Bernhard Rudiger presenta a Base due opere recenti. Manhattan Walk (After Piet Mondrian) del 2002: su due rotoli di carta fotografica appaiono onde luminose quasi simmetriche. Si tratta di suoni, che attraverso un trattamento computerizzato vengono rivelati dalla carta fotosensibile. Le drapeau noir - Mosquitos, del 2003: Dei motori di trenini elettrici girano a vuoto posati su tre altoparlanti. Alati come insetti, sembrano volersi staccare da una carta moschicida. Le loro ruote graffiano l'altoparlante...
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Bernhard Rüdiger presenta a Base due opere recenti: Manhattan Walk (After
Piet Mondrian), del 2002 e Le drapeau noir - Mosquitos, del 2003.
Manhattan Walk (After Piet Mondrian), 2002
Broadway West, Manhattan Bridge, 10 aprile 2001, ore 16.30.
Registrazione acustica su carta fotografica montata su tubi di PVC, 210 x
980 cm.
Su due rotoli di carta fotografica appaiono onde luminose quasi
simmetriche. Si tratta di suoni, che attraverso un trattamento computerizzato
vengono rivelati dalla carta fotosensibile.
Il progetto doveva essere realizzato inizialmente in Palestina, come
documento di un conflitto estenuante ai confini del mondo occidentale.
Cosciente del limite del mezzo fotografico e di un atteggiamento
documentarista, Bernhard Rüdiger ha deciso di interessarsi ai suoni, che ancora
più dell'immagine rivelano un inquietudine crescente. "Fotografare" un
conflitto, che sarebbe esploso di lì a poco, non per mostrarne attraverso un
immagine fissa la realtà distante, ma per riprodurne l'esperienza della
tensione. Lo spettatore si trova di fronte a fotografie di onde acustiche che si
srotolano sulla parete come paesaggi, e richiedono un'interpretazione,
un'esperienza. L'esplosione della seconda Intifada non ha reso possibile il
progetto.
Dopo qualche mese d'esitazione Bernhard Rüdiger ha deciso di fissare i
suoni dello stesso conflitto, non ai limiti della cultura d'occidente, ma nel
suo centro economico: nel mese di aprile 2001, ha effettuato un percorso di
circa 60 km nella metropoli di New York, a Manhattan, Brooklyn e Queens.
L'attualità inquietante di questo lavoro fotografico è legata agli eventi
dell'11 settembre 2001, ma anche alla guerra in corso.
Così come Piet Mondrian nelle serie Boogie Woogie e New York City,
1942/44, aveva fissato con rotoli di scotch colorato il carattere indeciso della
metropoli americana, tra indifferenza e tragica partecipazione al conflitto
europeo, così Bernhard Rüdiger rivela la tensione sonora d'un affaccendarsi
incosciente della cultura occidentale, immemore della violenza che la rende
vulnerabile ai propri confini.
Le drapeau noir - Mosquitos, 2003
Motori elettrici, altoparlanti e plastica. Tre elementi di 80 x 30 x 30 cm
circa.
Dei motori di trenini elettrici girano a vuoto posati su tre altoparlanti.
Alati come insetti, sembrano volersi staccare da una carta moschicida. Le loro
ruote graffiano l'altoparlante. Quest'ultimo è collegato ad un amplificatore
come fosse un microfono; il fracasso è riprodotto da ulteriori altoparlanti
fissati al muro.
Rüdiger si è interessato in questi ultimi anni alla costruzione di
sculture che producono suoni. Un suono che riempie lo spazio di frequenze basse
ed ultrabasse.
Queste onde attraversano i corpi degli spettatori immergendoli nello
spazio vibrante della scultura. Il suono "concreto" del graffiare delle ruote
dei trenini produce delle frequenze inquietanti che ricordano il rombo d'un
aereo.
La traduzione diretta del suono e la sua occupazione spaziale, sono
un'energia che per l'artista si riallaccia direttamente ad alcune esperienze
Fluxus. La realtà del mondo fisico (la sua natura energetica, il suo "fluire") e
le conseguenze dell'agire umano sono qui materia poetica, ma anche dimostrazione
di realtà . Una realtà concreta che è inevitabilmente politica.
Le drapeau noir è il titolo di uno strano quadro del 1937 di Renè
Magritte. Delle macchine alate, fantastiche e inquietanti, riempiono un cielo
plumbeo.
Bernhard Rüdiger (Roma, 1964) è tra i fondatori dello spazio di Via
Lazzaro Palazzi a Milano, vive a Parigi dal 1994.
Tra le mostre recenti ricordiamo: "Special dédicasse" al Museo di
Rochechouar, 2003; "Manhattan Walk (After Piet Mondrian)", Galerie
Kringst-Ernst, Köln, 2002; "Bernhard Rüdiger - Veit Stratmann", CRUCE, Madrid,
2002; "Autoportrait en accumulateur célibataire", Galleria Christian Stein,
Milano, 2000; Galerie Michel Rein, Paris, 2000; Centro d'arte "La Galerie",
Noisy-le-Sec, Paris, 2000; "Spazio Aperto", Galleria d'Arte Moderna di Bologna,
2000. Nel 2001 ha pubblicato una raccolta di testi ed immagini sulle opere degli
anni novanta: "Nove incubi scritti sull'arte; un capriccio", ed. Au même titre,
Paris e Hopefulmonster, Torino.
BASE / Progetti per l'arte è una idea di artisti per altri artisti. BASE è
un luogo unico per la pratica dell'arte in Italia, la cui attività iniziata nel
1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in Toscana e
che si fanno promotori di presentare a Firenze alcuni aspetti, tra i più
interessanti dell'arte del duemila. BASE è un dialogo sulla contemporaneitÃ
aperto ad un confonto internazionale. Fino adesso si sono tenute a BASE mostre
di Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse,
Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato,
Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio
Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude
Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini,
Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, Françoise Morellet, che hanno
presentato progetti inediti pensati per lo spazio di BASE.
Immagine: Bernhard Rüdiger / Manhattan Walk (After Piet Mondrian), 2002 / Base /
Progetti per l'Arte
inaugurazione mercoledì 16 aprile dalle ore 18
martedì / sabato 17/20; vetrina: 20/24
BASE / PROGETTI PER L'ARTE / VIA SAN NICCOLÃ’ 18r / 50125 FIRENZE / INFO
T/F:+39 055 679378