Ufficio cultura Comune di Foiano
Mostra fotografica di Giuseppe Faralli e Massimo Padelli. Due i temi, 'Tempi, luoghi e situazioni' di Faralli, 'Dalla luce all'ombra' di Padelli. In questa rassegna i due artisti presentano solo immagini prodotte con il sistema analogico.
Alla galleria Furio del Furia dal 7 al 22 aprile Argento Vivo mostre fotografiche di Giuseppe Faralli e Massimo Padelli a cura del Gruppo fotografico La Pieve di Arezzo in collaborazione con il Fotoclub Furio del Furia.
Due i temi, “Tempi, luoghi e situazioni” di Giuseppe Faralli, “Dalla luce all’ombra” di Massimo Padelli inglobati in un’unica mostra, “Argento vivo”, perché la fotografia tradizionale è più viva che mai e nonostante la diffusione di fotocamere digitali tra i professionisti, quella ai sali d’argento continua, per quanto nicchia della fotografia creativo-espressiva, ad esistere e a mantenere il suo valore.
Giuseppe Faralli e Massimo Padelli infatti presentano in questa loro rassegna solo immagini prodotte con il sistema analogico che non è “migliore” o “peggiore” del digitale ma semplicemente diverso. Un linguaggio tradizionale con il quale i due fotografi puntano ad ottenere immagini più consone al loro modo di esprimersi.
“Tempi, luoghi e situazioni”
Retrospettiva di Giuseppe Faralli
Dagli albori della fotografia il paesaggio è un tema ricorrente sul quale si sono espressi, con linguaggi diversi, i più grandi artisti del settore.
Esso è un tema straordinario perché ampio, duttile, multiforme: è veduta sul territorio, analisi dello spazio e del tempo, quindi viaggio nell’immaginario collettivo.
E’ esplorazione dell’io, lettura meditata della materia e proiezione in mondi fantastici.
Tutto questo ed altro é il paesaggio.
L’effetto della globalizzazione sta creando una perdita d’identità dei luoghi quale conseguenza di una rapida trasformazione del territorio.
In questi casi la fotografia trova una sua collocazione ottimale, oltre al ruolo di documentare i cambiamenti in corso rafforza il senso di appartenenza, ancorando la propria pratica alla particolarità del luogo, come da tradizione della fotografia italiana degli anni Ottanta. Una fotografia scevra da forme spettacolari che oggi desta più di un sospetto, in quanto induce il proprio fare estetico ad una generica illustrazione dei fenomeni.
Giuseppe Faralli
Nato nel 1957 ad Arezzo dove tuttora risiede.
Nel 1978 si avvicina alla fotografia quasi per caso restando colpito dalle possibilità offerte dal sistema. Da subito è attratto dal bianco e nero che sviluppa e stampa in proprio, per le sue uniche peculiarità espressive. Condivide la passione per la fotografia con gli amici del "Gruppo Fotografico La Pieve" di Arezzo. In tale contesto ha più volte esposto le sue opere nel corso della manifestazione denominata "Itinerari", che ogni anno si tiene ad Arezzo presso la sede del Circolo Artistico. Nel 2003 ha pubblicato un catalogo in bianco e nero relativo ad una ricerca antologica intitolata "Tempi, luoghi e situazioni". Sue fotografie sono state pubblicate su riviste del settore quali: Fotopratica e Progresso Fotografico. Con l’avvento del digitale estende la ricerca anche al colore ispirandosi agli autori contemporanei del nuovo paesaggio italiano e americano, offrendo così una personale visione del territorio. Cura personalmente la post-produzione e la stampa delle immagini digitali. Nel maggio del 2011 ha tenuto un corso di tecnica e composizione fotografica, agli allievi del circolo "Furio del Furia" di Foiano della Chiana (Arezzo), insieme all’amico Massimo Padelli. Su invito della direzione di Arezzo e Fotografia 2011 ha esposto una serie di immagini in bianco e nero tradizionale, dal titolo "E’ tempo di fermarsi", nella sezione dedicata al Fine Art. Il ritorno al bianco e nero tradizionale è per lui nuova fonte di stimoli, concentrati soprattutto sulla lettura del territorio, sia come documento, sia come metafora di vita dell’essere umano.
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“Dalla Luce all’Ombra”
di Massimo Padelli
La mostra comprende un percorso antologico dell’ultimo decennio articolato in tre serie:
“Cibo”: Un lavoro di still-life che vuole rappresentare elementi della quotidianità (appunto il cibo), visti nella loro veste più “cruda”, evidenziata da un’interpretazione in bianconero dai toni bassi e contrastati.
“Onirico”: Un lavoro ancora “in progress” eseguito utilizzando la tecnica della doppia esposizione in ripresa sullo stesso fotogramma e stampando le immagini su carta a tono caldo.
Un primo scatto, a fuoco delinea il soggetto, lo scatto successivo sfocato ma parzialmente controllabile a seconda del diaframma scelto, permette di ottenere un effetto di “contorno” ai soggetti e di “spandimento” della alte luci. Poche situazioni si prestano a questo tipo di approccio; è interessante l’elemento di casualità che non permette né un pieno controllo né una piena pre-valutazione dell’opera la cui riuscita o meno si potrà osservare solo nella stampa finale.
“Minimalia”, “Fuori Luogo”, “Composizioni, Scomposizioni, Ricomposizioni”: Filoni di un unico principale lavoro basato sulla ricerca, sul “Territorio Umanizzato”.
Da piccoli particolari a vedute più ampie ed articolate queste immagini vogliono evidenziare quel mondo di relazioni e contrasti, nascosto nel territorio che ci circonda, che la fotografia è in grado di far emergere.
E’ un territorio-soggetto, fatto di accostamenti tra elementi naturali e manufatti, tra strutture diverse per distanza temporale, architettonica e culturale, tra luoghi di attuale utilizzo abitativo, agricolo, industriale e tra ambienti sfruttati ed abbandonati.
E’ evidente in questo lavoro, l’influenza della corrente fotografica dei "New Topographics: Photographs of a Man-Altered Landscape" nata a metà degli anni ’70 del secolo scorso (1) sino a quella più recente ed attuale del “Terzo Paesaggio”. (2)
(1) Nuovo Paesaggio Americano – Dialectical Landscapes (Electa Ed. 1987)
(2) Gilles Clément – Manifesto del Terzo Paesaggio (Quodlibet Ed. 2005)
Massimo Padelli
Fotografa dal 1972. Nel 1975 è stato tra i soci fondatori del Gruppo Fotografico "La Pieve" di Arezzo. Dallo stesso anno ha iniziato a partecipare ai concorsi fotografici patrocinati dalla F.I.A.F., dalla F.I.A.P. e dalla P.S.A. ottenendo numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero. Per i suoi lavori utilizza esclusivamente il procedimento analogico in bianconero nei formati 24x36 e 6x6.
Cura personalmente tutto il processo fotografico dallo scatto, allo sviluppo negativo, alla stampa su carta baritata a gradazione, ai viraggi e trattamenti conservativi delle immagini, alla preparazione dei passepartout, al montaggio delle stampe eseguito con materiali acid-free.
I suoi lavori si focalizzano su progetti di ricerca basati sul linguaggio specifico della fotografia analogica in banconero. Ritiene essenziale l’aspetto formale delle opere.
Inaugurazione sabato 7 aprile alle ore 17:00
Galleria Furio del Furia
via Solferino, 9 Foiano della Chiana (AR)