MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna
L'espace de l'ecriture. Una selezione di circa 50 lavori provenienti da prestigiose istituzioni internazionali che documentano i temi principali della poetica dell'artista: il rapporto tra arte e linguaggio, lo status dell'opera d'arte, la critica del museo come dispositivo e idea. La mostra intende verificare come la relazione tra immagine, oggetto e parola costituisca il tema costante della ricerca di Broodthaers e ne abbia fortemente condizionato il processo creativo.
a cura di Gloria Moure
Il percorso di Marcel Broodthaers deve intendersi in termini di margini e frontiere,
nel senso che la sua azione inquisitiva e poetica allo stesso tempo sonda
continuamente i possibili limiti configurativi che tendono a segnarlo in ogni momento.
Gloria Moure
Che si faccia chiamare arte installativa o critica istituzionale,
la diffusione internazionale dell’installazione multimediale è diventata comune.
Dichiarando trionfalmente che viviamo in un’era postmediale,
la condizione postmediale di questa forma d’arte traccia il proprio lignaggio, di certo,
non tanto a partire da Joseph Kosuth ma da Marcel Broodthaers.
Rosalind Krauss
Con la precisa chiaroveggenza del materialista,
Broodthaers, fin dalla metà degli anni Sessanta, ha anticipato la completa
trasformazione della produzione artistica in un settore dell’industria culturale,
un fenomeno che riconosciamo soltanto adesso.
Benjamin Buchloh
Dal 26 gennaio al 6 maggio 2012 il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna
è lieto di presentare Marcel Broodthaers. L’espace de l’écriture, la prima
retrospettiva completa in Italia dedicata all’artista belga, a cura di Gloria
Moure.
Marcel Broodthaers è una delle figure più rivoluzionarie ed influenti nell’arte
del Novecento, ancora oggi imprescindibile per comprendere lo sviluppo delle
ricerche artistiche e teoriche degli ultimi decenni. La sua critica costruttiva e
ironica verso il sistema dell’arte come specifico sistema ideologico e il ruolo
politico dell’artista nella società ha posto questioni sempre più centrali nel
dibattito critico internazionale, rivelando l’attualità stringente delle sue
sperimentazioni tese ad esplorare e ridefinire il significato della creazione
artistica.
Dal 1976, anno della sua morte, alcune sue esposizioni si sono susseguite
nelle più importanti istituzioni museali internazioni come la Tate Modern di
Londra, il Walker Art Center di Minneapolis, il Museo Nacional Centro de Arte
Reina Sofià di Madrid e il Jeu de Paume di Parigi, mentre recentemente
l’importanza della sua opera è stata testimoniata dall’apertura di una sala
specificamente dedicata dal Museum of Modern Art di New York.
La mostra con cui il MAMbo rende omaggio al genio di Marcel Broodthaers
valorizza nella sua complessità e nella sua estensione un percorso artistico
sviluppatosi nel corso di una straordinaria carriera durata soli 12 anni dal 1964
al 1976. L’espace de l’écriture introduce per la prima volta al pubblico italiano
un’ampia selezione di circa cinquanta lavori provenienti da prestigiosi
istituzioni internazionali, tra cui l’Hamburger Bahnhof Museum di Berlino, lo
SMAK di Gand e il MACBA Museo di Arte Contemporanea di Barcellona, che
documentano i temi principali della poetica dell’artista: il rapporto tra arte e
linguaggio, lo status dell’opera d’arte, la critica del museo come dispositivo e
idea.
Il progetto curatoriale dell’esposizione intende verificare come la relazione
tra immagine, oggetto e parola costituisca il tema centrale e costante della
ricerca di Marcel Broodthaers e ne abbia fortemente condizionato tutto il
processo creativo. Le sue idee originali su come l’opera d’arte si identifichi
con la riflessione su se stessa e su come il sistema sociale ed economico
dell’arte agisca come contesto di creazione e legittimazione influenzando la
percezione del pubblico, non possono essere comprese in tutta la loro
profondità se non in relazione alla sua ventennale attività di poeta e alla
successiva decisione di estendere la vocazione letteraria nell’intraprendere il
nuovo corso della carriera di artista nel 1964.
Le opere in mostra - oggetti, stampe fotografiche, incisioni, diapositive,
edizioni, libri, installazioni e film -, realizzate tra il 1968 e il 1975, disegnano un
concetto espositivo coerente con questa chiave di lettura e vengono esposte
in rapporto a ciascuno dei diversi momenti in cui si articola il percorso della
mostra: La spazializzazione della poesia; L’oggetto e la sua immagine; Le
Musée d’Art Moderne; Concetto “décor”: la mostra.
Sono inoltre presenti le sale realizzate da Broodthaers per la mostra Eloge du
sujet, allestita nel 1974, il celebre Un Jardin d’Hiver II e La Salle Blanche,
presentata per la sua ultima mostra al Musée d’Art Moderne di Parigi nel 1975.
