Three generations. Un corpus di opere provenienti da recenti serie di sculture, fotografie e lavori su carta con i quali l'artista inglese ha costruito in questi ultimi anni una riflessione sul rapporto con le proprie radici culturali e parentali.
a cura di Nicola Davide Angerame
Nella sua prima mostra personale in Italia, Jane McAdam Freud propone un corpus di
opere provenienti da recenti serie di sculture, fotografie e lavori su carta con i quali l'artista
inglese ha costruito in questi ultimi anni una riflessione sul rapporto con le proprie radici
culturali e parentali. In special modo con il padre e il bisnonno. Essendo questi due
personaggi storici di rilievo mondiale, già da bambina Jane ha sviluppato nei loro confronti
una relazione di vicinanza ambigua, che si frantuma inaspettatamente all'età di otto anni a
causa della brusca separazione dei suoi genitori, Katherine McADam e Lucian Freud.
Per
23 anni, Jane non vede il padre (che si va affermando come massimo pittore inglese),
mentre il bisnonno Sigmund Freud (padre della psicanalisi) le viene “precluso” dalla ferma
volontà della madre di elidere il cognome Freud dai nomi dei suoi quattro figli, rimuovendo
così la presenza di una identità (quella del ramo paterno) che Jane riscoprirà dopo essersi
affermata come artista, e precisamente a partire dal premio che riceve dalla città di
Londra.
La mostra espone alcuni disegni dedicati alla collezione di reperti d'arte antichissimi che l
padre della psicoanalisi ha raccolto nella sua vita di collezionista e che provengono da
tutte le civiltà più antiche: dagli Etruschi ai Maya, dalle civiltà africane ai greci, dai Romani
agli imperi orientali. Si tratta di statuette, maschere e sculture che ritraggono divinità,
simboli di fertilità e potenze occulte.
Jane trova questa collezione nella casa museo di
Sigmund, la sua ultima abitazione, durante un lungo residence d'artista che le offre
l'occasione di riconnettersi con le proprie radici. Il disegno è il mezzo con il quale Jane
approccia il lato rimosso, ma vivo e influente, del ramo Freud. Scultrice di successo, Jane
dimostra con questa esposizione come sia proprio il disegno il modo per lei più immediato
di elaborare questo rapporto con gli avi e con la psicoanalisi. L'immagine, più delle parole,
può svelare il desiderio, la mancanza, la rimozione, e l'impulsività della nostra vita
cosciente ed inconscia. Disegnare e scolpire diventano per Jane McAdam Freud il
linguaggio primario, ma anche la meta specifica di un lavoro che “mette in opera” quei
meccanismi e quel modus operandi della psiche, che Sigmund Freud ha analizzato
attraverso il potere della parola.
Dopo gli studi appassionati al Saint Martin College e alla Royale Academy di Londra, Jane
ritrova le sue radici dal nuovo incontro con il padre. Da qui nasce una relazione intensa e
profonda, ma senza compiacimenti o patetismo. Si tratta di un incontro tra due artisti fatti e
finiti, anche se appartenenti a generazioni diverse. L'affetto, che è stato rimosso, può
tornare ad agire e ad esprimersi nel linguaggio dell'arte. Lucian ammira il lavoro della figlia
e le chiede di insegnargli a scolpire. Jane ama quel padre schivo e intenso che ha perduto
a otto anni e gli chiede, come massimo gesto d'amore, di poterlo ritrarre. Il disegno diventa
il modo per tornare ad appropriarsi del volto paterno. Lucian glielo consentirà verso la fine
della sua vita poco prima che si spenga a fine luglio 2011. Jane lo ritrae dormiente e
sveglio, non per caso. Il sogno e la veglia sono due mondi separati che sottostanno a leggi
psichiche divergenti, mettendo in atto energie e poteri diversi. Jane ne è consapevole e da
questi disegni trarrà una grande scultura di terracotta che, come un Giano bifronte,
presenta, sui due lati opposti della scultura, il padre che dorme e che veglia.
