Francesco Fonassi
Margherita Moscardini
Julieta Aranda
Giovanni Giaretta
Francesca Grilli
Hiwa K
Michele D'Aurizio
Francesco Fonassi e Margherita Moscardini sono i protagonisti della III edizione del programma di formazione di Fondazione Pastificio Cerere. Nella Project Room 2 Fonassi presenta "Kollaps, Aufstieg", una videoinstallazione che riflette sulla voce umana; Moscardini espone un progetto ongoing composto da una serie di volumi con video di monoliti. Studio Shows e' la mostra finale del programma Artisti in residenza. Julieta Aranda, Giovanni Giaretta, Francesca Grilli e Hiwa K aprono al pubblico i loro studi condividendo gli esiti di 4 mesi di lavoro.
a cura di Michele D’Aurizio
Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma ospita dal 13 dicembre 2012 al 10 febbraio 2013 nella Project room 2, la mostra di Francesco Fonassi e Margherita Moscardini, vincitori della terza edizione di 6ARTISTA, a cura di Michele D’Aurizio, curator in residence presso la Fondazione Pastificio Cerere per il 2012.
6ARTISTA – il programma di formazione concepito dall’Associazione Civita e dalla Fondazione Pastificio Cerere, con il sostegno di Allianz, per supportare la crescita professionale di talenti under 30 che vivono in Italia – rappresenta un’opportunità sempre più importante per i vincitori, ai quali viene offerto un percorso formativo di alto livello culturale: entrambi hanno infatti trascorso nell’arco di tutto il 2012 due periodi di residenza, sia a Roma presso la Fondazione Pastificio Cerere, sia a Parigi presso la Cité Internationale des Arts, grazie alla collaborazione degli Incontri Internazionali d’Arte.
Con questa mostra si riconferma l’attenzione del Museo verso le nuove generazioni di artisti e il sodalizio fra MACRO, Civita e Fondazione Pastificio Cerere.
Fonassi presenta Kollaps, Aufstieg, una videoinstallazione concepita come una riflessione sulla voce umana e sui suoi effetti nello spazio/tempo.
L'artista combina nel video due scenari: il sito archeologico della Piramide del Sole, a Visoko (Bosnia-Hercegovina), e un laboratorio di ricerca sul rumore. Rinvenuta nel 2005 all'interno di una montagna, la Piramide del Sole è attualmente oggetto di studi archeo-acustici da parte di un gruppo di ricercatori italiani e croati, che nel corso di esperimenti sul propagarsi della voce umana nei cunicoli sotterranei spesso ricorre a performer, ai quali viene chiesto di eseguire canti antichi all'interno della Piramide. In Kollaps, Aufstieg, Fonassi invita una cantante professionista a prestare la propria voce come protagonista dell'opera. La voce femminile disegna gli spazi dentro i quali la cantante si muove – i cunicoli, il paesaggio intorno alla Piramide, la camera riverberante – utilizzando come partitura i limiti del campo audiovisivo imposti dallo stesso artista, entro i quali la cantante improvvisa liberamente. L'esperienza sonora del corpo-voce è riproposta fedelmente nell'installazione, nel tentativo di ricreare un'atmosfera antica, dove la voce torna a essere il primo strumento musicale dato all’uomo, nonché un canale prediletto attraverso il quale esprimere il rapporto tra l'umano e il divino.
L'opera riafferma così l'interesse dell'artista nel suono tanto come fenomeno fisico che culturale e, dunque, nella dialettica tra suono e dinamiche psicologiche del singolo e della collettività. Fonassi evidenzia quindi il potenziale comunicativo, "segnico" per azzardo, del suono e invita a riconsiderarne la ricezione come una più complessa dinamica di ascolto.
Moscardini, invece, presenta 1XUnknown, un progetto ongoing composto da una serie di volumi, concepiti come altrettanti "kit", che raccoglie video di monoliti ripresi a camera fissa.
