Due artisti differenti per poetica, collocazione geografica, pratica linguistica, ma che indagano entrambi i sistemi di relazioni, gli accadimenti, gli effetti e un'inesorabile indagine del processo: Frank con fotografie su plexiglas, Rickard tramite installazioni site-specific.
a cura di Martina Cavallarin
Andrea Frank
SYSTEMS
I sistemi dinamici di Andrea Frank riguardano lavori fondati sullo stato di crisi: la trasformazione
industriale e ambientale di vaste aree del pianeta hanno indotto della cause concatenate
devastanti ed irrimediabili. Queste riguardano il collasso dell’ecosistema, l’estinzione di alcune
specie di animali tra i quali famiglie di uccelli o generi di forme vegetali, e l’induzione di CO2 che
ha vertiginosamente aumentato la temperatura della terra.
Frank esplora questo tema complesso
attraverso la lente di System Dynamics (SD, un metodo sviluppato a MIT, Instituto di Tecnologia
del Massachusetts nel 1960) nel tentativo di capire come questo sistema scientifico dei
diagrammi dei cicli casuali può essere applicato come solida base per la ricerca artistica e la sua
produzione. Le fotografie sono delle immagini su plexiglas create attraverso un taglio laser e
assemblate a parete con una tecnica a collage assieme ad altri oggetti. Altre serie di lavori sono
costituite da fotografie di aule vuote del MIT e navi commerciali. I luoghi di educazione secondo
Frank sono rappresentativi quanto simbolici dello smarrimento sociale in cui ci ritroviamo, e i
giganti commerciali dei mari, di tutti i mari del mondo, sono la rappresentazione di un processo di
globalizzazione incessante e inarrestabile.
Gli studi condotti da Andrea Frank vanno in una direzione di "ecosostenibilità dell’arte" come
metodo per massaggiare concettualmente il muscolo atrofizzato della coscienza collettiva.
SYSTEMS è la seconda personale dell'artista alla Galleria Michela Rizzo
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David Rickard
DISPLACEMENTS
Il giovane artista neozelandese David Rickard lavora con differenti materiali dei quali indaga il
punto di collasso, lo stato di massima tensione, l’esasperazione ed un tentativo sempre frustrato,
ma mai fallimentare, di ordinare il caos. Per questa sua terza personale alla Galleria Michela Rizzo
Rickard crea delle installazione site specific essendo il suo lavoro strettamente correlato con lo
spazio e con il campo d’azione in cui si svolge la battaglia concettuale dei cambiamenti di
temperatura che sono costretti ad affrontare le opere.
Dai raffinati disegni a matita e inchiostro
che con tecnica maniacale raccontano il percorso di Testa, spalle ginocchia e dita dei piedi in
puntini uniti in grafici in bianco e nero, al tatuaggio a parete che riprende la trama micro della
texture di una moquette posta a terra, lo svolgimento della mostra passa a delle bombole
sottoposte alla corrosione del propano, a scaffalature in legno che raggiungono il punto di
cedimento sotto il peso eccessivo del denim per arrivare a ricomposizioni di lastre di vetro e alle
fotografie della performance Exhaust con la quale David Rickard ha partecipato al collateral
Round the Clock dell’ultima Biennale di Venezia.
Ciascuno di questi progetti ha un solo comune
denominatore che risiede nella sfida di comprendere quella zona infinitesimale in cui si passa
dalla resistenza alla resa attraverso uno stress provocato ed esasperato dalla pratica ossessiva
dell’arte.
Inaugurazione: sabato 21 ore 18.30
Galleria Michela Rizzo - Palazzo Palumbo Fossati
San Marco, 2597 - Venezia
Orari: mar-sab/Tue-Sat 10.00-13.00/15.00-18.00
Ingresso libero