Casa natale di Benito Mussolini
Predappio (FC)
via Varano Costa Nuova, 5
0543 921738 FAX 0543 923417
WEB
Bibendum 1900-1950
dal 18/4/2003 al 6/9/2003
WEB
Segnalato da

Studio Pesci




 
calendario eventi  :: 




18/4/2003

Bibendum 1900-1950

Casa natale di Benito Mussolini, Predappio (FC)

Le opere pittoriche poste in mostra sono quelle realizzate da grandi artisti del Novecento italiano che si sono ispirati ai luoghi e alle modalita' del 'bere': il caffe' e l'osteria di Severini, Mafai e Depero, le bottiglie di vino di Oriani, Rizzo e Cagnaccio di San Pietro o i bevitori di Bacci e Baldessari.


comunicato stampa

Il gesto del bere nell’Arte del Novecento

Con “BIBENDUM 1900-1950. Il gesto del bere nell’Arte del Novecento”, la quinta mostra consecutiva realizzata presso la la Casa natale Mussolini, continua il progetto avviato dal Comune di Predappio di fare della cittadina romagnola un luogo di riflessione sulla storia contemporanea e sulla memoria del Novecento italiano.

Il percorso intrapreso fino ad oggi ha riscosso un grande successo di pubblico e di critica, tanto che Predappio è diventato un importante luogo di riferimento sia per gli appassionati di quel periodo storico, che per gli amanti dell'arte moderna tout-court.

Dopo i tipici strumenti di propaganda fascista, quali la cartolina postale presentata nel 1999, i progetti architettonici del regime illustrati nel 2000, l'arte grafica quale tramite per ottenere il consenso esposta nel 2001 e il tema dello sport nel 2002, “BIBENDUM 1900-1950. Il gesto del bere nell’Arte del Novecento”, aperta dal 19 aprile al 7 settembre 2003, è la tappa per il 2003 del viaggio nell'arte del Novecento Italiano.

Perché BIBENDUM, perché il gesto del bere nell’Arte del Novecento a Predappio?
Per rendere omaggio alla grande tradizione romagnola della coltivazione razionale della vite, alla sua arte di fare il vino e di conservarlo, alla capacità della gente del luogo che ha saputo realizzare uno dei più importanti comprensori vitivinicoli del nostro paese.

E la cittadina romagnola di Predappio con la valle del Rabbi dove risaltano i riquadri dei più pregiati vigneti romagnoli, ha certamente titolo per dedicare a tale mondo un’iniziativa di tal genere.

Allestita presso la Casa natale Mussolini a Predappio, sede espositiva che si è ormai ricavato un proprio spazio tra gli appassionati d’arte moderna, la mostra prende in esame splendide opere pittoriche e memorabili manifesti pubblicitari ispirati alle atmosfere del “bere”.

Anche in questa occasione la scelta e la cura delle opere in mostra sono state affidate ad un Comitato Scientifico coordinato da Massimo Cirulli e del quale fanno parte illustri critici come Giampiero Mughini, Mariafede Caproni e Maurizio Scudiero.

Le opere pittoriche poste in mostra sono quelle realizzate da grandi artisti del Novecento italiano che si sono ispirati ai luoghi e alle modalità del “bere”: il caffè e l’osteria di Severini, Mafai e Depero, le bottiglie di vino di Oriani, Rizzo e Cagnaccio di San Pietro o i bevitori di Bacci e Baldessari.

I manifesti esposti sono i migliori della produzione italiana che grandi grafici come Dudovich a Metlicovitz hanno dedicato a importanti aziende italiane come Martini, Campari, Cora, Ruffino.

La qualità e l’originalità dei manifesti e dei dipinti in mostra è garantita dal Massimo&Sonia Cirulli Archive di New York, inesauribile archivio di arte del Novecento.

Il percorso espositivo si chiude con una rassegna di studi di packaging e design realizzati da Cinzano, Gancia, Isolabella, dall’inizio del secolo fino agli anni quaranta.