Nello slittamento di Marcel Broodthaers dalla disciplina della poesia verso
quella dell’arte, si rivela già essenziale, e decisivo per le successive
traiettorie del suo lavoro, l’interesse verso il funzionamento del linguaggio,
verbale e visivo, che egli eredita dai suoi maestri ideali Stéphane Mallarmé e
René Magritte.
É proprio quest’ultimo nel 1946 a regalare al giovane poeta Broodthaers una
copia dell’ultima opera di Mallarmé Un Coup de Dés (Un Tiro di Dadi), un testo
visivamente e concettualmente rivoluzionario, costituito da un’unica lunga
scrittura senza punteggiatura in cui le parole sono distribuite
apparentemente a caso sulle pagine, composte in caratteri e in corpi
differenti e circondate da diversi margini di bianco.
L’azzeramento del tradizionale concetto di spazio che Mallarmé compie con
questa opera agisce come una folgorazione sul percorso artistico di Marcel
Broodthaers, portandolo a sublimare il debito dichiarato di ispirazione con la
pubblicazione nel 1969 di un libro con lo stesso titolo e l’identica veste
tipografica di copertina, ma un diverso autore e un diverso sottotitolo.
Laddove Mallarmé scrive “Poème” dopo il lungo titolo, Broodthaers scrive
“Image”. Nella trasfigurazione di Broodthaers, invece delle parole, sono righe
e blocchi tipografici neri e grigi a tradurre il verbo in struttura visuale,
evidenziando le possibilità figurative della loro spazialità nella pagina.
La mostra prende avvio dai suoi primi espliciti atti d’artista compiuti nella
seconda metà degli anni Sessanta, per proseguire nell’analisi della sua
ricerca successiva in cui Broodthaers amplia progressivamente l’indagine
sulla relazione tra segno e contenuto, tra parola e potere, tra significante e
significato, tra verità e inganno, fino a creare sistemi complessi di segni che
sfuggono ad una interpretazione univoca, come nelle installazioni del museo
fittizio “Musée de Art Moderne” e nei successivi “Décors”, veri e propri
allestimenti cinematografici basati sull’accostamento di oggetti discrepanti e
simili in uno stesso spazio, capaci di creare un poema dalle tonalità variabili.
Attraverso un processo di esorbitazione dal segno della scrittura che lo
specifico poetico compie per divenire spazio, Marcel Broodthaers consegna
al linguaggio la stessa forza simbolica dell’immagine. La sua opera può
essere vista come un atlante di parole, un alfabeto visivo unico in cui le
combinazioni di testi e immagini dissolvono il significato convenzionale dei
linguaggi per interrogarsi sulle condizioni di accadimento delle opere d’arte.
In occasione della mostra viene stampato per le Edizioni MAMbo un Instant
Book contenente un ampio testo della curatrice Gloria Moure e le prefazioni di
Gianfranco Maraniello e Maria Gilissen Broodthaers, corredati da un ampio
apparato iconografico.
Durante l’intero periodo di apertura della mostra il Dipartimento educativo
MAMbo propone visite guidate ogni domenica alle ore 17. Ingresso € 4 a
persona più ingresso in mostra (€ 6 intero, € 4 ridotto), minimo 6 max 30
persone. Info e prenotazioni: tel. +39 051 6496652 (dal lunedì al venerdì, h.
10.00–13.00); tel. +39 051 6496611 (dal sabato alla domenica h. 10.00- 17.00).
Con la mostra dedicata a Marcel Broodthaers, considerato uno dei padri
fondatori dell’Institutional Critique, giunge a compimento il filone di ricerca
denominato Criticism che il MAMbo porta avanti fin dal 2006, ovvero un
percorso di riflessione e di indagine sulle pratiche artistiche e sulla funzione
del museo contemporaneo, che ha coinvolto artisti quali Ryan Gander, Paolo
Chiasera, Markus Schinwald, Giovanni Anselmo, Christopher Williams, Bojan
Sarcevic, Adam Chodzko, Eva Marisaldi, Diego Perrone, Ding Yi, DeRijke\De
Rooij, Guyton\Walker, Natasha Sadr Haghighian, Trisha Donnelly, Sarah
Morris, Seth Price.
Si ringraziano i prestatori delle opere in mostra:
The Estate of Marcel Broodthaers
Collection S.M.A.K., Stedelijk Museum voor Actuelle Kunst, Gent
MACBA Museu d’Art Contemporani de Barcelona
Staatliche Museem zu Berlin, Nationalgalerie
Caldic Collectie, Wassenaar
Collection Charles Szwajcer
Collection Launia et Maiti
Galerie Michael Werner, Märkisch Wilmersdorf, Cologne & New York
unitamente a tutti gli altri prestatori che hanno preferito rimanere anonimi.
