How to be me. Video, fotografie e istallazioni che vedono protagonista l'artista, figlia di quella Polonia dove le donne portano i segni della sofferenza sul volto, con la lussuria negli occhi e la vanita' del possesso.
A cura di Clarissa Tempestini
Lirica, ironica e profonda. Grottesca, stordita e compatta. Violentata fino
al limite del cattivo gusto.
Rzeczpospolita Polska.
La Polonia parla dell’immensità del tutto, e lo fa attraverso i toni più
impudenti, sgomenti, forse l’unico modo di affrontare ciò che si
porta dietro e dentro.
Una terra che cerca le ragioni di quegli abissi dell’animo umano che
l’hanno devastata, dissanguata, come una cava di pietre preziose sac-
cheggiata con picconi temperati fino a renderla un involucro roccioso
e insormontabile all’esterno, completamente vuoto e sperduto dentro.
Un popolo che guardando sempre avanti vede il passato come fosse
un’entità viva, un essere che respira il suo alito violaceo e violento,
moribondo ma immortale.
Ma lo sguardo della sua gente è sempre alto, fiero,
instancabile.
Ha la nobiltà di una sublime pulizia morale. Mostrare non vuole dire
peccare. Fotografare un corpo nudo e reso immobile dalla pellicola
non vuole dire sbagliare. Non vuol dire stuprare le madri e costruire
ghetti. Non significa far morire di stenti in una buca profonda quanto
un oceano artico. Non trasforma l’immagine del nostro umile corpo
nella nostra peggior nemica.
L’arte polacca contemporanea è in salute, è vigorosa, e
molto cattiva. Non ha limiti, non sente ragioni, è curiosa come un
insetto necrofago. I confini polacchi erano preda di decisioni deus ex
machina, i limiti della sua arte erano rappresentati dalle pareti mentali
sponsorizzate dai cartelloni del messianismo e del regime comunista.
E da quel muro grigio cenere, che ha reso il cielo plumbeo e carico di
odio fino alla sua caduta nel 1989, e che aveva sigillato le gole di uo-
mini e artisti. Quando è caduto, la Polonia si è timidamente affacciata
sui paesaggi intellettuali occidentali, spesso prendendo le distanze da
un ovest mestamente decadente e rivendicando una sua identità schi-
ettamente polacca, slegata anche da qualsiasi filone slavo.
Gli intellettuali hanno smantellato tutti quei muri mattone
per mattone, non in una sola volta come un colpo di stato edilizio,
ma nello stile che li contraddistingue, laborioso e costante, indipen-
dente .
I giovani artisti emergenti della scena polacca sono conno-
tati da linguaggi netti e oscenamente profondi. Usano una
body art estrema, un medialismo che denuncia per la prima volta i veri
limiti della rinascita culturale del paese. Esercitano un’arte impegnata e
sanguinaria che scandisce il loro racconto dalla caduta dell’utopia co-
munista attraverso un linguaggio tradizionale e sfocia nel più disperato
e corrugato urlo di affermazione del proprio io, ora e adesso.
Cercano il loro io diviso, il loro io incorporeo e corporeo, l’io in-
teriore e la coscienza di sé, l’io onirico, l’io surreale, e invece di orga-
nizzare una struttura psichica sulla realtà circostante, decostruiscono
l’immagine creata sulle labbra della società capitalista, l’immagine del-
la morale pubblicitaria.
Sourmilk Artgallery continua la sua empatia con la Polonia, propo-
nendo dopo la mostra di Exilentia Exiff, quella di una giovane artista
emergente proveniente dallo stesso paese: Karolina Dryps. Il suo
nome va pronunciato ad alta voce, in coro, un suono polifonico. L’invito
e il gioco dell’artista si declamano nel titolo dell’esibizione “How to
be me”, in occasione della quale non sarà permesso comportarsi da
distratto flaneur. Karolina porta tutta la sua erotica carnalità sulle pareti
dello spazio, che ancora cerca di rimarginare i pensieri invadenti aperti
dalle donne sfinite di Exilentia Exiff. Lei, uragano di femminilità
moltiplicato compulsivamente in centinaia di fotografie che la ritrag-
gono, lei, che riproduce il suo corpo per la mera vanità di vedere la sua
immagine arpionata sulle figure degli altri.
Lei, protagonista sfacciata di una mostra che è sua, e per amor di pro-
nome personale si diffonderà in ogni angolo vivo e non dello spazio di
Sourmilk.
Video, fotografie e istallazioni avranno un solo tema, una sola regina,
Karolina, che non permetterà a nessun occhio di dimenticarla.
Lei, figlia di quella Polonia dove le donne hanno ancora le sembianze e
le funzioni del sesso femminile, con i segni della sofferenza portati sul
volto e sulla pelle, con la lussuria negli occhi e la vanità del possesso.
Lei, potenza generatrice di panico e maestra del paradosso, si prende
gioco della realtà e della società, mettendo al posto di quello che non
le piace la sua stessa immagine. Che adora, idolatra, venera, come ri-
fugio sicuro che riesce a suo piacimento a impastare e rimescolare,
guidare verso un insostenibile leggerezza illuminata.
“Per guadagnare da vivere io non dispongo che dei prodotti de-
rivati dalla mia paura. La realtà in sé è orribile, mi dà l’asma. La
realtà è insopportabile senza gioco, il gioco consente una im-
magine della realtà. Io non posso perdere il contatto con la re-
altà, ma per sopportarla ho bisogno di questo gioco astratto che
mi permette di trovare quello che può essere ancora umano.”
Roland Topor
Clarissa Tempestini
Immagine: Karolina Dryps
Inaugurazione: venerdì 9 settembre ore 21:30
Sourmilk Art Gallery, Art Bookshop e Alternative Cinestore
Via Trieste, 5 (Via S. Vincenzo) Sumirago (VA)
Orari: ven-sab 15-19:30 22-02, dom 18-24 variabile in base all'evento. Mer-giov su appuntamento
Ingresso libero