Acciaio. L'oggetto d'uso, concreto e visibile, si trasforma in enigmatico palinsesto narrativo, capace di raccontare l'invisibile percorso dell'anima nel suo misurarsi con le fatiche e le gioie della vita.
a cura di Fausto Moreschi e Carmela Perucchetti
Tra i tanti temi che compongono la produzione della pittrice veronese Rosabianca Cinquetti, Acciaio segna il ritorno al mondo degli oggetti casalinghi. L’oggetto d’uso, concreto e visibile, si trasforma in enigmatico palinsesto narrativo, capace di raccontare l’invisibile percorso dell’anima nel suo misurarsi con le fatiche e le gioie della vita.
Questo è reso possibile dalla totale e costante adesione ad una pittura di straniamento e al tempo stesso di riconquista del dato reale, ottenuta partendo da inquadrature fotografiche coerenti con l’idea progettuale, poi trasportate in disegno su tela, ingrandite oltre misura e dipinte, con un procedimento tecnico estremamente rigoroso, paziente e curato in ogni dettaglio. L’oggetto, solo apparentemente avulso da ogni contesto, assume così il valore assoluto di una riflessione interiore che lentamente procede con la stesura di ombre, colori, riflessi.
A metà degli anni Ottanta Rosabianca Cinquetti affronta una prima volta il soggetto delle pentole d’acciaio “come una forma di esorcismo: il recupero, attraverso la pittura, di un oggetto quasi odiato, un simbolo del correre quotidiano: del fare, del disfare e del rifare ancora”. Una pittura che già in questa fase rivela chiaramente un passo oltre l’iperrealismo, per abbracciare piuttosto strade espressive che attingono ad un bisogno di salvezza, di libertà da una quotidianità che tende a pianificare ogni attimo di vita.
Dai primi anni del 2000 l’artista avverte l’esigenza di un ritorno al tema che sfocia nella mostra del 2006 Crisalidi d’acciaio, dove già il titolo evidenzia un differente approccio interiore. Compaiono sulle lucide superfici i graffi dell’usura come paradigma dello scorrere della vita, evidenza del tempo passato e della memoria impressa nelle cose.
Ora, nel recentissimo ciclo, quello stato larvale di vita sfocia come un fiume in piena, dando vita ad una nuova serie, in cui è evidente come la costruzione delle immagini, che apparentemente segue il medesimo codice estetico, è sempre più funzionale alla trasmissione di un messaggio. Pentole, coperchi e colapasta, nel lucido cromatismo dell’acciaio, diventano luogo narrativo attraverso il quale Rosabianca ricostruisce il personale mondo di affetti e relazioni famigliari, proiettandolo fuori di sé fino ad elevarlo a valore universale.
La raffinata qualità tecnico espressiva consente di esasperare la nitidezza delle forme che catalizzano magicamente il mondo circostante, imprigionandolo deformato nelle lucide pareti a specchio, o entrando in relazione con esso in un ossessivo gioco di ombre.
Acciaio si carica così, nella lucida forza delle forme, nella tenace consistenza della materia e nel suo interagire col mondo, di un grande messaggio spirituale, sommesso quanto volutamente percepibile.
Inaugurazione sabato 19 gennaio 2013 ore 17.00
San Zenone all'Arco
vicolo San Zenone - Brescia
orari: 16 – 19 (da mercoledì a domenica)
Ingresso gratuito