Double, Superior, Deluxe, Resort, Wellness, Spa, Objects. L'oggetto, che rappresenta l'attraversamento dei secoli e della storia dell'uomo, perde l'uso quotidiano e guadagna l'immortalita' della mancanza di fine.
La memoria degli oggetti è una sovrapposizione di significati che lasciano spazio all'azione erosiva dell'immaginazione: e il mutamento del senso giunge all'improvviso, spiazzante.
Venanzio Straulino e Gino Blanc si incontrano e confrontano in uno spazio comune, che ridisegnano attraverso una serie di elementi che ciascuno di essi sceglie di collocare: oggetti comuni, alterati nel senso formale, oggetti dalla nuova vita, dalla doppia vita.
Oggetti ri-trovati, nel senso che per essi- e a volte su di essi- è piombato un nuovo segno che ne cambia il senso, con un fare giocoso e leggero, pronto a rilevare gli spazi vuoti, e ad intervenire per alterare ruoli consolidati.
A bene vedere, forse, strutture-feticcio, che nel loro essere ripensate dagli artisti, acquisiscono alcune connotazioni specifiche, identitarie:
componendo, infine, una sorta di doppio autoritratto per frammenti che si riassembla silenzioso in uno sguardo d'insieme.
L'oggetto, che rappresenta emblematicamente l'attraversamento dei secoli e della storia dell'uomo, perde l'uso quotidiano e guadagna l'immortalità della mancanza di fine, staccandosi dal processo manuale e tecnologico per giungere a divenire altro da sé.
Uno slittamento che aggiunge per sottrazione, spostandone il fine ultimo- virando su un non-fine- e modificando la connotazione primigenia.
Il tema è quello dell'incontro, della ricerca di condivisione che Blanc e Straulino pongono come punto di partenza per il lavoro comune in questa installazione, che non è altro che il risultato finale di una necessità di confronto e dialogo. Una condivisione che nella prima parte del progetto è filtrata da una corrispondenza via email, e che poi si trasforma nell'individuazione di alcuni punti necessari e imprescindibili, scritti nero su bianco: dalla parola all'immagine, nella riconfigurazione di un ambiente che contenga la trasfigurazione visiva dell'indicazione verbale.
Lo spazio è quello dove sperimentare un nuovo comfort, una nuova esperienza sensoriale: la parola, l'immagine, la fisicità, attraversando e osservando le opere con la consapevolezza che si tratta di numerosi punti di domanda, da affrontare, o se si preferisce, schivare.
L'oggetto, generalmente narrato, acquista qui il ruolo di narratore, in una presenza che diviene parola e che ribaltando se stessa torna al punto di origine.
Testo di Paola Nicita
Inaugurazione: sabato 11 maggio 2013, ore 19.00
La Fenice Gallery
Corte del Tagiapiera, San Marco 1948 - Venezia
Da giovedì a domenica dalle 14.00 alle 18.00 o su appuntamento
Ingresso libero