Nata dalla ricerca di forme solide abitabili che esprimano, attraverso il proprio carattere di permanenza, una forma di appartenenza al contesto, la serie in mostra costituisce il nucleo iniziale del progetto e presenta immagini raccolte lungo l’Atlantic Wall, la linea difensiva edificata tra il 1940 e il 1944 lungo l’intera costa atlantica europea, dalla Francia alla Norvegia, con lo scopo di difendere la "Fortezza Europa". Non ancora censiti in modo scientifico, i bunker dell’Atlantic Wall sono sculture a tutti gli effetti, realizzati senza fondamenta attraverso un’unica colata all’interno di grandi casseforme. Estranee a ogni ricerca estetica, in quanto frutto di una produzione standardizzata che sintetizza all’estremo le proprie ragioni funzionali, queste fortificazioni sono oggi forme ambigue, non identificabili per funzione, o epoca di edificazione, manifestandosi piuttosto come figure archetipiche. Il progetto è il risultato iniziale di una ricerca ancora aperta, manifestazione di un interesse verso forme e moduli architettonici che nonostante il loro carattere di estraneità al contesto – carattere invece proprio della scultura – hanno raggiunto un grado di appartenenza al paesaggio, ottemperando quindi all'esigenza di mimesi espressa nel loro disegno progettuale. L’artista riflette quindi sulle possibilità che un processo di trasformazione di ordine naturale, come quello erosivo, possa essere imitato da chi ha facoltà progettuali.
Dice Michele D’Aurizio: “La mostra, nonostante raggruppi le opere di Fonassi e Moscardini nella stessa sala, non è da intendersi come una doppia personale. Laddove ricorrono delle assonanze nelle ricerche dei due artisti, queste non sono state né stimolate né concertate nella fase di ideazione della mostra, e sono piuttosto riconducibili a una tendenza, propria dell'arte italiana se si vuole, di mettere costantemente in discussione i linguaggi dell'arte per indagare un senso del fare artistico nella contemporaneità. L'utilizzo di un determinato mezzo espressivo è così sempre accompagnato da una consapevolezza puntuale e proattiva del mezzo stesso, che permette all'artista di accennare al potenziale mistico e spirituale dell'opera, come nel caso di Fonassi, o azzardare un discorso regressivo sul formalismo, come nel caso di Moscardini”. La mostra è accompagnata da due pubblicazioni, una per ciascun artista, con testi critici sulle ricerche di Francesco Fonassi e Margherita Moscardini e materiale di compendio alle opere esposte. La mostra 6ARTISTA: Francesco Fonassi / Margherita Moscardini è promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale, dall’Associazione Civita, dalla Fondazione Pastificio Cerere, grazie al contributo di Allianz.
Informazioni sul premio 6ARTISTA: www.6ARTISTA.IT , T +39 06 692050282, 6artista@civita.it
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Artisti in residenza #2. Studio Shows
12.12.2012 — 27.01.2013
Il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma presenta dal 13 dicembre 2012 al 27 gennaio 2013 STUDIO SHOWS, la mostra finale del programma Artisti in residenza, in cui i quattro artisti mostreranno per due mesi i progetti realizzati tra agosto e dicembre 2012.
Gli studi #1, #2, #3 e #4, situati al secondo piano del MACRO, e dove per quattro mesi hanno lavorato Julieta Aranda, Giovanni Giaretta, Francesca Grilli e Hiwa K, si aprono al pubblico, per condividere i passaggi fondamentali dei processi di creazione. Saranno esposti i progetti, le ricerche, le opere che, non necessariamente concluse ma ancora in forma aperta, mostrano le connessioni tra le poetiche degli artisti e il contesto della residenza: il Museo e la città di Roma.
Il programma Artisti in residenza è il primo in Italia ad essere promosso da un museo pubblico, che diventa così centro, non solo di diffusione, ma anche di produzione culturale.
Studio #1 | Giovanni Giaretta (Padova, 1983)
Note sul progetto:
Giovanni Giaretta ha intrapreso una ricerca sulla possibilità di individuare una specifica fenomenologia e poetica dello sport, traendo ispirazione dal documentario Le sport et les hommes (1961) di Hubert Aquin, le cui immagini sono accompagnate da un testo di Roland Barthes. Durante la sua permanenza al Museo l’artista ha lavorato prevalentemente con il video, realizzando una serie di opere tra cui Roundelay, un’indagine sulla velocità, il tempo e la forma, girato all’autodromo di Vallelunga, e quello realizzato in collaborazione con il campione europeo di tuffi Nicola Marconi – atleta della Marina Militare – che ci restituisce immagini e visioni rarefatte dell’allenamento per questa disciplina. Inoltre l’artista presenterà a gennaio 2013 nella sala cinema del MACRO un programma di video e documentari sullo sport.
