Fly zone. In mostra 30 dipinti nei quali vince la narrazione; i vecchi francobolli della prima posta aerea campeggiano nelle tele di Ramella e fanno pensare al tempo lontano in cui i pensieri venivano affidati ad un pezzo di carta.
a cura di Marco di Capua
“Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei?” Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe
Impossibile non pensare alla storia dell’aviatore più letto al mondo guardando le opere di Giorgio Ramella riunite per la mostra FLY ZONE nella preziosa cornice di Palazzo Chiablese a Torino. 30 grandi e piccoli dipinti realizzati negli ultimi due anni, attraversati da un bimotore che viaggia di quadro in quadro, sorvolando paesaggi esotici, attraversando cieli tinti dal rosso del tramonto e dal nero di certe notti.
Nei quadri di Ramella vince la narrazione, composta da almeno due o tre scene diverse, e così quando l’occhio abbandona la scia dell’aereoplano scopre i bordi di un francobollo dove sono ritratte palme, piramidi, animali esotici… I vecchi francobolli della prima posta aerea, quelli che accompagnavano buste spedite da luoghi dai nomi impronunciabili come Cirenaica, Tripolitania, Eritrea e Somalia, campeggiano nelle tele di Ramella e fanno pensare a un tempo lontano, a quando i pensieri venivano affidati ad un pezzo di carta che si sceglieva di spedire per posta aerea, nella speranza che arrivasse prima al destinatario.
Pensieri che arrivano da un posto lontano, esotico, forse visitato solo in sogno ma non per questo meno reale grazie soprattutto alla pittura “forte” di Ramella che ce lo ripropone con uno spessore e una vitalità prorompenti; come sottolinea il curatore Marco di Capua nei suoi dipinti “Il centro è dislocato, per trovarlo, anzi, forse per arrenderti e rinunciarvi definitivamente, devi prendere in considerazione “tutta” la superficie del dipinto, affrontare un campo visivo che ti si spalanca davanti saturo di colore, ma non mirando dritto al cuore…. piuttosto seguendo diagonali, dal basso verso l’alto e in profondità, poi di nuovo tornando a galla, in superficie, come sparando a destra e a manca con la tua contraerea notturna perché, accidenti, quelle – le immagini, le sagome bersaglio – ti stanno venendo addosso.”
È questo magnifico stupore che riporta al protagonista del Piccolo Principe: la freschezza dell’infanzia mista alla magia di un luogo lontano, immaginato e suggerito. Le suggestioni della pittura di Giorgio Ramella non lasciano indifferente nemmeno il pubblico più difficile perché parlano ad una parte di noi dove non esistono censure, una FLY ZONE da proteggere e conservare nel proprio intimo.
La mostra è realizzata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e con il patrocinio della Città di Torino e Regione Piemonte. Sponsor tecnico Castaldi lighting srl
Biografia
Giorgio Ramella nasce a Torino il 24 febbraio 1939. Compiuti gli studi classici, frequenta l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino dove segue il corso di pittura di Enrico Paulucci e di tecniche incisorie di Mario Calandri. L’esordio sulla scena artistica torinese è negli anni Sessanta con un’esposizione alla Galleria La Bussola insieme a Ruggeri, Saroni, Soffiantino e Gastini; nella stessa galleria allestisce la prima mostra personale nel maggio del 1964. I lavori iniziali, gli Incidenti, sono caratterizzati da forme e frammenti metallici che compongono strutture drammatiche e allo stesso tempo rigorosamente calibrate. Un’opera di questa serie é acquisita nel 1962 dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma, mentre altre vengono esposte in importanti mostre nazionali, come il Premio San Fedele a Milano nel 1961, il Premio Michetti a Francavilla al Mare, il Premio Scipione a Macerata nel 1964 e la Quadriennale Nazionale di Roma.
Nel 1965 Ramella ottiene il primo premio di pittura al Premio Nazionale Villa San Giovanni e nell’anno successivo partecipa al Salone Internazionale dei giovani, mostra itinerante alla Galleria d’Arte Moderna di Milano, alla Scuola Grande di San Teodoro a Venezia e alla Promotrice delle Belle Arti di Torino. Durante questa mostra, curata da Guido Ballo, Ramella incontra e frequenta artisti milanesi come Pardi, Colombo, De Filippi, Marzot, Spagnulo, Baratella e altri stranieri quali Arroyo, Aillaud, Schmidt, Ramosa.
