Personale di pittura. La combinazione delle immagini serve all'artista per creare una "narrazione impressionante".
“La storia, il testo che prende vita in noi in un'unica immagine-sequenza, è di cruciale importanza in quasi tutti i lavori di Márta Czene. La narrazione è una particolarità storica dell'arte figurativa e l'artista del ventunesimo secolo la riesamina in relazione agli odierni mezzi tecnici di comunicazione...”(Brigitta Muladi)
E'molto affascinante il percorso proposto dalla giovanissima artista ungherese che prende spunto dalla passione e quindi dall'uso dei grandi media della contemporaneità, i quali possono contare, da un lato sulla diffusione di un retaggio culturale della pittura e della letteratura d'immenso valore, dall'altro sull'attualità di nuovi strumenti come la fotografia, il video e il cinema, ascesi prepotentemente sulla scena dell'arte negli ultimi decenni.
La pittura figurativa è per Márta indispensabile: Il realismo è importante per me; ci sono delle narrazioni nei miei dipinti: l'obiettivo è essere esattamente capita per quello che esprime. Per esempio Umberto Eco ne “Il nome della rosa”: c'è un filo di tensione nel racconto, bisogna cogliere la tensione senza rivelare i segreti...
La tecnica dei piani sequenza che si materializza nella scelta di immagini primarie, per esempio un ritratto, accostato ad elementi ambientali, come può essere un paesaggio, oppure oggetti d’uso comune, privi di una ragionevole associazione con il soggetto principale, tende ad accendere nell’osservatore una curiosità che si trasforma presto in ansia quando la relazione diventa inspiegabile. Nella sequenza Digressione, 2010, nel primo dipinto è rappresentato un interno con tavolo e oggetti casalinghi; nell’immagine centrale, più grande, una doppia rampa di scale. Tutto nel silenzio e nel vuoto di un’attesa che non sarà appagata dalla terza parte del dipinto che contiene un ritratto femminile.
La combinazione delle immagini mi serve per fare una narrazione impressionante. Uso il cinema, per esempio, perchè apre un punto di vista.
Questa dichiarazione dell’artista è illuminante e molto appropriata alla sede ferrarese di questa mostra, al retaggio storico della città con la sua atmosfera metafisica, al ricordo di un grande maestro del cinema come Michelangelo Antonioni, nato a Ferrara nel 1912, che del senso di sospensione, di alienazione e incomunicabilità ha fatto il suo stile espressivo.
Anche la strategia della pittrice mette insieme il racconto, come base letteraria, con le scene della composizione, così essenziali e cariche di tensione, proprio come indagato da un certo cinema d‘arte: tutto risulta concentrato in una tecnica pittorica eccellente per precisione e pulizia. Un realismo freddo e depurato che propone, in pittura, un punto di vista avanzato adatto alla espressione di problematiche esistenziali.
Laura Gavioli
Inaugurazione 13 ottobre ore 19
Galleria del Carbone
via del Carbone, 18/A - Ferrara
Ingresso libero