Note biografiche:
Dopo il conseguimento nel 2009 della laurea presso la Facoltà di Arte e Design dello IUAV di Venezia, svolge due importanti residenze: nel 2011 alla Fondazione Bevilacqua la Masa a Venezia e nel 2010 al Centre International d’Accueil et d’Echange des Récollets del Dena Foundation for Contamporary Art di Parigi. Tra le mostre collettive si segnalano: nel 2011, Opera 2011. Lunar Park. Artists from the Atelier, Bevilacqua la Masa presso l’omonima fondazione di Venezia e Livret III presso la Galleria Motive di Amsterdam; inoltre nello stesso anno l’artista partecipa a Corso aperto presso la Fondazione Antonio Ratti di Como e a To see an object, to see the light al Palazzo Sandretto Re Rebaudengo in Guarene d’Alba. I suoi lavori video sono stati proiettati al Videoart Yearbook 2008 alla Galleria Civica di Trento, evento parallelo di Manifesta 7.
Studio #2 | Julieta Aranda (Mexico City, 1975)
Note sul progetto:
Julieta Aranda ha realizzato una serie di opere costruendo nel suo studio un percorso critico sulle logiche di produzione, sull’agire umano nella contemporaneità e sul controllo sociale, volendo mettere in discussione gli schemi dei sistemi di potere.
L’installazione principale prende spunto da un complesso architettonico progettato negli anni Sessanta dall’architetto Mario Pani e danneggiato nel terremoto di Città del Messico del 1985. L’opera, intitolata Tlatelolco, come il quartiere dove sorgeva l’edificio, ne riproduce la planimetria – su cui l’artista è intervenuta con una serie di elementi in ceramica – e vuole essere una riflessione su come l’architettura possa diventare uno strumento di imposizione e di potere.
In mostra anche altri lavori, tra cui l’installazione che riproduce una sedia progettata dalla designer cubana Clara Porset, impegnata nell’idea di realizzare mobili di qualità ma a prezzi accessibili. Anche in questo caso l’intervento della Aranda vuole mettere in discussione quella ideologia che spesso sottende alla progettazione di oggetti ed edifici alla portata di tutti.
Note biografiche:
Dopo il diploma in Filmaking alla School of Visuals Arts di New York, si laurea alla Columbia University School of the Arts. Tra le numerose mostre collettive si segnalano: Take me to your leader! The great escape into space, Museo d’Arte contemporanea, Oslo, 2010; Weltraum/Space: About a dream, Kunsthalle, Vienna, 2011; Searching for the Fountain, Moderna Museet, Stoccolma, 2012. Ha partecipato inoltre a importanti manifestazioni internazionali d’arte contemporanea quali la Biennale di Lione, 2007; la Biennale di Liverpool, 2010; la Biennale di Venezia, 2011; dOCUMENTA 13, 2012. Collabora da molti anni con l’artista russo-americano Anton Vidokle nel progetto Time/Bank che li ha portati, tra l’altro, a fondare nel 1999 e-flux, importante network internazionale per la diffusione di informazioni su mostre d’arte contemporanea, dibattiti e pubblicazioni.
Studio #3 | Hiwa K (Iraq 1975)
Note sul progetto:
Hiwa K ha proseguito a Roma la sua ricerca interdisciplinare attorno alla figura di Nazhad, un artigiano curdo che nella sua fonderia a Sulaimaniya nel sud dell’Iraq, ricicla i metalli recuperati da armi e residui bellici, per la produzione di nuovi oggetti di uso comune, quali tombini, tubi, grate, ecc.
Affascinato dal suo lavoro, l’artista ha rivisto nei cassettoni del Pantheon gli stampi in sabbia che usa Nazhad per le sue fusioni e ha voluto utilizzare la stessa tecnica per riprodurre a dimensione reale la cassaforma di un cassettone della cupola dell’antico edificio. Hiwa K si confronta così con uno degli emblemi della città e dell’architettura occidentale, suggestionato anche da un’altra analogia: la trasformazione dei metalli di Nazhad così come quella, voluta dai Barberini, dei bronzi del Pantheon per la realizzazione del Baldacchino del Bernini.
L’installazione al MACRO concepita su continui rimandi tra il suo paese e Roma, riesce a connettere idealmente due realtà distanti, sia culturalmente che geograficamente.
