Tre mondi opposti e conseguenti si incontrano nei lavori di Helga Franza, Meri Gorni, Alessandro Uboldi. Il peso carnale del quotidiano (Helga) e' svuotato nell'immaterialita' del cinema (Alessandro) attraverso l'uso della parola (Meri). A cura di Manuela Gandini
a cura di Manuela Gandini
Helga Franza * Meri Gorni * Alessandro Uboldi
Tre mondi opposti e conseguenti s'incontrano nei lavori di Helga Franza,
Meri Gorni, Alessandro Uboldi. Il peso carnale del quotidiano (Helga) è
svuotato nell'immaterialità del cinema (Alessandro) attraverso l'uso della
parola (Meri).
Frame domestici: il water si liquefa in un bagno cupo, il fornello di cucina
si ingigantisce e si scioglie tra le mura di Helga Franza, dentro una stanza
che perde contorni e solidità per afflosciarsi. La quotidianità di Helga è
sfatta. Helga tira fuori gli organi dai corpi (femminili?) come caricature.
Organi di stoffa, di gommapiuma, deformati, colorati, repellenti, morbidi,
mostruosi. Gli oggetti, come il ritratto di un gigantesco paio di forbici,
diventano grandissimi o piccolissimi: un incubo infantile che si ripete
nelle sue strane collocazioni mentali.
Frame di film: riflessi nell'impermanenza di un sogno, (il nostro),
Alessandro Uboldi cattura fotogrammi e li trasforma. Marlene Dietrich e
globuli rossi, Marilyn e cellule, spermatozoi, ghiandole, bandiere rosse,
accompagnano i modelli di vita immateriali rapiti dall'artista. Alessandro
trascorre le sue 24 ore nell'oceano infinito delle immagini. Incontra
attrici, amori, case e violenze. Li fissa, se ne appropria o scappa come
quella volta, quando, a cinque anni, è corso fuori dal Cinema Vittoria
perché un'immagine grossa stava uscendo dallo schermo per acciuffarlo.
Nella sua enciclopedica ricerca, tra cinema e pittura, corre la storia del
novecento. Comincia dalle centrali elettriche di Sant'Elia che s'innalzano
mute verso Dio, continuando con il Dio benedicente di Metropolis che sputa
fuori dalle sue bocche incandescenti omini in tuta blu a non finire.
³L'uomo moltiplicato che noi sogniamo non conoscerà la tragedia della
vecchiaia!² urlava pazzo Marinetti.
Parole: pagine giganti non scritte scendono dall'alto e attendono parole. La
poesia, messa in scena visivamente da Meri Gorni, collega qui il mondo
organico e imperfetto del quotidiano al mondo immateriale e inarrivabile
della celluloide.
La lettera, base della comunicazione, è disseminata nello spazio. È
l'elemento multiplo e infinitamente combinabile che attende di essere
composto, di creare una strada, o un ponte tra la carne e la sua immagine,
tra l'immagine e il suono.
Nella performance di Meri, all'inaugurazione della mostra, chiunque,
movendosi tra le lettere potrà scrivere parole in libertà e giocare al
cadavere exquise componendo imprevedibili percorsi del subconscio.
Immagine: Helga Franza, bang
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Inaugurazione: 21 ottobre 2003, h. 19.00 sino alle 23.00
Artandgallery, Via Arese 5, 20159 Milano, tel. 02.6071991
Orario: tutti i giorni 17.00-23.00