Nel 1970 è presente all’esposizione “Quelques tendences de la jeune peinture italienne” a Ginevra, Parigi e Bruxelles, curata da Luigi Carluccio. Dopo aver sviluppato ricerche di impronta più astratta e geometrica, nei primi anni Settanta, l’artista torna alla figurazione partecipando a diverse mostre nazionali e internazionali quali, “6 grabadores italianos” alla Casa del Siglo XV di Segovia; il Premio Ramazzotti al Palazzo Reale di Milano; “Perchè ancora la pittura” alla Reggia di Caserta; “Grafica italiana contemporanea” al Museo d’Arte Moderna di Buenos Aires, San Paolo del Brasile e di Toronto; la FIAC al Grand Palais di Parigi; “Il museo sperimentale” al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli.
Nel 1985, curata da Paolo Fossati per le Edizioni Fabbri, esce la monografia Un pittore dipinge la pittura, che illustra l’orientamento assunto in quel periodo: attraverso una messa in scena quasi cinematografica Ramella rappresenta con affettuosa ironia la figura del pittore tradizionale ottocentesco en plein air.
Nel 1990 a Palazzo Robellini di Acqui Terme la mostra “Due stagioni allo specchio”, curata da Lorenzo Mondo e Francesco Tedeschi, mette a confronto le opere del primo periodo, Incidenti, con quelle realizzate alla fine degli anni Ottanta Lettere e Pavimenti. Nel 1991 partecipa all’esposizione, curata da Enrico Crispolti, “Segni, strutture, immagini” alla Galleria Salamon di Torino. L’esposizione personale del 1993 al Palazzo del Comune di Spoleto, curata da Flaminio Gualdoni, documenta un momento significativo nella tecnica e articolazione del mezzo pittorico nel lavoro di Ramella.
Nel 1994 una sua grande Crocifissione, esposta nel Convento di San Bernardino di Ivrea in una mostra presentata da Giovanni Romano, è acquistata dalla Fondazione De Fornaris per la GAM di Torino. La stessa opera è anche esposta a Lione e al Palazzo Ducale di Mantova in occasione della mostra “La croce e il vuoto” curata da Raffaella Morselli. Tra il 1994 e il 2000 l’artista lavora, dopo un viaggio negli Stati Uniti, ai Graffiti che espone alla Maze Art Gallery di Torino e al Castello di Barolo, e alla Galerie Unter Turm di Stoccarda e al Musèe Dèpartemental de la Préhistoire a Solutrè, Màcon. Nel 2001 alla Galleria La Nuova Gissi di Torino, espone per la prima volta il ciclo dedicato a Vincent Van Gogh, che successivamente porta alla Galerie di Lione e al Centre Le Polaris di Corbas. Nel 2003 la Regione Piemonte dedica a Giorgio Ramella una retrospettiva al Convento dei Cappuccini di Caraglio; nella mostra che copre circa dieci anni di lavoro sono esposte le prime opere in cui l’artista elabora una personale visione del mito orientalista. Nell’estate del 2006 presenta a Roma, nel Complesso del Vittoriano, una trentina di grandi opere in una mostra intitolata “Ramella: dai Graffiti all’Oriente 1994-2006” curata da Enrico Crispolti. Nel 2007 è a Trento con la mostra: “Via Crucis – Percorso parallelo tra Arte Sacra ed esperienze contemporanee”.
Nel 2008 partecipa a numerose mostre tra cui “L’arte di amare l’arte” presso il Museo Egizio di Torino e “‘900 cento anni di creatività in Piemonte”, Museo dei Campionissimi, Novi Ligure (Alessandria). Tra le mostre degli ultimi anni ricordiamo “A oriente verso sud”, a cura di Lea Mattarella a Palazzo Litta a Milano e a Torino presso le OGR - Officine Grandi Riparazioni.Palazzo
Palazzo Chiablese
piazza San Giovanni 2 (ingresso mostra da Piazzetta Reale), Torino
Orari: martedì-domenica 10.30-18.30.
Ingresso libero