Istantanea di un duca morto. Una nuova installazione concepita come la naturale continuazione ideologica dei lavori politico-storici, iniziati alla fine degli anni sessanta ed approfonditi durante l'ultimo trentennio, riprendendo e sviluppando le tematiche della sua produzione piu' matura quali il rapporto tra opera d'arte e coscienza e tra linguaggio espressivo ed esperienza individuale. A cura di Vittorio Urbani, Gaetano Salerno, Camilla Seibezzi. Sezione 'Extra 50' della 50a Biennale
a cura di: Vittorio Urbani, Gaetano Salerno, Camilla Seibezzi
Fabio Mauri (Roma, 1926), uno dei più significativi rappresentanti
della scena artistica contemporanea italiana e internazionale,
presenta a Venezia presso la Galleria di Nuova Icona, in
contemporanea con la 50° Biennale di Arti Visive, un lavoro nuovo.
Già presente a Venezia in altre quattro Biennali e in esposizioni
presso varie Gallerie, Mauri propone una installazione concepita come
la naturale continuazione ideologica dei lavori politico-storici,
iniziati alla fine degli anni sessanta ed approfonditi durante
l'ultimo trentennio, riprendendo e sviluppando le tematiche della sua
produzione più matura quali il rapporto tra opera d'arte e coscienza
e tra linguaggio espressivo ed esperienza individuale.
Il lavoro realizzato per Venezia aggiunge però qualcosa al corpus
della sua opera, tanto da apparire sfacciatamente estraneo ai campi
di esplorazione usuali dell'artista; Mauri sembra tentare qui un
recupero fulmineo del senso assoluto della vita umana e della sua
ultima manifestazione e trasformazione - la morte - misteriosamente
svelata senza violenza e senza tragicità .
Una mostra un pò sprezzante, come è tra le note di questo autore,
quella di Mauri per Nuova Icona: la morte di un duca. Il punto di
partenza è una foto del 1942. Un duca altissimo è disteso su un
lettino da campo; la figura, resa più snella dalla morte, sembra
allungarsi smisuratamente. Quest'uomo lascia la vita con parole di
pace, persino felici. Morire felici sembra uno scandalo doloroso ed
imbarazzante. E' la trasformazione di un momento definitivo, il
trapasso dalla vita alla morte, in un momento, se possibile, "nuovo".
E' il tentativo di Mauri di individuare nell'atto conclusivo di
un'esistenza, come in quella del duca, il senso di un orizzonte che
superi la drammaticità della fine, nella certezza avventurosa di
conclusione di una vita intesa al meglio e dunque, poiché
giudicabile, compensata.
La necessità di comprendere in una sintesi le contraddizioni
dell'umano - fortemente perseguita nelle precedenti opere - sembra
configurarsi qui non in una mutilazione orrida e astrusa, ma in una
semplice completezza. Amedeo duca di Aosta è ritratto come persona
comune, un Gary Cooper un pò storico. La nobiltà di cui l'opera non
parla, non è certo genetica. La coscienza è autonoma - sembra
indicare, interrogarsi l'autore - a torto o a ragione, sopravvive a
qualsiasi contorno storico in una "responsabile o irresponsabile"
autonomia. Diverse immagini riaffiorano, riproponendo crudamente il
tema del rapporto tra coscienza e male, tra individuo e storia,
interrogazione di fondo di questo artista.
Il lavoro pensato per Venezia nasce e si concretizza in un momento di
fervente attività dell'artista, e viene presentato presso la
Galleria di Nuova Icona per celebrare il decennale della omonima
associazione.
La mostra è inclusa nella sezione "Extra 50", parte ufficiale della
50° Biennale di Venezia.
Una pubblicazione relativa alla mostra, con testo ed immagini, a cura
di Vittorio Urbani, Gaetano Salerno e Camilla Seibezzi, sarÃ
presentata durante la mostra.
organizzazione: NUOVA ICONA
vernissage & orari: giovedì 12 giugno 2003, ore 17 / 20
presente l'Artista
dal 13 al 15 giugno ore 10 / 20; dal 17 giugno
al 30 luglio e poi dal 1 al 30 settembre, ore 11 / 19. Chiuso il
lunedì
luogo: Galleria di Nuova Icona , Giudecca, Calle dell'Olio 454 Venezia.
Vaporetti n° 82/41/42 fermata "Palanca".