Se una mostra riesce a spingere lo sguardo dello spettatore oltre il quadro, a traguardare l'humus di sogni e speranze che genera il prodotto artistico, assume la dimensione di evento culturale. È l'ambizione e il senso dell'omaggio a Tarcisio Merati (1934-1995), che la psicologa Maria Rita Parsi presenterà mercoledì 19 luglio alle 18,30 a Brescia, presso la "Fabio Paris Art Gallery" di via A.Monti 13 che ospita l’esposizione, in contemporanea all'Azienda Agrituristica Arriga Alta, a Lonato, dal 19 luglio al 9 settembre.
Se una mostra riesce a spingere lo sguardo dello spettatore oltre il
quadro, a traguardare l'humus di sogni e speranze che genera il prodotto
artistico, assume la dimensione di evento culturale.
È l'ambizione e il senso dell'omaggio a Tarcisio Merati (1934-1995), che
la psicologa Maria Rita Parsi presenterà mercoledì 19 luglio alle 18,30
a Brescia, presso la "Fabio Paris Art Gallery" di via A.Monti 13 che
ospita l’esposizione, in contemporanea all'Azienda Agrituristica Arriga
Alta, a Lonato, dal 19 luglio al 9 settembre.
Le tempere su carta di Merati rispondono all'asserto di Guttuso, secondo
il quale "l'opera d'arte è sempre testimonianza di una situazione umana"
e gli uccelli, le trombette, i cactus, le turbine, gli areoplanini del
Merati ci consegnano un documento umano crudo ed eloquente. Pittura
grezza, prorompente, istintiva, che risulta naturale collegare a tanto
primitivismo dell'arte contemporanea e in particolare all'Art Brut, che
ha trovato nel geniale Jean Dubuffet il teorico e il promotore del Museo
di Losanna, antesignano del "The American Visionary Art Museum" aperto a
Baltimora dal 1995. Emarginati e dolenti, spesso analfabeti e
inconsapevoli di norme e consuetudini, gli artisti "bruti" aprono uno
spiraglio sulle pulsioni più nascoste dell'inconscio, le fanno materia
attraverso un'espressione primordiale, non corrotta dal filtro
dell'intellettualismo. Ma in fondo questa urgenza di esprimersi, tanto
selvaggiamente urlata, non recupera all'arte le sue dinamiche più
originali e feconde, connaturate all'arte tout court, che è sempre
trasfigurazione della realtà sotto la lente di un occhio bambino o
folle, come è proprio dell'artista che in sé sintetizza le due
situazioni?
Certamente la follia segna la vicenda umana di Tarcisio Merati, nato a
Bonate Sopra, in provincia di Bergamo da una famiglia disagiata e
vissuto per venticinque anni nell'Ospedale Neuropsichiatrico provinciale
di Bergamo con la diagnosi di schizofrenia delirante, mitomania; in
manicomio, nel 1975, Merati scopre la pittura e il suo mondo cambia per
accogliere nuovi strumenti e nuove forme di comunicazione: a chi gli
chiede perché sia ricoverato, Merati risponde che è stato per
consentirgli di scrivere e dipingere e non è casuale che la sua
produzione abbia una parentesi di sette anni, dall' '83 al '90, nel
periodo in cui vive in casa della sorella. Il "matto" Merati guarda al
mondo con la carica emotiva del bambino, che misura lo scacco tra il suo
Io megalomanico e la realtà e, non sapendolo razionalizzare, lo
simbolizza in figure, colori, immagini ingenue. Come un bambino, muove
dalla realtà popolata di farfalle, trenini, macchinette per scoprire che
con l'immaginazione è possibile non già evadere, ma costruire un mondo
migliore, che lui stesso crea ed esplora e vi accede secondo
associazioni e catene semantiche in cui è lui a dare significato alle
cose che da sole non esprimono nulla.
Folle e bambino, Merati è certamente artista, anzi artista proprio per
questo, dotato di straordinario talento pittorico e di intensa
sensibilità poetica: i suoi quadri mescolano oniricamente pensiero
magico ed elementi di realtà , frammenti spontanei e mesti ricordi
d'infanzia, coloratissime suggestioni e affascinanti geometrie. Uno
stupore coinvolgente che rinvia sempre ad uno stato di sofferenza.
Oggi il ricordo di Merati prosegue grazie all'opera di una Fondazione a
lui intitolata, che organizza la mostra delle sue opere e punta, con i
proventi delle vendite, a realizzare un atelier di pittura per malati di
mente, affinché altri ospiti possano in tal modo esprimere la loro ansia
di creatività e liberazione.
La "Fabio Paris Art Gallery", inaugurata nel maggio scorso, è uno spazio
espositivo non ampio, ma sobrio e funzionale, nel cuore della città ,
nella quieta via A.Monti, al numero civico 13; la galleria si propone
come l' "icona reale" di un più ampio patrimonio virtuale visitabile su
Internet all'indirizzo www.fabioparisartgallery.com. Sul sito si possono
ritrovare gli artisti che espongono nel corso dell'anno, corredati di
notizie biografiche e immagini della loro produzione; periodicamente, le
loro opere sono esposte in galleria.
La linea artistica della "Fabio Paris Art Gallery" è la promozione di
artisti emergenti italiani ed europei, con l'intento di selezionare ed
offrire ad un pubblico attento espressioni diverse di arte
contemporanea, cercando insieme di dilatare verso nuovi fruitori
l'espressione figurativa e scultorea. "Arte Accessibile, Arte Possibile"
è la strategia della "Fabio Paris Art Gallery", ad indicare il tentativo
di avvicinare all'arte di qualità , anche attraverso quotazioni
contenute, chi diffida da logiche esclusivamente di mercato.
Fabio Paris
Fabio Paris Art Gallery
Via Alessandro Monti 13
25121 Brescia
Tel 0303756139 Fax 0302907539
Orari: 15-19 Domenica su appuntamento