Biografia
Marcel Broodthaers nacque a Bruxelles il 28 gennaio 1924. All'età di 18 anni
studiò chimica per un anno, ma poi il suo amore per la poesia ebbe il
sopravvento. Era attratto in modo particolare da René Magritte e dai suoi
quadri, nonché dalle opere di Kurt Schwitters, De Chirico, ecc. René Magritte
gli regalò una copia di Un Coup de Dés di Mallarmé. (Più tardi i quadri di
Magritte in cui le parole si contrappongono agli oggetti avranno un'influenza
fondamentale sulla sua opera). Tra il 1957 e il 1964 pubblica quattro raccolte
di poesie: Mon livre d'Ogre (1957), Minuit (1960), La Bête Noir (1962) e Pense-
Bête (1964).
La sua prima opera nel campo delle arti plastiche risale al 1964,
quando "ingessa" un pacco di esemplari invenduti della sua ultima raccolta di
poesie, trasformandoli in una scultura. In questo periodo espone oggetti della
vita quotidiana, lettere, disegni, ecc., spesso accompagnati da giochi di
parole verbali-visivi; inoltre realizza libri, cataloghi e stampe su qualsiasi
supporto, dalle tele attaccate alla parete ai rilievi in plastica. Nel 1957 gira il
suo primo film, La Clef de l’Horloge (un poème cinématographique en
l’honneur de Kurt Schwitters) e dal 1967 in poi realizza una serie di
cortometraggi (Objet, 1967; Le Corbeau et le Renard, 1967; Une Discussion
Inaugurale, 1968; Le Musée et la Discussion, 1969; Un Voyage à Waterloo,
1969; La Pluie. Projet pour un texte, 1969; Ceci ne serait pas une pipe, 1969-
1971, ecc.).
Parallelamente all'attività artistica, per guadagnarsi da vivere da
giovane lavora come libraio (nel 1950 organizza un'asta di libri) e giornalista
(collabora con varie riviste, come “Le patriote illustré,” “Germinal,” e “Le
journal du Palais des Beaux-Arts,” tra le altre). Nel 1962-63 lavora a Parigi
presso un'agenzia di stampa. In questo periodo lavora anche come guida e
cicerone al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles. Nei nove anni successivi
Broodthaers crea un ricco e prestigioso corpus di opere, tra cui spicca in
modo particolare il Musée d'Art Moderne, Département des Aigles. Il museo
viene inaugurato nel 1968 nella sua casa di Rue de la Pépinière a Bruxelles.
Nei quattro anni successivi il Museo diventa il perno centrale del suo lavoro,
sino alla chiusura definitiva avvenuta nel 1972 nel corso di Documenta 5.
Broodthaers era emerso come figura autorevole nel mondo dell'arte
contemporanea.
Un Jardin d'Hiver, esposto al Palais de Beaux-Arts nel 1974,
segna l'inizio di una serie di mostre in cui predomina il concetto di Décor,
implicitamente presente già dal 1968. Nel 1974 e nel 1975 allestisce, presso il
Centro Nazionale d'Arte e Cultura Georges Pompidou di Parigi, due importanti
mostre che definiscono e consolidano tale concetto, spiegato da Broodthaers
nel catalogo L'Angélus de Daumier del 1975. Nell'arco di tempo intercorso tra
queste due grandi rassegne organizza varie altre mostre che contribuiscono
allo sviluppo della sua oeuvre, tra le quali vanno menzionate: Catalogue,
Palais de Beaux-Arts, Bruxelles; Eloge du Sujet, Kunstmuseum, Basilea;
Invitation pour une exposition bourgeoise, Nationalgalerie, Berlino; Le
Privilège de l’Art, Museum of Modern Art, Oxford; Décor–A conquest by Marcel
Broodthaers, Institute of Contemporary Arts, Londra. Visse a Düsseldorf,
Londra e Berlino, cosa che contribuì a far aumentare l'interesse per la sua
opera in Europa e anche in altri paesi. Morì a Colonia nel 1976, nel giorno del
suo 52° compleanno.
Assistente del curatore: Direlia Lazo
Montage: Marie-Puck Broodthaers
In collaborazione con: Arte Fiera
Si ringraziano inoltre: Roberto Crivellini, Nicola Mazzanti, Caroline Bouchard, Bernard Debluts
Catalogo: Instant book Edizioni MAMbo
MAMbo è sostenuto da: Comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Press: tel. +39 051 6496653 - 608, ufficiostampamambo@comune.bologna
Conferenza stampa: mercoledì 25 gennaio h. 11.00
Opening day gratuito: mercoledì 25 gennaio h. 12.00–18.00
Vernice: mercoledì 25 gennaio h. 19.00- 22.00
MAMbo - Museo d’Arte Moderna
via Don Minzoni 14 - Bologna
Orari: martedì, mercoledì e venerdì h. 12.00-18.00, giovedì, sabato, domenica e festivi h. 12.00-20.00, chiuso il lunedì
Orari di apertura straordinari: da giovedì 26 a domenica 29 gennaio h. 10-24
Ingresso: intero 6 €; ridotto 4 €
Visite guidate
Dipartimento educativo: per gruppi e scuole la prenotazione è obbligatoria, tel. +39 051 6496652 – 611, mamboedu@comune.bologna.it
Gruppi (massimo 30 persone): € 80
Visite in lingua: € 100
Scuole: € 80