Dolls. In mostra opere in cui il modo tradizionale di intendere la pittura si integra a diverse forme d'installazione, caratterizzate dall'utilizzo di materiali poveri e industriali come fili di ferro e luci led.
L’universo femminile, da sempre ambito privilegiato nella ricerca artistica
di Antonella Cinelli e punto di origine di numerosi suoi lavori, offre
ancora una volta all’artista interessanti spunti nel processo d’indagine
della donna contemporanea e della sua moderna rappresentazione.
La scelta di realizzare delle opere in cui il più tradizionale modo di
intendere la pittura ben si integra alle nuove forme d’installazione
dell’arte contemporanea, caratterizzate dall’utilizzo di materiali poveri e
industriali, come fili di ferro e luci led, rispecchia la volontà dell’artista
sia di raccontare le contraddizioni della donna d’oggi sia di crearne
un’immagine veritiera. Si tratta di un lavoro completamente nuovo,
giocato sui contrasti e opposizioni.
Il nuovo ciclo di opere Doll per questa personale genovese prende
progressivamente forma dalla precedente serie Psyché, presentata a
Bologna, e diventa per l’artista l’occasione per esplorare e mettere in
luce aspetti e tematiche non ancora indagati del genere femminile; la
dualità tra essere ed apparire, investigata dall’artista in questi lavori si
lega al concetto di abito come strumento sociale nella comunicazione
della propria personalità. L’abito assume così grandissima importanza,
diventando l’elemento iconografico principale e massimo mezzo di
caratterizzazione e affermazione dell’individualità femminile nella
cultura dell’immagine nel mondo contemporaneo. L’idea di comporre
scintillanti abitini metallici, diretta evoluzione della gabbia metallica nel
ciclo Psyché, parte da un inconsueto concetto di abito che si carica di
significati ambivalenti e contrastanti.
L’abito diventando una rigida e trasparente struttura in ferro viene
privato delle sue funzioni pratiche di oggetto, realizzato per coprire il
corpo e farlo muovere comodamente, e viene rivestito di nuovi significati,
quasi fosse un’armatura nella quale la donna si sente costretta ma
al contempo protetta. L’assenza del corpo sottostante l’insolita veste
indica la scomparsa dell’identità della singola persona e la volontà di
rappresentazione di un genere, quello della donna-bambola, quale
creatura reale e artefatta. Il gioco che si viene a creare tra segno iper-
realista e installazione luminosa è sorprendente, e la minuziosa cura
con cui i dettagli del viso e del corpo vengono descritti si alterna ai
riflessi scintillanti e metallici degli scamiciati.
L’introduzione dell’elemento luminoso come simbolo dell’anima e del
palpito vitale dona all’abito il potere di coprire o illuminare la personalità
di chi lo indossa e di conferirne esso stesso l’identità. (Giulia Coraci)
Inaugurazione: Sabato 1 Ottobre alle ore 18.00
Rinascimento Contemporaneo
via Marsilio da Padova 2, Genova
Ingresso libero