Ahmed Kassim
Aya Alla Elfallah
Enas Elkorashy
Ibrahim Eldessouki
Reda Abdelrahman
Daniella P. Bacigalupo
Prima collettiva egiziana d'arte contemporanea a Venezia. La mostra permette di scoprire la ricchezza e la diversita' della realta' egiziana.
A cura di Daniella P. Bacigalupo in collaborazione a Enas Elkorashy
Al Cairo, molte delle più importanti gallerie d’arte si trovano nell’isola di Zamalek, il quartiere delle Ambasciate, dove risiedono e lavorano la maggior parte degli stranieri, dei diplomatici e rappresentanti delle tante associazioni impegnate in progetti di cooperazione e sviluppo. Venezia è di per se un’isola d’arte, dove il raggruppamento di associazioni culturali, istituzioni, gallerie, ecc. porta molti stranieri a radicarsi in questa città, lavorando non solo per vivere, ma per condividere e rendere possibile l’integrazione e la conoscenza multiculturale.
Elemento che oggi certamente non si può più trascurare.
Anche questo progetto d’arte nasce in un ambiente di cooperazione multietnico, che hanno reso possibile questo “primo” incontro di proposte artistiche.
La ricchezza e la diversità della realtà egiziana, mescolata ad una particolare sensibilità individuale e professionale degli artisti, dona l’opportunità di interpretare ed allargare la nostra stessa realtà, attraverso la creatività.
Ahmed Kassim (1984) propone nei suoi lavori più recenti, un personale senso d’ironia, convinzione e comprensione del mondo che lo circonda. Mescolando simboli urbani e culturali, con il caotico contorno socio-politico che affligge l’Egitto. In effetti questa sua visione lo porta a trattare temi delicati dentro la società, essendo spesso criticato dai media per la sua irriverente e rivoluzionaria visione. Graficamente ci troviamo d’avanti a gesti spensierati, spontanei e primitivi, colori decisi e pieni, senza sfumature. Opere più grafiche che pittoriche, dove la tecnica è solo un mezzo espressivo per comunicare con grande carico concettuale, sociale ed emotivo, un’opinione incisiva sul mondo che lo delimita.
Diversamente Aya Alla Elfallah (1986) ci propone opere cariche di significato emotivo. Il senso di solitudine e insoddisfazione si vede riflesso nei ritratti di corpi in un ambiente privato: la stanza. Una donna nuda che attende, un uomo che si riposa dopo aver calpestato la città in cerca di sostento. Corpi solitari che non si incontrano mai. Pennellate grafiche, preferibilmente monocromatiche, spensierate, danno luogo al fluire di un sentimento, comune a molte donne. Rappresentare corpi nudi in un ambiente musulmano è un atto di grande temerarietà.
L’altra figura femminile presente nella mostra è Enas Elkorashy (1986), unica artista del gruppo trasferitasi fuori dall’Egitto, motivo per cui la sua pittura si vede contaminata da nuove esperienze estetiche. Le sue opere sono rivolte verso il mondo femminile e costruite con un segno grafico ampio, circolare, di una spontaneità studiata, con colori in genere vivaci e con applicazioni di carta e cartone che enfatizzano la sua passione per la moda, il gusto per l’abbigliamento, l’eleganza e l’interesse per i modelli estetici. Gli stessi modelli veicolati dalle riviste di diffusione di massa e dalla stessa cultura egiziana. Per questa collettiva Enas ci presenta un’assaggio delle serie “PIN UP GIRLS 2050”, “My Fashion Collection” e la nuova serie ispirata all’oggetto tradizionale della “bambola di zucchero”, una sorta di biscotto di San Martino, tipicamente egiziano e utilizzato per decenni come simbolo da regalare in conmemorazione della nascita di Maometo (oggi sostituita dai souvenirs in plastica “Made in China”). L’ artista ripropone in maniera stilizzata ed emotiva questo suo ricordo folclorico e di infanzia, utilizzando la bambola come spunto per le sue creazioni stilistiche.
Ibrahim Eldessouki (1969) oltre ad essere un artista consolidato in Egitto, esercita da più di dieci anni la professione di docente di Pittura presso la Facoltà di Belle Arti della “Helwan University” del Cairo. La padronanza della tecnica con i diversi materiali lo porta a realizzare lavori di grande meticolosità e maestria, concentrando il suo interesse verso la natura morta, il paesaggio e il ritratto femminile. Le sfumature, l’alto contrasto e il suo originale uso della tecnica a olio, gli permettono di creare opere cariche di un senso di tenerezza, delicatezza e poesia. L’uso romantico dell’immagine ci porta a percorrere paesaggi egiziani di sogno e contemplazione.
In fine, Reda Abdelrahman (1966). Il suo lavoro all’inzio simbolistico, influenzato dall’intera mitologia egizia, cambia completamente tematica con l’arrivo della rivoluzione egiziana adottando una dimensione, senza dubbio, politica. Oggi ci propone parte dell’opera "Io Sono Tutti”, quattro autoritratti di grande formato dove l’artista si rappresenta con simboli di diversi credi e culti religiosi. Egli enfatizza volutamente il concetto di libertà, identità ed unicità con il quale siamo nati, ma che l’educazione sociale, culturale e religiosa nega , o quanto meno prova, condizionandoci nei rapporti umani e culturali.
Venissage 24 Maggio ore 18:30
Con un contributo musicale di Venice International Jazz Club.
Finissage 6 Giugno 2013 alle 18:30
Con un contributo di Fuad Ahmedvand e Said Chavoshbaran
(musica con strumenti tradizionali dall'Iran)
Venice Art Design
Dorsoduro, 65/66 (Fondamenta delle Zattere) - Venezia
Tutti giorni dalle 10:00/12:00 e dalle 13:00/18:30