Artista poliedrica, Jane ama spaziare nei diversi media. In “Us”, è ancora il volto dell'amato
Lucian ad essere il suo riferimento essenziale. Ma questa volta, usando in modo
magistrale la tecnica del collage, Jane inserisce il proprio volto dentro quello del padre. I
due si somigliano in modo sorprendente e nella surrealistica danza che i due volti
interpolati compiono l'uno nell'altro diventa evidente un desiderio di fusione, che nasce
probabilmente dall'angoscia prodotta dal senso di abbandono. La “condensazione”, intesa
da Sigmund Freud, come uno dei modi principali di operare del sogno, viene usata da
Jane come modus operandi che ispira la sua composizione. La psicoanalisi si fa
immagine.
La scultura di Jane è rappresentata in mostra da alcune statuette bronzee appartenenti
alla serie “After Bacon”. L'omaggio al grande artista dublinese diventa il pre-testo per
affrontare il tema del desiderio e del corpo. Si tratta di piccole sculture bronzee che
ritraggono corpi in pieno disfacimento, torsione, prostrazione materica. Jane li modella con
le mani, nella creta, materiale plastico ad alta densità simbolica, che ama e che usa per la
maggior parte delle sue sculture. Le impronta delle dita che si immergono nella materia
materna, si ritrovano impresse nel bronzo nero, come se fosse una materia bruciata, dura,
opaca. Una materia oscura, difficile da decifrare eppure alimentata da una forza che è
quella che si ritrova nei quadri di Francis Bacon. Il desiderio, la sofferenza, la perdita,
l'eros, si fanno evidenti in questa danza “defigurante” che i corpi compiono solitari.
Il video “Dead or Alive” (2005-2006) chiude la mostra della poliedrica artista inglese. Si
tratta di una fusione, un dialogo, tra i meravigliosi reperti delle collezione Freud e i ritratti
che l'artista esegue durante il suo residence d'artista. La relazione parentale viene qui
affidata al campo “neutro”, ma emotivamente potente, delle opere d'arte di un passato
antico, difficile da ricordare ma presente nella forza della scultura. Le musiche che
accompagnano le immagini sono di una compositrice amica dell'artista che, mentre soffre
di un grave male debilitante, continua a comporre e suonare. Jane ammira la forza vitale
di chi non si arrende e il film riflette questa sua sensibilità nei confronti della perdita, della
morte, ma anche dell'incontro, della vita.
L’inaugurazione della prima personale italiana di Jane McAdam Freud “Three
Generations” si tiene mercoledì 20 giugno 2012 (ore 18 – 22) presso whitelabs, Milano. La
mostra dura fino al 31 luglio 2012 e presenta gli ultimi lavori di Jane McAdam Freud.
Jane McAdam Freud ha esposto la sua arte ampiamente negli Stati Uniti, Europa e Asia. Il suo
lavoro è stata acquistata dal British Museum, Londra; Berlin State Museum, Galleria Nazionale
della Grecia, e l'Archivio della National Gallery di Londra. E' inoltre in mostra permanente presso il
Victoria and Albert Museum, Londra. Laureata al Royal College of Art, ha ricevuto la borsa di
studio British Art Medal a Roma e il premio italiano Zecca dello Stato. Jane McAdam Freud vive e
lavora a Londra ed è professoressa associata presso la Central St. Martins School of Art.
Immagine: Jane McAdam Freud, Ritratto di Lucian Freud
Inaugurazione mercoledì 20 giugno 2012 ore 18 | 22. Ore 21 incontro con Jane McAdam Freud a cura della Dott.ssa Monica Vacca, psicoanalista della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi (SLP) e Associazione mondiale di Psicoanalisi (AMP)
Whitelabs.it
via G. Tiraboschi 2 - Milano
orari d'apertura: martedì | sabato 11-13 e 14-19
Ingresso libero