Delphinarium. In occasione di Pitti Immagine 2012, un approfondimento sul modus operandi di una delle personalita' piu' interessanti ed eclettiche nell'ambito del gioiello contemporaneo.
a cura di Emanuela Nobile Mino
Nell’ambito di Pitti Immagine 2012, la Galleria Antonella Villanova a Palazzo Ricasoli è lieta di presentare la prima mostra monografica dedicata a Delfina Delettrez, una delle personalità più interessanti ed eclettiche nell’ambito del gioiello contemporaneo, la cui prolifera creatività, unita ad una spiccata curiosità e ad un profondo senso di disciplina e professionalità, ha dato vita a ben dieci diverse collezioni nell’arco di soli cinque anni.
“La mostra – che si svilupperà coinvolgendo eccezionalmente anche le sale espositive comunicanti della galleria Alessandro Bagnai - intende non soltanto ripercorrere le tappe fondamentali dell’iter creativo di Delfina Delettrez, attraverso un’immersione nel suo caleidoscopico immaginario, presentando un selezionato numero di gioielli, iconici ed eccellenti, tra pezzi unici e a tiratura limitata, e un lavoro inedito, ma proporre un approfondimento sul suo modus operandi.
Innanzitutto, esaltando la sua innata esigenza, e capacità, di presentare le proprie creazioni contestualizzandole, ovvero progettando ogni volta un’ambientazione speciale che, in maniera ideale, sottenda e riferisca le tracce della visione che prelude ed ispira ogni nuova collezione, e finisce poi per intriderla. Ogni suo progetto è sempre pensato, infatti, come un vero e proprio percorso di narrazione in cui grande importanza è data ai concetti di “contesto” e di “spazio”.
La scelta di particolari locations per presentare il proprio lavoro al pubblico (come ad esempio il Gran Véfour, lo storico ristorante settecentesco di Palais Royal a Parigi, per la collezione “Delirium” nel 2008) così come quella relativa alla disposizione dei gioielli (la collezione “Garden of Delight” del 2009 fu presentata indossata dagli animali impagliati della maison Deyrolle, celebre cabinet de curiosités parigino dal 1831) ha fin da principio costituito per Delfina Delettrez parte integrante del lavoro, un corollario fondamentale a trasmettere qualcosa in più del suo universo personale, biografico e culturale e della sua direzione di ricerca, sempre in bilico tra memoria storica e (pre)visione onirica.
A tale proposito, la mostra è stata concepita in modo da restituire l’operato di Delfina Delettrez in una prospettiva globale, riunendo i pezzi più rappresentativi delle collezioni create dal 2007 al 2012 e gli allestimenti concepiti ad hoc come loro estensione anatomica.
Le installazioni, relazionandosi con gli ambienti di Palazzo Ricasoli (le 4 stanze comunicanti al primo piano delle gallerie Villanova e Bagnai e con il salone délabré del piano nobile), produrranno nel loro insieme un inedito intervento site-specific fondato su una rete di rimandi continui tra lo spazio e le iconografie, le forme e i materiali divenuti ormai elementi caratterizzanti dello stile eclettico eppure identificativo del linguaggio estetico di Delfina e del suo modo di intendere l’arte (micro)scultorea come ornamento del corpo.
Centro nevralgico di tutte le relazioni che l’essere umano, attraverso i sensi, instaura con il mondo esterno, il corpo è punto di partenza imprescindibile dell’indagine dell’autrice e il fulcro costante della sua riflessione. Il pensiero attorno al corpo ha condotto istintivamente Delfina ad assumere nel proprio alfabeto espressivo l’apparato fenomenico nella sua totalità, quindi a voler confrontarsi con ognuna delle realtà con cui l’uomo costantemente si imbatte durante il giorno (la realtà della natura, dell’arte, della tecnica) e durante la notte (la surrealtà, il sogno, l’immaginazione, il desiderio).
Tutte queste diverse sfere vengono sublimate da Delfina Delettrez sotto forma di visioni frammentate, attraverso accostamenti iconografici imprevedibili e combinazioni spiazzanti tra elementi estranei e incongruenti ma che, fusi nell’oro, glassati nello smalto, incastonati nelle pietre preziose, scolpiti nel marmo o cristallizzati nella resina, risorgono a nuova vita, sotto nuove spoglie, intrisi di nuovo senso.
