La nuova mostra di Massimo Cova si presenta con le modeste spoglie di un manuale d'uso di utensili domestici. Mansueti strumenti d'azione vengono qui esposti nella loro freddezza assiomatica: pinzette chiuse, pinzette aperte, chiavi inglesi chiuse, chiavi inglese aperte, forbici (da carta) chiuse, forbici (da carta) aperte.
La nuova mostra di Massimo Cova si presenta con le modeste spoglie di un manuale d'uso di utensili domestici. Mansueti strumenti d'azione vengono qui esposti nella loro freddezza assiomatica: pinzette chiuse, pinzette aperte, chiavi inglesi chiuse, chiavi inglese aperte, forbici (da carta) chiuse, forbici (da carta) aperte. A questo catalogo corrispondono spiegazioni a latere, specificazioni pazienti, che assumiamo essere illustrazioni puntuali di atti usuali e ben noti. Ma gli oggetti sono qui ombre, scheletriche memorie di oggetti ridotti ad impressioni e come tali svuotati d'ogni residua funzione.
Certamente da Man Ray in avanti non vi è oggetto quotidiano, da una orfana ruota di bicicletta ad un impresentabile orinatoio, che non abbia avuto il suo momento di vanità artistica, così come è chiaro che gran parte del Novecento si è esercitato sulle chincaglierie di casa, facendone specchio di luce o esaltazione di forme, o esplosione di colore.
Massimo Cova svuota questi stessi oggetti facendone linee, curve, segni, che assumono vita propria: la vigorosa molletta, che nella sua realtà presunta ha funzione di addentare svolazzanti panni, fissandoli ad un filo teso sul vuoto, diviene qui amuleto di una religione sconosciuta, forse un dente d'orso, un becco d'anatra di appendere al collo del suo cacciatore. Le forbici forse sono uccelli notturni dai grandi occhi inquietanti, così la bocca aperta o rinchiusa di quello strano vertebrato 'inglese', ed infine, che dire di quella pinza che potrebbe essere un pesce, che di colpo apre le fauci voraci, terribile quando viaggia in branchi; ma come non riconoscere nella stessa forma un evidente sesso di femmina, che aprendosi - per altro - diviene bocca feroce.
D'altronde proprio la ricerca della essenza delle cose permette di reinventarne i significati, ricercando nella nostra vita attuale il senso delle vite immaginarie dei mille segni che si addensano sia pure nel deposito dei nostri attrezzi quotidiani.
(patrizio bianchi)
Galleria del Carbone
via del carbone, 18/a
Ferrara