BERE FUTURISTA.
I «CASI» DEPERO E BALDESSARI.

Maurizio Scudiero

Fortunato Depero e Roberto Marcello Baldessari sono due riconosciuti artisti che hanno militato nel Movimento futurista. Il futurismo, com’è noto, è stato un movimento d’avanguardia “totalizzante” che nell’ambito delle sue teorizzazioni ha investito vari settori del pensiero e della creatività: dalla pittura, alla grafica, alla poesia, alla moda, all’architettura, alla... cucina.
Si tratta, in quest’ultimo caso, non solo di una sorta di ricettario ma anche di una guida “comportamentale” del “come” ci si deve comportare per mangiare “alla futurista” che prevede anziché di un’azione “passiva” (il “solo” mangiare) una vera e propria azione dinamica, quasi una sorta di ginnastica, da abbinare alle degustazioni culinarie multi-sapore e multi-cromatiche.
E il bere? O in altre parole quali rapporti vi furono fra la produzione artistica dei futuristi, di Depero e Baldessari in particolare, e l'entità vino, intesa cioè non tanto in senso gastronomico ma piuttosto estetico e simbolico?
Indubbiamente, da buoni trentini, Depero e Baldessari avevano un certo palato per il nettare di Bacco. Nel 1915, in una delle molte foto che ritraggono Depero nei suoi primi anni romani, lo vediamo seduto in placida degustazione da «Scarpone», una tipica osteria dell'epoca, dove si ritrovavano artisti ed esuli fuoriusciti dai territori italiani dell'Austria. Ovviamente in tempi di pochi svaghi (radio e televisione sono ancora di là da venire) le serate spesso si passavano con gli amici, all'osteria o al ristorante, parlando o cantando di fronte ad un buon bicchiere di vino.
In questo certamente gli artisti non erano poi tanto differenti dai comuni mortali. E’ semmai la sedimentazione nella memoria dell'artista di eventi o situazioni collegate al vino, od al bere in generale, e quindi il loro riproporsi attraverso l'elaborazione creativa, nella loro produzione, che ci sembra interessante.
Nel caso di Depero si può intuire che un interesse in tal senso si manifesti solo dopo aver esaurito un certo ciclo che lo vede assiduamente impegnato in formulazioni d'avanguardia. Infatti, sin dal suo arrivo a Roma, sul finire del 1913, l'artista s’immerge in ambiti molto sperimentali: in pittura giungendo sino ai limiti dell'astrazione, e nel teatro con l'ideazione di scenografie e costumi luminosi e trasformabili. Inoltre vi è l'assidua ricerca di un'affermazione commerciale, anche tramite l'apertura di una propria «Casa d'Arte Futurista» per la produzione di oggetti di arte decorativa, “cartelli pubblicitari” e “quadri in stoffa”. E' dunque quando questa «tensione» si allenta, quando cioè Depero ritorna nella sua terra, che il riaffiorare delle sue radici, unito ad un nuovo interesse per il folclore scaturito dall'assidua frequentazione degli artisti russi, produce una nuova attenzione per le tematiche vernacolari e comunque per i valori «semplici» e quotidiani ai quali applica i dettami futuristi. Infatti, è solo verso i primi anni venti che possiamo ritrovare nell'iconografia deperiana delle opere collegate all'elemento enologico.
Nel 1923 vi è la grande tela «Il Bevitore di Anacapri», dove il momento della degustazione è «congelato» su di un fondale rustico-astratto di grande colorismo.
Del 1926, la rivisitazione in chiave robotica per una futuribile «Rissa del 3000», con bottiglie e calici sottosopra, a testimoniare un rapporto di causa-effetto nell'avvenimento che l'artista ha «fissato». Ed anche per introdurre un elemento di “umanità” in una futuribile civiltà delle macchine popolata da soli robot.
Un tema sul quale Depero ritorna verso il 1935/36 con un’opera simile ma riveduta e corretta nell’ambientazione che è meno futuribile, seppur ancora robotica, e piuttosto più “rusticana”. Si tratta di «Lite all’osteria», nel quale i climi accesi dell’azione sono enfatizzati da un cromatismo che mancava nell’edizione del 1926: il tutto suggerisce una “calorosa” conclusione di serata forse per qualche «parola-libertà» di troppo.
Vi sono poi varie opere dedicate al tema de «Il Bevitore», spesso ritratto con baffi e accostato in un montaggio futur-cubista a fiaschi e prospettive rustiche.
Sono opere che si infittiscono via via e sempre più in sintonia con l'arretramento di Depero dalla «prima linea» dell'avanguardia futurista, e di pari passo con il suo isolamento trentino o nella quiete alpina di Serrada e dunque con un suo più intenso rapporto con la natura.