Così avviene che parti anatomiche (occhi, bocche, dita) presenti nella collezione “Anatomik” – e abbinate in “Metalphysic” a porzioni di reperti archeologici, a capricci e a volute - si trasformino in icone ibride a se stanti, autosufficienti; o che campioni di DNA, come le ciocche di capelli sigillate nella resina nella collezione “Love is in the Hair”, assumano ludicamente l’aspetto di reliquie contemporanee; o ancora, che gocce di rubino colino come sangue dai metalli preziosi dei gioielli inseriti nella catena di montaggio di “Roll-in-Stones”, mentre api, zanzare e mosche smaltate operano minacciose tra gli attraenti ingranaggi (bracciali a cerchi concentrici di memoria vitruviana e polsiere frangiate) del macchinario umanizzato.
Sostanzialmente, ciò che incanta Delfina Delettrez è la vita, il dinamismo del suo divenire, il rapporto aureo tra micro e macro cosmo, le corrispondenze tra mondo biologico e poiesis tecnologica.
Uno degli aspetti che accomuna molti dei suoi gioielli è infatti proprio l’idea di movimento, di evoluzione. Se alcuni pezzi somigliano a piccoli marchingegni cinetici, altri hanno un’ambiguità strutturale studiata perché la loro forma possa evolvere in un’altra. Esemplari in questo senso il bracciale e la gorgiera (Detaille Unique) dell’ultima collezione “Metalphysic”, presentata presso il Musée des Arts Decoratifs di Parigi, realizzati con un intreccio di piattine in metallo prezioso unite a formare una geometria mobile, snodata, il cui meccanismo di estensione a pantografo li rende elementi mutevoli e mutanti, adattabili ai volumi del corpo. Perfetta incarnazione dell’oggetto metafisico (da metà, trasformazione, al di là, cambiamento, e physikè, natura, fisica).
La natura in sé è “ascoltata” da Delfina Delettrez con un’attenzione e una perizia di carattere entomologico: i suoi insetti non ci appaiono mai come figurine statiche, scultoree, ma come esserini attivi, viventi, ritratti per via di mimesi. Le api, ad esempio, simboli per eccellenza di operosità (nonché di romanità: tre api caratterizzano lo stemma araldico dei Barberini) molto spesso sembrano divenire protagoniste dei gioielli per pura casualità, perchè accidentalmente vi si poggiano, continuando a svolgere le loro mansioni “en plein air”. Sono questi gli attimi in cui l’autrice predilige immortalarle, quando intente a produrre miele o ronzanti tra i micro mosaici in un micro sito archeologico assolato, non si accorgono della sua presenza.
Come un piccolo musée des merveilles, la mostra, curata da Emanuela Nobile Mino, offrirà uno spaccato sul meraviglioso mondo (naturalistico, anatomico, etnografico, metafisico, surrealista) di Delfina Delettrez, accompagnando il visitatore alla scoperta delle sue preziose sezioni organizzate per illustrare al meglio la poliedricità del suo operato, da sempre allineato sulla rosa di valori che costituiscono il patrimonio fondante dell’italianità artistica: eccellenza tecnica e raffinatezza estetica, cultura e suggestione, ironia e malinconia, visione e meraviglia”. (E.N.M.)
In uno degli ambienti della galleria sarà inoltre esposto il gioiello inedito realizzato appositamente da Delfina Delettrez per la Galleria Antonella Villanova in edizione limitata.
Emanuela Nobile Mino è storica dell’arte, critica d’arte e lavora come curatrice indipendente in Italia e all’estero collaborando sia con artisti emergenti che affermati, italiani e stranieri. Scrive regolarmente saggi per libri e cataloghi d’arte e collabora con la rivista Flash Art (Italia, Design, International).
DELFINA DELETTREZ – BIOGRAFIA
Delfina Delettrez (Roma, 1987) appartiene alla quarta generazione della famiglia Fendi. Dalla bisnonna Adele, e poi in linea diretta attraverso Anna e Silvia, eredita la passione per il dettaglio. Dopo la formazione accademica improntata sulla storia del costume e gli stages presso l’ufficio stile di Chanel per la haute couture a Parigi, sceglie di intraprendere un percorso individuale: approfondisce lo studio sul design del gioiello e decide di dedicarsi all’arte orafa. Nel 2007 crea la sua prima collezione.
Ufficio Stampa Galleria: Sara Braschi tel. +39 055 6802066
Inaugurazione: Mercoledì 20 giugno 2012 ore 17.00
Galleria Antonella Villanova. Contemporary Art Jewellery
Palazzo Ricasoli, Piazza Carlo Goldoni 2 – 50123 Firenze
Orario di apertura: Lun 15.00-19.00; Mar/Sab 10.00-19.00. Chiusura estiva 1 - 20 agosto.