Note biografiche:
Hiwa K intraprende la sua formazione in Iraq prevalentemente come autodidatta frequentando artisti, intellettuali e musicisti. Si trasferisce in Germania all’età di 25 anni dove studia flamenco con il maestro Paco Pena e frequenta l’Accademia di Belle Arti di Magonza e la Städelschule di Francoforte come guest student. Nel 2008 partecipa a Manifesta 7 curata da Raqs Media Collective. Nel 2012 partecipa a diverse mostre collettive, tra cui il Festival Alternativa in Polonia, La Triennale di Parigi e il Edgware Road Project alla Serpentine Gallery di Londra. Nello stesso anno realizza anche la sua mostra personale al MUSAC di Leon.
Studio #4 | Francesca Grilli (Bologna, 1978)
Note sul lavoro:
In linea con la propria ricerca sulla relazione tra lo strumento musicale e la sua funzione sociale, Francesca Grilli presenta un’installazione prodotta con il supporto dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi di Roma ( Ex Discoteca di Stato). Attraverso il ripristino del metodo d’incisione su cilindri di cera inventato da Edison nel 1878, tre antichi fonografi riproducono la voce dell’artista. Ad ogni ascolto su richiesta del pubblico, il supporto di cera si consumerà, modificando così la qualità del suono, fino a cancellare del tutto la traccia originale. Il progetto riflette sul concetto di censura musicale in Italia, dando la responsabilità al pubblico di poter attivare e sperimentare il meccanismo censorio.
Si ringrazia per il supporto alla produzione del lavoro l’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi di Roma e Centrale Fies – Ambienti per la produzione di performing art.
Note biografiche:
Dopo aver studiato fotografia all’ISIA di Urbino, è stata invitata dal 2007 al 2008 alla Rijksakademie van beeldende kunsten di Amsterdam. Dal 2007 è parte del programma Fies Factory del progetto Centrale Fies. Tra le mostre personali di rilievo si segnala The Conversation al MAMBO di Bologna nel 2010, mentre, tra le mostre collettive: Manifesta 7 a Bolzano nel 2008; Sleepover alla Serpentine Gallery di Londra nel 2010 e, nel 2012, le recenti Contemporary locus – luoghi riscoperti dall’arte contemporanea all’ex Hotel Commercio di Bergamo e Corpus al Madre di Napoli. Numerose sono le partecipazioni ai Festival di performance: Drodesera Festival alla Centrale Fies di Trento; Mantica al Teatro Comandini di Cesena; DNA del Roma Europa Festival; UOVO Performing Art Festival a Milano e Santarcangelo dei Teatri di Rimini.
Ufficio stampa Associazione Civita: Barbara Izzo, T +39 06 692050220, m +39 3488535647, izzo@civita.it; Arianna Diana, T. +39 06 692050258, diana@civita.it
Ufficio stampa Fondazione Pastificio Cerere: Marta Colombo, m +39 3403442805, martacolombo@gmail.com; Ilaria Gianoli, m +39 3336317344, ilariagianoli@tin.it
Ufficio stampa e comunicazione MACRO: T +39 06 671070443, stampa.macro@comune.roma.it; Maria Bonmassar, m +39 335490311, maria.bonmassar@tiscali.it; Ludovica Solari, m +39 3355771737, ludovicasolari@gmail.com
Ufficio Stampa Allianz, Spot-Relazioni Pubbliche e Media Relation: T +39 02 58322585, m +39.3357117020, giovanna.marchi@spot-rp.com
Inaugurazione: 12 dicembre 2012 ore 19.00
Museo d'Arte Contemporanea Roma - MACRO - Project room 2
via Reggio Emilia, 54 (seconda entrata via Nizza angolo via Cagliari) - Roma
Orario: da martedì a domenica, ore 11.00-19.00 / sabato: ore 11.00-22.00 (la biglietteria chiude un’ora prima); da martedì a domenica dalle ore 11.00 alle ore 21.00 apertura dei cancelli (via Nizza 138 e via Reggio Emilia 54) per accedere agli spazi liberi: foyer, Hall, ristorante, caffetteria, terrazza e spazio Area.
non residenti 12,00 euro, residenti 11,00 . Tariffa ridotta: non residenti 10,00 , residenti 9,00