Se, infatti, durante il periodo romano a contatto con i grandi esponenti dell'avanguardia internazionale i suoi personaggi preferiti erano i robot, in seguito nel ritrovato rapporto con la sua terra i nuovi soggetti sono gli animali, i contadini, i casolari, le piccole gioie quotidiane, come appunto il vino.
Di grande risoluzione compositiva è un'opera del 1944, «Rito e splendori d'osteria», che nell'assemblaggio di forme-colori si inserisce indubbiamente nella cerchia delle più felici opere realizzate dall'artista. Nel dipinto, il gioco delle simultaneità, le compenetrazioni di corpi ed oggetti ed il pacato ma vitalistico cromatismo ben rendono l'idea del «senso d'ambiente» di una tipica osteria dei primi anni quaranta.
Sul finire della sua carriera, verso la metà degli anni cinquanta, Depero realizza il grande ciclo pittorico nell'ambito dell'allestimento della Sala del Consiglio Provinciale di Trento.
Ed è qui che ritroviamo forse l'ultima ma intensa opera dedicata al vino, una grande tela a forma di lunetta titolata «Il Vino attraverso i tempi» che sovrasta una grande porta intarsiata denominata appunto «Porte dell’Uva e del Vino».
Certamente i rapporti con il vino per Depero non si esauriscono solo in ambito pittorico. Nel 1928, realizza con il suo inconfondibile segno pubblicitario la copertina per il catalogo della «IV Mostra del Vino e Affini» tenuta a Trento. L'idea è semplice ma efficace: un torchio che riversa il suo prodotto all'interno della scritta. Poi, all'inizio degli anni trenta è la volta di un incarico più specifico: curare l'immagine grafica delle Cantine Cavazzani di Avio, dalle etichette per le bottiglie, alle inserzioni pubblicitarie sino all'allestimento della «Bottega del Vino» a Trento, in Via Oriola. Verso la metà degli anni trenta è invece la volta del «V.B. Bar («Vino Birra Bar») di Bolzano, per il quale Depero realizza una serie di pannelli in stoffe colorate di carattere folclorico.
Ma Depero fu anche poeta. Nel 1934 pubblicò un libro titolato «Liriche Radiofoniche» dove si allineava alle ultime formulazioni di Marinetti che proprio l'anno prima aveva «lanciato» l'ennesimo manifesto: «La Radia». In quel libro Depero pubblicò i testi di composizioni poetiche e di prosa che aveva declamato alla stazione radio di Milano e fra questi vi erano appunto «Quattro bocche assetate» e «Calice di vino bianco», che ripubblicò l'anno seguente nella rivista «Natura» con il titolo cumulativo di «Lirismo enologico».
Erano anni fecondi, per il rapporto Depero-vino, che culminarono nell'organizzazione della «Festa dell'Uva» tenuta a Rovereto l'ultima settimana dell'ottobre 1936. Essa fu divisa in due parti. Una serata enologica «cronometrata» al Teatro Zandonai di Rovereto, denominata «All'Insegna della Tavolozza» con declamazioni di poesie e liriche sul vino ed esposizione di opere «enologiche» da parte di un gruppo di artisti trentini.
Inoltre fu organizzata una sfilata di carri realizzati su design degli artisti. Per dare all'operazione un più vasto respiro Depero organizzò pure un «numero unico» dedicato al vino.
Per concretizzare quest'impresa Depero chiamò a raccolta vari artisti trentini, ognuno incaricato di contribuire con opere in argomento con la festa.
Oltre a Depero, che realizzò la copertina e l'impaginazione, al «numero unico» aderirono anche Gino Pancheri con il dipinto «La Vendemmia», Iras Baldessari, con tre incisioni («Osteria alla Genovesa», «Osteria notturna» e «Trattoria al Melone»), Guido Casalini con il disegno «Vendemmiale» e i pittori Barozzi, Costa e Piccoli con vari fregi e finalini. Inoltre vi fu anche l'apporto di scrittori e poeti: Guido Pola con «Vino» e Alverio Raffaelli con «Osterie», oltre ad altri componimenti di Magnai, Gaifas e Well. Infine non bisogna dimenticare le «spiritose» ricette di Flora Markt e cioè: «sciroppo d'uva», «gelatina d'uva», «bomboline d'uva», e una serie di tre torte a base d'uva («ottombrina», «economica», e “lampo d'uva” le cui ricette furono composte tipograficamente in forma rotonda dallo stesso Depero.
Per la copertina Depero realizzò una sintesi grafica del grappolo d'uva: un'idea semplice ma efficace che riprendeva l'estremo linearismo della veste grafica ideata per le Cantine Cavazzani e che si ritroverà in seguito nella futura produzione dell'artista con varie «citazioni» su dipinti e su molti arazzi, non ultimi quelli realizzati per il Grand Hotel Trento.
Fu una manifestazione che ebbe grande risonanza nazionale tanto che Guido Marangoni sulla rivista «Enotria» del febbraio 1937 stese appunto un felice recensione per i «fervori donisiaci degli artisti roveretani».

