Per la prima volta al di fuori dell'Austria una affascinante selezione di opere di Herbert Reyl-Hanisch, artista poliedrico e certamente emblematico degli anni fra le due guerre. Per tale rassegna, unica nel suo genere, collezioni pubbliche e private austriache, tedesche e italiane hanno messo generosamente a disposizione, in parte per la prima volta, i capolavori del pittore.
Herbert Reyl-Hanisch e Roma
Soprintendenza Speciale Galleria Nazionale d’Arte Moderna
Si inaugura giovedì 20 marzo presso il Museo Hendrik C. Andersen, alle ore 18.00, la mostra Il paese dell’animaâ€. Herbert Reyl-Hanisch e Roma, su un progetto di Christoph Bertsch.
La manifestazione, posta sotto il patrocinio dell’Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma e del Governatore del Land Vorarlberg, nasce dalla collaborazione tra il Museo Andersen, diretto da Elena di Majo, e il Forum Austriaco di Cultura in Roma, diretto da Andreas Schmidinger. Partecipano all’iniziativa il Land Vorarlberg e l’Università di Innsbruck.
Con la mostra “Il paese dell’anima†viene esposta per la prima volta al di fuori dell’Austria una affascinante selezione di opere di Herbert Reyl-Hanisch, artista poliedrico e certamente emblematico degli anni fra le due guerre. Per tale rassegna, unica nel suo genere, collezioni pubbliche e private austriache, tedesche e italiane hanno messo generosamente a disposizione, in parte per la prima volta, i capolavori del pittore.
La mostra è soprattutto imperniata, oltre che sul ciclo “Il paese dell’anima†realizzato fra il 1928 e il 1929, sulle opere eseguite dall’artista in Italia all’inizio degli anni ’30 del secolo scorso. I dipinti di Reyl-Hanisch sono infatti strettamente legati al contesto politico e culturale venutosi a creare in tale periodo fra Italia, Germania ed Austria. Emergono con particolare evidenza in questi primi anni ’30 le strette relazioni esistenti tra Italia ed Austria (Trattato d’amicizia, Accordo culturale, inaugurazione degli Istituti di Cultura), nel quadro delle quali l’artista espone tra l’altro nel 1933 al Museo di Roma alcune delle sue vedute della città .
Le opere più significative di Reyl-Hanish sono interpretate dalla critica come la contro-rappresentazione pittorica d’una realtà contemporanea che egli rifiuta, come utopie dipinte scaturite da un intimo desiderio di redenzione e di evasione rispetto a un esecrabile presente politico e sociale. Tali esiti artistici caratterizzati da un’armonia artificiosa, dalla costruzione di una realtà fantastica epurata dalle incrinature e dalle fratture del quotidiano mostrano infatti inquietanti parallelismi con la situazione politica dell’Austria dei primi anni ‘30 che, nella sua quiete apparente, già covava in sé latenti tendenze all’ emarginazione e addirittura all’ annientamente di interi gruppi etnici: dunque un’armonia sociale anch’essa artificiosa da instaurare sul piano politico con il terrore ed il fascismo (soppressione della democrazia, istituzione dello Stato corporativo, così come avevano fatto Mussolini in Italia e Hitler in Germania).
Herbert Reyl-Hanisch incarna dunque come forse nessun altro artista austriaco la dicotomia politica ed artistica della Prima Repubblica. Rampollo di un’antica famiglia di ufficiali dell’esercito austriaco, nasce a Vienna nel 1898 e vive nella sua giovinezza il crollo della monarchia danubiana, cui si sente fortemente legato per educazione ed origine. Studia alla Wiener Kunstgewerbeschule (Scuola d’Arte ed Artigianato di Vienna) con il professore Wilhelm Müller-Hofmann e conquista una certa celebrità in Europa soprattutto come ritrattista. Negli anni ’30 con la moglie Marianne si stabilisce a Bregenz sul Lago di Costanza dove muore nel 1937.
La parte più consistente della sua produzione artistica, stilisticamente vicina all’iconografia romantica della Neue Sachlichkeit (Nuova Oggettività ), evidenzia da un lato il rapporto dinamico con la situazione politica austriaca contemporanea e dall’altro si caratterizza per la creazione di paesaggi d’invenzione spesso dominati dal nudo femminile, quale incarnazione di una tipologia umana ideale. In alcuni degli spazi del Museo Andersen queste posizioni vengono messe tra loro a significativo confronto.
Il ciclo “Il paese dell’animaâ€, risalente agli anni 1928-1929, viene esposto a Roma per intero. Ventitrè gouaches illustrano le stazioni dell’anima umana dalla nascita alla morte. Si tratta di un’opera chiave dell’arte austriaca tra le due guerre: attraverso suggestive rappresentazioni paesaggistiche, Reyl-Hanish affronta il tema della situazione psicologica dell’uomo moderno e un testo dell’artista accompagna le immagini.
Parte integrante della mostra sono inoltre numerose opere raffiguranti paesaggi italiani, per la maggior parte presentate al pubblico per la prima volta: Venezia, Siena, San Gimignano, Positano, e naturalmente Roma. Vedute che, oltre a documentare i luoghi dove Reyl-Hanisch si fermò durante i suoi soggiorni italiani, evidenziano anche la raffinatezza del suo stile in particolare nel dominio delle ombre portate, la sua predilezione per l’arte tre-quattrocentesca e la sua capacità d’invenzione di luoghi fantastici. Si espongono inoltre per la prima volta gli schizzi e gli studi di Reyl-Hanish eseguiti a Roma, ciò che consente al visitatore una più puntuale comprensione del metodo lavorativo dell’artista austriaco.
Subito dopo la morte di Reyl-Hanisch, i suoi dipinti vengono conosciuti e apprezzati soprattutto in Germania, dove tuttavia alcuni di essi saranno intenzionalmente trascurati per dar luogo ad un’interpretazione univoca in senso nazionalsocialista dell’intera sua produzione.
La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue in italiano e in tedesco (edizioni medicea, Firenze), a cura di Christoph Bertsch con contributi critici dello stesso Bertsch e di Anna Maria Damigella.
Per maggiori informazioni e fotocolor rivolgersi a:
Elena di Majo, Soprintendenza Speciale Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Tel.: 06 32298302, fax: 06 3221579; email: comunicazione.gnam@arti.beniculturali.it eledimajo@yahoo.it
Museo Hendrik C.Andersen, tel. 06.3219089
Christoph Bertsch, Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Innsbruck/Institut für Kunstgeschichte der Universität Innsbruck: Tel.: 0043 512 507 44 12, Fax: 0043 512 507 2887
Orari: martedì-domenica, 9 – 19.30 (ingresso fino alle 19); lunedì, chiuso
Ingresso promozionale gratuito
Museo Andersen
Via Pasquale Stanislao Mancini 20, Roma
tel 063219089