Patrizia Macchia, Salvatore Nestola e Marco Santolisier. Tre stili e tre poetiche diverse per testimoniare la genialita' e la creativita' dell'arte italiana, capace di offrire indicazioni e confronti.
A cura di Carlo Franza
La mostra dal titolo “Aspetti dell'arte italiana nel mondo ” è promossa dall' ARTESTUDIO 26, punto di
riferimento significativo nella planimetria artistica di una città fortemente europea come Milano. Lo spazio
oltre a vivacizzare ricognizioni ad ampio raggio di tendenze che caratterizzano l’arte contemporanea, offre
lezioni tecniche e teoriche e conferenze di illustri artisti e intellettuali italiani del secondo Novecento.
L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte Contemporanea, che firma anche il
testo, dal titolo “Aspetti dell'arte italiana nel mondo” riunisce opere degli artisti italiani Patrizia Macchia,
Salvatore Nestola e Marco Santolisier, come momento vitale della cultura artistica visto che l'anno 2013 è
siglato come anno della cultura e dell'arte italiana nel mondo.
La presenza di artisti affermati e di altri più
giovani nel panorama delle scelte che l'ARTESTUDIO 26 propone lascia intendere la capacità di leggere la
storicità, di scoprire il nuovo, di rompere con un passato troppo vischioso e riscrivere anche una sorta di
taccuino del futuro.
Scrive Carlo Franza: “Non c'era modo migliore che festeggiare l'anno 2013 fin dal suo inizio, in quanto
siglato come anno della cultura e dell'arte italiana nel mondo, con la proposta di tre artisti italiani cui sono
particolarmente legato per averli nel tempo seguiti e accompagnati nel loro percorso. Patrizia Macchia,
Salvatore Nestola e Marco Santolisier vivono oggi questa ricorrenza con questa celebrativa mostra
milanese che innerva anche l'opportunità di fare il giro del mondo grazie alla diffusione della notizia sui media
internazionali. Tre stile e tre poetiche diverse che danno idea della genialità e della creatività dell'arte italiana
capace come sempre di offrire indicazioni, confronti, realtà. .
Salvatore Nestola innesta la sua pittura sulla scia degli artisti del secondo dopoguerra in una ritualità
immaginativa di sorprendenti stati memoriali, in un superamento della realtà e in un clima di confessione
lirica, capaci di configurare una ricerca appassionata fatta di icone liberate e di pittura informale addolcita
da una natura che si porge per tocchi e tratti dinamici e ancora con colori lirici e sensuali.
Talvolta è il
gesto che alimenta la sua emozione ricavata da cose e paesaggi, per cui la sua pittura guidata da una
sensibilità poetica sintetica e originale seduce come non mai lo spettatore. Nestola arriva a ricreare uno
spazio dove l'immagine è come proiettata, posta non davanti a un'orizzonte ma apparizione di un dramma
stabilito fra materia, tempo e le incandescenti cicatrici lasciate dal fuoco esistenziale. Ecco allora che il
meglio di questa pittura, fortemente disegnata con lampi e larghe macchie, fa lievitare lo spazio in un clima
di nuova coscienza ambientale capace di segnare nuovi richiami di avanguardia o addirittura di nuova
modernità.
Patrizia Macchia vive la sua tendenza costruttiva dell'arte, dopo aver guardato alla scultura di Picasso e a
quella di Julio Gonzales principalmente, portandosi verso quell'immaginario salentino fatto di poesia della
natura con riflessi toccanti di versi che da Bodini a Comi fluttuano in questo ambiguo simbolismo oscillante
fra suggerimenti mistici, l'essere e il nulla esistenziale, le mitologie e la fatalità. Costruisce scenari, totem,
idealità e mitologie con materiali poveri, ramificazioni di fico d'india, panni di seta, terracotta, rame, pietre
varie, tutto si innesta in una ricerca della materia prima che si configura poeticamente per stabilire un
paragone metaforico con certi elementi del mondo naturale, tanto che la logica compositiva si trasfigura in
libera visione i cui raffinati effetti superano a stessa efficacia decorativa.
Solide e strutturate le composizioni
della Macchia integrano l'ipotesi post-informale che valgono a un ritorno alla natura, alle origini, alla leggenda
del buon selvaggio, a un'immagine nuova metamoforsata capace di significa la genialità dell'artista salentina.
Il suo lavoro artistico possiede un'autentica qualità esplosiva fatta di gesti e grafismi dinamici, di tensioni e
rotture interiori, di radice neoplasticista, di vitalità organica e viscerale che trasuda di passioni, offrendo lo
slittamento linguistico ed estetico tra la sottomissione formale e la spoglia poetica del vuoto. E questi oggetti
sorgivi e spontanei che raccontano il mondo e la natura sono ormai un focolaio vitale della sua personale
spontaneità.
Marco Santolisier ha attraversato in questi ultimi anni capitoli diversi, dalla figurazione al simbolo, ovvero un
crescendo verso quei nuovi alfabeti di forme che oggi hanno fruttato il valore fantastico e astratto della
meditazione. La sua non è più una pittura irrequieta o incline ad alcuni imperativi in voga, è invece,
rigorosamente, l'adesione costante a ciò che veramente gli premeva, a quel fuoco vivo sotto la cenere dei
suoi ricorrenti toni, che è la necessità di inquisire e documentare la storia della sua esistenza, e del suo
rapporto dialettico con la realtà osservata, vissuta e talvolta patita, ma anche serenamente consumata,
senza che mai gli abbia fatto velo una sola distrazione retorica.
Marco Santolisier indubbiamente educato
anche alla comprensione e interpretazione della cultura pittorica europea del Novecento, ancorata alla
meditazione sui valori universali, indubbiamente affascinato, soprattutto oggi, da un linguaggio pittorico
scarno, è spinto - nel duro contatto quotidiano, ma fondamentale con la natura, che è la misura cosmica - a
una ricerca dell'assoluto, da sostituire ai frammenti della realtà, alla vanità della visualizzazione, alla casualità
della visione. E' così che oggi nascono le sue “composizioni” con forme riportate all'essenziale, dalle
campiture nette e cromaticamente compatte.
E' esclusa, da queste descrizioni, qualsiasi somiglianza con la
realtà, poichè uno dei propositi (e probabilmente il fondamentale) è quello di non offuscarne l'immagine. E
seppure sempre più attratto dalle sensibilità che la natura muove con forme, musiche e colori, ecco la svolta
fondamentale del suo fare arte,che svia figurazioni descrittive, ma cerca la pura essenzialità delle forme
nello spazio, sintetizzando così natura e pensiero in invenzioni geometriche, dalle varianti infinite, così come
sono infinite le varianti geometriche (linee-ritmo- spazio) della natura e della realtà vivente.
Cenni biografici degli artisti
Salvatore Nestola è nato a Copertino nel 1969. Ha frequentato il Liceo Artistico Statale di Lecce. Ha tenuto
mostre collettive e personali in più città italiane ed estere. Nel 2013 lo Storico dell'Arte Moderna e
Contemporanea Prof. Carlo Franza lo invita con una significativa presenza di opere nella mostra “Aspetti
dell'arte italiana nel mondo” nell' Artestudio 26 a Milano. E ancora nel 2013 viene candidato dal Prof. Carlo
Franza al Premio delle Arti Premio della Cultura XXV edizione al Circolo della Stampa di Milano.
Patrizia Macchia è nata a Lequile nel 1964. Specializzata in arredamento e design, collabora con diversi
studi di architettura ma non ha mai trascurato la ricerca e la progettazione del modellato artistico
prediligendo la creta. Negli ultimi anni si è dedicata allo studio di materiali naturali creando nuovi codici
espressivi. Ha partecipato nel 1996 alla I edizione di Agorà Design nel Palazzo Ducale di Martano curata
dall'illustre Storico dell'Arte Prof. Carlo Franza. Ha tenuto mostre personali a Lecce nel 2003 alla Galleria
Mare Magnum e nel 2005 all'Associazione Raggio Verde. Nel 2013 lo Storico dell'Arte Prof. Carlo Franza
la invita con una significativa presenza di opere nella mostra “Aspetti dell'arte italiana nel mondo”
nell' Artestudio 26 a Milano. E ancora nel 2013 viene candidata dal Prof. Carlo Franza al Premio delle Arti
Premio della Cultura XXV edizione al Circolo della Stampa di Milano.
Marco Santolisier nasce a Cagliari nel 1963, dove vive e lavora dirigendo un liceo paritario da lui stesso
fondato e intitolato a Dante Alighieri. Figlio e nipote d'arte, discepolo del nonno materno “Vincenzo Farci”
storico ceramista sardo, e del padre che ha percorso una strada artistica costellata di successi e
onorificenze. Opera con mostre personali e collettive fin dal 2007. Nel maggio 2010 l'illustre Storico
dell'Arte Prof. Carlo Franza lo invita nel progetto “Balconata Romana” a tenere una mostra Personale
(Percorso di flussi) al Centrale Ristotheatre di Roma, poi a Firenze nel progetto “Scenari” (Per un più visibile
cielo) al Plus Florence nel novembre 2010, nel 2011 al Plus Berlin a Berlino con “L'alfabeto del dopo”,
ancora a Firenze a Palazzo Borghese nell'ottobre 2011.
Candidato dal Prof. Carlo Franza al Premio delle Arti
Premio della Cultura al Circolo della Stampa di Milano, é risultato vincitore nell'edizione 2010 (Premio delle
Nazioni) e nell'edizione 2011 (Premio della Critica). E' stato anche presente nella Rassegna “Bella
Italia.1861-2011” che si è tenuta a Milano all'Artestudio 26, in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
Nel 2012 ha tenuto a Milano una personale dal titolo “Il sogno addomesticato” all'Artestudio 26 e ancora
una personale dal titolo “Costellazione nomade” nel progetto estivo internazionale di Borgo Cardigliano nel
Salento. Nel 2012 viene insignito del titolo di Artista dell'Anno come vincitore del Premio delle Arti Premio
della Cultura XXIV edizione. Nel 2013 lo Storico dell'Arte Moderna e Contemporanea Prof. Carlo Franza lo
invita con una significativa presenza di opere nella mostra “Aspetti dell'arte italiana nel mondo”
nell' Artestudio 26 a Milano.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’
vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La
Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e
Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e
Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di
Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e
Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più
importanti d’Europa. Giornalista, Critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a “Libero”
fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. Nel 2012 riprende sul quotidiano “Il Giornale” la sua
rubrica “Scenari dell'arte”.
E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo
attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è
interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al
2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la
Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio
Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998,
e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città
di Tricase nel 2008.
Inaugurazione venerdì 25 gennaio 2013, ore 18.00
Artestudio 26
via Padova, 26, Milano
Orari: da lunedì a mercoledì ore 10 – 17
Ingresso libero