Scatolabianca prosegue il progetto itinerante internazionale con la bi-personale degli installatori Alessandro Di Pietro e Serena Vestrucci. "Considerare i limiti del proprio spazio d'azione e' l'unico modo che mi concede di agire" (Di Pietro). "Guardo cio' che ho e cerco un modo per complicare la nostra relazione" (Vestrucci).
a cura di Martina Cavallarin
scatolabianca prosegue il suo progetto itinerante internazionale con due mostre alla
VBM 20.10 di Berlino: Boarding Pass N° 01, bi-personale del fotografo Matteo
Cremonesi e la pittrice Ilaria Del Monte e Boarding Pass N° 02, bi-personale degli
installatori Alessandro Di Pietro e Serena Vestrucci.
Durante il soggiorno tedesco di scatolabianca oltre alle esposizioni sono previsti
due appuntamenti alla galleria VBM 20.10: scatolabianca i cacciatori di teste, nuovo
progetto itinerante durante il quale il Team scatolabianca si muoverà in giro per
l'Europa alla ricerca di teste pensanti saldate a mani agilissime, artisti visivi
emergenti e le loro ricerche da trasportare e presentare in Italia. Martina
Cavallarin - critica e curatrice, Gianni Moretti - artista, Federico Arcuri -
artista e art director, Roberta Donato - PR & Fundrising, visioneranno il portfolio
di artisti under 35: la revisione prevede la scelta di 4 artisti che saranno
invitati ad esporre in una sede project specific di scatolabianca nel 2013.
Serena Vestrucci
Ho alcune cose in testa, ma non ho poi la certezza di metterle su carta. Come se ci
fosse la paura di dimenticarle proprio quando voglio fermarle. Lo stesso problema
dell’annotare qualcosa troppo presto, o troppo tardi. Non lavoro mai seduta. Alle
volte cammino avanti e indietro. Il più delle volte il mio lavoro entra ed esce dal
letto. Non nasce da nessuna cosa in particolare. Guardo ciò che ho e cerco un modo
per complicare la nostra relazione. Penso che se si crede che non si debba poi fare
molto per fare arte, un giorno smetterà di funzionare. Non so neanche io come si
faccia. In fondo è solo una questione di punti di vista e probabilmente da un’altra
parte sta andando tutto bene. Magari lo stesso sole che ho visto quattro ore fa e
che non vedo più, ora fa caldo a te. Mi sono sempre chiesta perché i film fanno
piangere e le mostre no. Ho letto che fino all’Ottocento la gente sapeva piangere
davanti ai quadri. Quindi, prima dell’avvento delle immagini in movimento. E poi
cosa è successo? Ora vado a farmi una passeggiata: una cosa tra le cose. Come se
tutti i giorni della vita dovessero avere un senso.
Alessandro Di Pietro
Considerare i limiti del proprio spazio d'azione è l'unico modo che mi concede di
agire.
Devo continuare a variare all'interno di questi limiti diversificando i processi di
creazione di un’opera.
Mi affido allora all'idea di un lavoro protocollare il quale mi concede regole di
contenimento espressivo e che distilla un lavoro meccanico ripetitivo e speculativo
sul lavoro stesso. Spesso, convinto lavorare ad un progetto, mi ritrovo infine con
lavori paralleli e scarti del progetto "matrice".
Penso che quegli scarti siano distillati progettuali, prodotti in potenza. La
potenzialità di un progetto, che in architettura viene prima della realizzazione
della struttura, in arte viene prima dell'annotazione dell'idea e questo aspetto che
non si può controllare, ma deve essere "ruminato" e reso un elemento trasversale
all'esecuzione dell'opera.
Questa condizione di ruminazione è data da stratificazioni di errori, da
accumulazioni rese catalogazioni, dal ritaglio, dalla reiterazione di un gesto,
dall'affissione di orizzonti e da una geografia empirica data da misurazioni su e
con se stessi, in relazione al proprio passaggio in un luogo.
Su quest'ultimo punto mi chiedo: << Non sarà che sto lavorando alla costruzione di
un'unità di misura? >>
Opening: 06.03, ore 19.00
VBM20.10
Lubbener Strasse, 23 - Berlin