Roberto Marcello Baldessari, invece, dopo i primi anni veneziani maturò. artisticamente e futuristicamente, in area fiorentina. Fu amico di Emilio Notte, di Lucio Venna, di Primo Conti e di Ottone Rosai. Da quest’ultimo, soprattutto, mutuò quell’inclinazione verso le situazioni vernacolari, e la frequentazione delle osterie toscane che determinò così la sua inclinazione alle tematiche del “bere in compagnia”, che si ritrovano copiose nella sua produzione, sia futurista che in quella in seguito più figurativa.
“Osteria toscana” (chiamato anche “Osteria Pepona”) s’intitola appunto uno dei suoi dipinti più famosi, del 1917, che riassume il clima del vivo contatto umano di questi ambienti, tra fumo, luci basse, e grida degli avventori. Il senso della luce, ed il gioco delle ombre, in un ambiente fortemente connotato dai soffitti con archi ribassati, caratterizza anche un altro piccolo, ma aureo, dipinto titolato “Bar n° 6”. In questo caso, le figure sono suggerite, piuttosto che definite, e perciò l’atmosfera, calda e densa di fumo del locale, risulta come emanare di luce propria. Più indagatore del personaggio in sé è invece il «Fumatore al caffé» (che è pure un bevitore), nel quale l’accento è posto invece sugli effetti dinamico-visivi dovuti al movimento della figura.
Amante della musica e del ballo Baldessari fu anche frequentatore di cabaret, sia in Italia che in Germania, dove conobbe la sua prima moglie Lucienne, una ballerina che sposò immediatamente e ritrasse nuda in uno splendido dipinto del 1919. Ma di lì a poco Lucienne se ne andò e sul suo ritratto “cadde” una coltellata vendicatrice. Arte, Danza e Amore: connubio difficile.

