
Il popolo che manca al CESAC è un evento collaterale del Festival del ritorno ai luoghi abbandonati, a cura della
Fondazione Nuto Revelli Onlus, un festival itinerante in Valle Stura (Cn) con film, dibattiti, musica,
laboratori e momenti di confronto con altre realtà italiane ed europee sul tema del ritorno ai luoghi
abbandonati, i cui appuntamenti si svolgeranno nella Borgata Paraloup e nei comuni di Rittana,
Valloriate, Demonte, Borgo San Dalmazzo, Cuneo, dal 6 al 10 luglio 2011.
Andrea Fenoglio (1977) vive a Pinerolo (To). Laureato in Lettere Moderne a indirizzo Storico-Cinematografico
all’Università di Torino, ha studiato presso l’Universidad Nova di Lisbona, dove ha scritto la tesi di Laurea dedicata
al regista portoghese Padro Costa. Nel 2005 ha intrapreso l’attività di documentarista con la realizzazione del
film Scritti di Pietra, dedicato alle dinamiche estrattive e produttive della pietra di Luserna. Nel 2007 ha realizzato
L’isola deserta dei carbonai, vincendo il premio della giuria al 55° Trento Film Festival e al 10° Cervino Cine Mountain.
Nel 2008 è la volta di La società invisibile, una videoinstallazione che utilizza l’audio di una lezione tenuta dal
filosofo spagnolo Daniel Innerrarity e le immagini filmate in spazi urbani abbandonati e marginali. Nel 2011 ha
iniziato, con Diego Mometti, una collaborazione con il Centro Giacometti di Stampa, in Svizzera, finalizzata
alla realizzazione di un progetto teso a indagare l’opera degli artisti Alberto, Giovanni e Augusto Giacometti in
relazione alla storia culturale del territorio montano di provenienza, la Valle Bregaglia.
Diego Mometti (1977) vive a Pinerolo (To). Laureato in Lettere Moderne a indirizzo Storico-Artistico con la tesi
Forme alternative di produzione e distribuzione di arte contemporanea, il caso Oreste, dal 2001 indaga realtà comunitarie
urbane e rurali mediante performance collettive e videoinstallazioni, quali, tra le altre, Deriva en Barcelona,
esplorazione psicogeografica realizzata a Barcellona con il gruppo Belgradostraat. A seguito della collaborazione
con l’Università di Torino, nel 2005 è responsabile del corso di Estetica per una Tecnologia Suave alla Facoltà di
Belle Arti della Universidad del Chile. In questo contesto partecipa alla realizzazione, con il collettivo Netzfunk,
di Memoria Historica de la Alameda, uno strumento di geolocalizzazione delle memorie sulla mutazione sociale e
politica di Santiago del Cile che consegue vari premi dedicati alla ricerca neomediale, e collabora con il collettivo
Trabajos de Utilidad Publica. Ha scritto il capitolo sulle pratiche artistiche in rete per Arte contemporanea dagli
anni ’50 a oggi, curato da Francesco Poli per Electa, e collabora con la rivista cilena “Mano de obra”.
Insieme con la Fondazione Nuto Revelli Onlus di Cuneo, Andrea Fenoglio e Diego Mometti hanno appena
portato a termine il Progetto Aristeo, conclusosi nel 2010 con la realizzazione del film Il popolo che manca e
dell’omonima serie documentaria, Il lavoro, La terra, Le migrazioni, nati dalla collaborazione della Fondazione
Nuto Revelli con la casa di produzione Pulsemedia di Reggio Emilia e dal sostegno congiunto della Regione
Piemonte, del Piemonte Doc Film Fund e di Marco Polo Environmental Group. Il film ha vinto il Premio speciale
della Giuria al 28° Torino Film Festival e il premio “Luciano Emmer” al 59° Trento Film Festival. Dal lavoro di ricerca
per i film gli autori hanno realizzato il sito di consultazione di materiale d’archivio www.ilpopolochemanca.it.
Il CESAC ha sede nel Filatoio di Caraglio, la “fabbrica da seta” più antica d’Europa, caso unico nel contesto
produttivo del Piemonte seicentesco. Costruito tra il 1676 e il 1678 da Giovanni Girolamo Galleani, ha l’aspetto
aulico di una dimora fortificata in cui la zona residenziale si affianca a quella produttiva, con i “fornelletti” per la
trattura e gli imponenti “mulini da seta” per la torcitura del filato, ricostruiti in occasione del restauro. Il CESAC
nasce nel 1999 dalla volontà della Regione Piemonte e dell’Associazione Culturale Marcovaldo di rafforzare la
presenza e la fruibilità dell’arte contemporanea nell’area del Piemonte sud occidentale, come una struttura
in grado di operare in sinergia con il sistema artistico nazionale e internazionale, e in particolare con enti e
realtà affini d’oltralpe. Concepito come luogo in cui sperimentare modelli di offerta e produzione culturale
innovativi, ha tra le sue vocazioni quella di avvicinare il territorio alle diverse e più significative espressioni
della ricerca artistica contemporanea, europea e internazionale, per far sì che gli artisti possano interagire
con le forze vive della società locale e aiutarle a esprimere proprio attraverso l’arte il loro modo di essere e di
vivere la contemporaneità. Il CESAC fa parte di AMACI, l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani
www.amaci.org
a.titolo è un collettivo costituito da cinque curatrici, storiche e critiche d’arte – Giorgina Bertolino, Francesca
Comisso, Nicoletta Leonardi, Lisa Parola e Luisa Perlo – con lo scopo di indagare e sperimentare le potenzialità
dell’arte contemporanea nell’ambito dello spazio pubblico e della sfera sociale. a.titolo cura progetti di arte
pubblica e context-specific, mostre, produzioni d’artista, workshop e residenze, conferenze e pubblicazioni
promuovendo la relazione tra arte, territorio e comunità. Nato a Torino nel 1997, nel 2001 ha dato vita all’omonima
associazione culturale. Responsabile dell’applicazione del programma per la produzione di opere d’arte per lo
spazio pubblico Nuovi Committenti in Piemonte, nel 2010 ha assunto la direzione artistica del CESAC.
www.atitolo.it
Ente promotore: CESAC Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee
dell’Associazione Culturale Marcovaldo
con la collaborazione della Fondazione Nuto Revelli
Info: Associazione Marcovaldo, via Cappuccini 29, 12023 Caraglio (Cn)
0171 618260, www.marcovaldo.it, cesac@marcovaldo.it
Numero verde Regione Piemonte: 800329329
www.ilpopolochemanca.it
Eventi correlati: Festival del ritorno ai luoghi abbandonati, Borgata Paraloup, Rittana, Valloriate,
Demonte, Borgo San Dalmazzo, Cuneo, a cura della Fondazione Nuto Revelli
Onlus, 6-10 luglio 2011, www.paraloup.it, www.nutorevelli.org
Opening sabato 2 luglio 2011 dalle ore 16 alle ore 20
Il Filatoio di Caraglio
via Matteotti 40, - Caraglio (Cn)
Orari: da giovedì a sabato ore 14.30-19, domenica e festivi ore 10-19
ingresso libero