Attrazione celeste. La ricerca artistica di Frani prende vita da un nucleo fondante attorno al quale gravitano, in movimenti ellittici, temi e soggetti che di volta in volta assurgono a significati nuovi. Viene inoltre presentato un cortometraggio dal titolo A libro chiuso, opera che Giuseppe M. Gaudino ha realizzato sull'opera dell'artista.
a cura di Umberto Palestini
L’ARCA Laboratorio per le arti contemporanee Teramo
Inaugura il 2 marzo 2013 negli spazi de L’ARCA Laboratorio per le arti contemporanee di Teramo Attrazione celeste, mostra personale del giovane artista Ettore Frani che, dopo la significativa selezione di opere presentate nella recente personale a Casa Natale di Raffaello in Urbino, approda a Teramo con un’ampia esposizione realizzata appositamente per questo importante appuntamento.
Per l’occasione sarà presentato un cortometraggio dal titolo A libro chiuso, opera che il cineasta Giuseppe M. Gaudino ha realizzato sull’opera di Ettore Frani. La mostra, realizzata dall’Assessorato alla Cultura della Città di Teramo in collaborazione con l’Accademia Raffaello di Urbino è curata da Umberto Palestini, direttore artistico de L’ARCA, e si inserisce nel progetto Factory Contemporary Art per la promozione del lavoro di giovani artisti emergenti.
L’esposizione è corredata da una pubblicazione realizzata in collaborazione con la galleria L’Ariete artecontemporanea di Bologna e grazie al contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la fondazione Tercas, Naca Arte, la Regione Abruzzo e la Regione Marche.
La monografia, oltre ad accogliere le immagini delle opere in mostra, contiene una meditata selezione di opere appartenenti ai cicli precedenti, scandite da alcune significative riflessioni dell’artista che illuminano il senso della ricerca pittorica dell’artista negli ultimi cinque anni.
Il titolo Attrazione celeste è tratto dalle parole della poetessa Marina Cvetaeva nella cui espressione l’artista ha rinvenuto la corrispondenza più affine al senso profondo della sua ricerca poetica. Come egli stesso rivela, la sua opera ammette questa vocazione e questo moto ascensionale: atto che è perpetua trasformazione, energia, luce e danza degli elementi.
Nelle tre sale del museo è articolato un percorso di ricerca coerente con lo spirito delle riflessioni dell’artista. La pittura si fa soffio, intimo respiro che attraversa le opere e ne muta le forme, animandole. Nel suo percorso creativo, l’artista si era spinto verso una sempre più evidente rarefazione cromatica, dove l’evaporazione dei soggetti, ridotti a tracce su panneggi, evoca un’assenza carica di alterità metafisica. Immagini suggestive e sospese, come in eterna attesa, nel tentativo di circoscrivere un vuoto gravido di mistero. Ora l’artista ritorna, con rinnovata fiducia, a una nuova e trasfigurata visione della Natura e della figura umana, anche se in questa il volto viene sempre negato al nostro sguardo.
Nei dipinti su tavola, realizzati con minuziose velature di pigmento nero e olio, l’autore rivela il tentativo di far trasparire ciò che non è rappresentabile per mezzo di immagini dal forte valore simbolico, affrontando temi che riguardano la spiritualità dell’uomo e la sacralità della Natura.
La ricerca artistica di Frani prende vita da un nucleo fondante attorno al quale gravitano, in movimenti ellittici, temi e soggetti che di volta in volta assurgono a significati nuovi.
Scrive Umberto Palestini: “Il modello espressivo di Frani si nutre di sottrazione, della scarnificata essenzialità che diventa mistica del visibile e segue la via di una rarefatta atmosfera in costante dialogo con l'immagine. Un linguaggio in bilico tra astrazione e figurazione, materializzato in opere dove approdano il lirismo e i panorami essenziali della poesia”. “Con Attrazione celeste Frani rivela l’origine essenziale del suo essere pittore e la sua ricerca” sottolinea il curatore, “esprime il sentire di un autore totalmente devoto alla sua missione, un amanuense dello spirito intento a trascrivere l'incommensurabile profondità dell'origine”. Così, secondo il poeta e scrittore Leonardo Bonetti, autore di un testo in catalogo “vive, in ogni sua opera, un'intuizione e non una profezia. La sua arte non parla del mistero o per il mistero, ma sgorga direttamente dall'intuizione della sua esperienza”.
(Paola Feraiorni)
Biografie
ETTORE FRANI, 1978 Termoli (CB). Vive e lavora a Isola Sacra Fiumicino (RM). Si diploma in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino e successivamente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Dal 1998 espone in mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati tra i quali: Museo dei Fori Imperiali, Terme di Diocleziano e Museo Venanzo Crocetti a Roma, MUSPAC a L’Aquila, Castel Sismondo a Rimini, Museo ARCOS a Benevento. Nel 2010 vince il Premio Artivisive San Fedele 2009-2010 'Il segreto dello sguardo' ed è finalista al LXI Premio Michetti. Nel 2011 esce la sua prima monografia, edita da vanillaedizioni, con testi di Stefano Castelli e Massimo Recalcati. È selezionato da Vittorio Sgarbi e dalle Accademie di Belle Arti Italiane per l’Evento Speciale del Padiglione Italia 'Lo Stato dell’Arte | Padiglione Accademie' alla 54^ Biennale d’Arte di Venezia ed è invitato all'edizione 2011 di 'Giorni Felici a Casa Testori' presso Casa Testori a Novate Milanese. Nello stesso anno vince la 55^ edizione del Premio Marina di Ravenna ed è invitato alla mostra del premio 'I vincitori al MAR'. Sempre nel 2011 vince la I edizione del Premio Ciaccio Broker per la Giovane Pittura Italiana. Nel 2012 vince il Premio Opera CGIL 'Le vie dell'acqua' e partecipa alla collettiva 'Con gli occhi alle stelle. Giovani artisti si confrontano col Sacro' presso la Galleria d’Arte Moderna Raccolta Lercaro a Bologna. E' invitato al MAR di Ravenna per l'evento 'Critica in Arte' con una personale corredata da catalogo monografico a cura di Matteo Galbiati. In dicembre 2012 è invitato a Casa Raffaello in Urbino per la presentazione della mostra personale ‘Attrazione celeste’ e partecipa alla mostra istituzionale 'E bianca'. Nel 2013 tiene una importante personale nella sede del Museo L’Arca Laboratorio per le arti contemporanee a Teramo. Nell'occasione è pubblicata un’ampia monografia dal titolo 'Attrazione Celeste' a cura di Umberto Palestini.
Giuseppe M.Gaudino, 1957 Pozzuoli (NA). Vive e lavora a Roma.
Regista cinematografico e scenografo è esponente di un cinema d’avanguardia, indipendente, radicale e suggestivo. Esordisce nel 1984 con Aldis presentato alla XLII Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e al XII Student Film Award Academy of Motion Picture Arts and Sciences di Los Angeles ove riceve una nomination come miglior film studentesco europeo. La sua tecnica raffinata ricompare in Calcinacci (codiretto con Isabella Sandri, 1990) che vince al Torino Film Festival il "Premio Spazio Italia". Dal 1995 al 1997 realizza il film Giro di lune tra terra e mare, del quale è anche produttore e co-sceneggiatore, che viene presentato in concorso alla Biennale di Venezia. Il lungometraggio vince diversi premi fra i quali il "Tiger Award" al Festival di Rotterdam, la Grolla D’Oro per la Regia a Saint-Vincent e il premio Miglior Regista alla "Semana des Realizadores" del Fantasporto. Alla XIV Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (2000) gli viene assegnato il Premio "CinemAvvenire" quale "autore emergente del cinema Italiano degli anni '90". Dal 2003 al 2005 realizza con Isabella Sandri un film documentario prodotto dalla Fandango, Maquilas, ambientato tra le operaie delle fabbriche di Ciudad Juarez, dove centinaia di donne furono trovate uccise e fatte a pezzi. Presentato al Festival di Torino, vince il "Premio Speciale della Giuria" e il "Premio Cipputi", come miglior documentario sul mondo del lavoro. Dal 2007 al 2010, sempre con la Sandri, realizza Per questi stretti morire (Cartografia di una passione), sull'avventura nella Terra del Fuoco di Alberto Maria De Agostini. Presentato nella sezione competitiva internazionale "Orizzonti" alla LXIV Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il film ricostruisce la vita in Patagonia dal 1910 al 1935 di un salesiano, cartografo, fotografo e cineasta che si strugge per la scomparsa degli ultimi indios e per la bellezza del paesaggio (realizzando il film Terre magellaniche). Il film ha vinto il Premio "Città di Imola" come Miglior Film Italiano presente al Film Festival di Trento 2011 e il Premio Speciale della Giuria al XVIII “Premio Libero Bizzarri”. E’ stato realizzato, sul lavoro di Gaudino-Sandri, il film-documentario dal titolo Les Champs brùlant (I Campi Ardenti) di Catherine Libert e Stefano Canapa, che è stato presentato al LXIII Festival del film di Locarno nel 2010 e ha vinto il Premio Speciale della Giuria alla XXIX edizione del Torino Film Festival.
Inaugurazione sabato 2 marzo 2013 ore 18
Arca Laboratorio per le arti contemporanee
largo S. Matteo - Teramo
Orario: mart-dom 16-19
ingresso libero