Baldessari fu soprattutto un grande girovago dell’arte, sempre in viaggio per mezza Europa. Ed appunto a seguito di un suo viaggio in Francia è un altro importante dipinto, una “memoria di visione”, eseguito nel 1919: “La Gargotte du Port” (L’osteria del porto). In una soluzione di forte verticalismo sta appunto il bancone di un’osteria sul quale, distanti e solitari, bevono mestamente alcuni avventori. Opera intensa e d’atmosfera grazie al sapiente gioco delle luci.
Nei primi anni venti Baldessari si trasferì in Germania dove conobbe Kurt Schwitters, il grande dadaista, e lo aiutò nella costruzione del Merzbau. Da questo rapporto scaturirono delle opere a metà strada tra futurismo (del quale riprendono la compenetrazione e la simultaneità) ed il dadaismo (dal quale mutuano invece la filosofia del collage con frammenti di giornali). Al di là del futurismo fu poi un apprezzato acquafortista, e soprattutto in questa veste si guadagnò il pane quotidiano. Molte sono le incisioni con soggetti e ambientazioni in osterie, trattorie, con bevitori, ballerine di flamenco ed altri personaggi. Del 1927 è addirittura una cartella con dieci litografie titolata “Osterie romane”. Poi, dagli anni trenta in poi datano molti dipinti realizzati in Germania che fissano momenti di “vita e socialità” nelle osterie tedesche. Ed a questo periodo datano anche alcuni progetti pubblicitari per Campari.
Insomma, come si può intuire, Depero e Baldessari sono due artisti che alla tematica della mostra, da soli, potrebbero dare un contributo quasi esaustivo.
Non ci resta dunque che concludere, ancora con Marangoni: «Alziamo dunque il calice, reverenti ed entusiasti, alla salute di Depero e dei suoi bravi collaboratori».

Nell'immagine un'opera di Fortunato Depero

SCHEDA TECNICA

Titolo: BIBENDUM 1900-1948. Il gesto del bere nell’Arte del Novecento

Sede: Predappio (FO), Casa Natale di Benito Mussolini, ingresso da piazza Garibaldi
Periodo: dal 19 aprile al 7 settembre 2003
Inaugurazione: mercoledì 16 aprile alle ore 17

Orario:
aprile, maggio, giugno e settembre:
sabato, domenica e festivi 10,30 – 12,30 e 14,30 – 18,00. luglio e agosto:
tutti i giorni compresi sabato e domenica 10,30 – 12,30 e 14,30 – 18,00

Mostra promossa da: Comune di Predappio

Ideazione: Massimo Cirulli Pubblicity and Print Organization – New York

Realizzazione: XX Secolo s.r.l.

Curatori della mostra: Massimo Cirulli e Maurizio Scudiero

Coordinamento generale: Piero Mareggiani Parisini

Comitato scientifico: Maria Fede Caproni Armani, Carlo Clò, Maria Grazia Diana, Giampiero Mughini, Sonia Pellegrini, Maurizio Scudiero

Comitato organizzatore: Ivo Marcelli, Antonietta Berlati, Stefano Fabbri, Villiam Flamigni, Angela Grattoni, Luigi Lolli, Massimo Mengoli, Mario Proli, Michela Ravaioli, Veronica Riccardi, Lorenzo Salimbeni

Biglietti:
Ingresso Euro 4
Ridotti per gruppi Euro 3


Visite guidate:
a richiesta e su prenotazione

Informazioni per il pubblico:
URP del Comune di Predappio
Tel 0543-921738
Fax. 0543-923417

Ufficio stampa:
Studio Pesci, via G.Petroni 18/3° 40126 Bologna
tel. 051-269267 fax 051-2960748

Predappio (FC) – Casa natale di Mussolini

IN ARCHIVIO [10]
Il giovane Mussolini
dal 28/9/2013 al 30/5/2014

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede