Impersonale. Una ricerca governata da una disciplina del segno, che si e' esercitata in tutte le tecniche dell'arsenale artistico contemporaneo: dalle origini nella pittura si e' tradotta in maniera narrativa nel video, plastica nella scultura, o ancora spazializzata nell'installazione.
A cura di Simone Ciglia
L’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo è lieto di presentare la mostra personale di Matteo Fato dal titolo Impersonale. Prima dell’affermazione dell’identità autoriale dell’artista, avvenuta pienamente con il Rinascimento, uno dei caratteri più frequentemente associati all’arte era quello dell’impersonalità. Presso molte civiltà l’esecutore dell’opera era spesso anonimo: lungi dal proclamare la propria individualità, egli si conformava a canoni estetici dettati dalla tradizione. Recuperando questa nozione, Matteo Fato concepisce questa mostra come una “impersonale”.
L’intera ricerca dell’artista appare governata da una disciplina del segno, che si è esercitata in tutte le tecniche dell’arsenale artistico contemporaneo: dalle origini nella pittura si è tradotta in maniera narrativa nel video, plastica nella scultura, o ancora spazializzata nell’installazione. In questa occasione Fato ribalta l’accentramento sulla personalità dell’autore dominante nella produzione artistica contemporanea e nel sistema che la amministra. La mostra nasce infatti da una serie di eventi casuali occorsi durante il sopralluogo in preparazione dell'esposizione stessa. Alcuni incontri fortuiti – con una persona e due oggetti – hanno generato un’immagine che si è manifestata in un collage.
Quest'ultimo diventa a sua volta oggetto di scomposizione in tre dipinti, che ne raffigurano le singole componenti. Il gruppo di lavori sottolinea come spesso la casualità sia fonte d’ispirazione, al di là delle scelte personali di un autore. Le circostanze hanno prodotto quello che per l’artista è
Lo stesso tema dell’impersonalità è alla base del secondo nucleo di opere presentato. Esso si basa sull’immagine di un passamontagna, indumento finalizzato all’occultamento dei tratti somatici, nei quali si ritiene comunemente risieda la personalità di un individuo. Da quest'oggetto di partenza nascono, in un gioco di traduzione di linguaggi plastici, un dipinto e una scultura.
Quasi come controcanto al filo conduttore della mostra, Fato presenta infine un autoritratto: esso è in forma d'installazione, composta di pezzi avanzati da sculture fallite. Nel paradosso di un’opera che nasce da esiti negativi è ribadita l’importanza dal fallimento come tappa fondamentale del procedere artistico. (Simone Ciglia)
Matteo Fato è nato a Pescara, Italia, nel 1979, dove vive e lavora. Recentemente, ha concluso la residenza presso la Dena Foundation for Contemporary Art a Parigi, ed ha partecipato alla mostra La collection Giuliana et Tommaso Setari, retour à l’intime, a La maison rouge, (Parigi). Negli ultimi 2 anni ha ricevuto diversi riconoscimenti tra cui la partecipazione alla 54° Biennale di Venezia nel Padiglione Accademie, e l’assegnazione del Premio Città di Treviglio.
Tra le mostre personali più importanti si ricordano: 2012, Cose naturali, Galleria Jerome Zodo Contemporary, Milano, Italia; 2011, (osservando la parola), Casa Natale di Raffaello, Urbino, Italia; 2009 [!m’a:t?t”e(o)f;a.t,o‽], Galleria Cesare Manzo, Roma/Pescara; 2008, Matteo Fato, Galleria Daniele Ugolini Contemporary, Firenze, Italia; Matteo Fato, Warehouse, Teramo, Italia. Recentemente ha preso parte alle seguenti esposizioni collettive: (2012), Minima Marginalia, Dolomiti Contemporanee, Taibon, Italia; Primavera, Immanence, curated by Valentine Meyer, Paris, France; (2012) Fuori Uso in Opera, cantiere Caldora "Opera" Pescara, Italia; (2011), Difetto come indizio del desiderio, NEON>CAMPOBASE, Bologna, Italia; CECI N'EST PAS DU CINEMA! Castello di Rivoli, Museo del Cinema, Torino; (2010) Impresa Pittura, , CIAC, Castello Colonna, Genazzano (2009), Libri d’Artista dalla collezione Consolandi 1919-2009, Palazzo Reale, Italia. Nel 2008 è stato invitato in residenza presso la Fondazione Spinola Banna con Adrian Paci come Visiting professor. Nel 2010 è stato selezionato dalla Dena Foundation come artista Italiano in residenza presso Art Omi, New York.
Vernissage: 21 novembre 2012 h19
Istituto Italiano di Cultura
rue Schweighaeuser 7, Strasbourg
Orari: lunedì/giovedì 10h00-12h30/15h00-17h30 – venerdì 10h00-14h00
Ingresso libero