Yue Minjun
Luca Pignatelli
Vik Muniz
Yayoi Kusama
Andrew Schoultz
Piero Manzoni
Hermann Nitsch
Kenny Scharf
Donald Baechler
Mike Kelley
Paul McCarthy
Andy Warhol
Donald Baechler
Un percorso collezionistico coerente nel quale non mancano improvvisi depistaggi. Il nucleo e' rappresentato dall'arte americana, primo tra tutti il ritratto in stile Pop Art di Joan Sonnabend realizzato negli anni '70 da Andy Warhol.
Jerome Zodo Contemporary è lieta di presentare una selezione di Opere da una Collezione Privata.
Come si costruisce una collezione privata di arte contemporanea? Con quale criterio vengono scelte le opere? Perché alcuni artisti museali riescono a esprimersi anche in dimensioni che si conciliano a uno spazio domestico, dunque più limitato? E inoltre, i lavori degli artisti finiscono per definire il ritratto del collezionista, che si circonda di oggetti a propria immagine e somiglianza?
Domande che sorgono spontanee ogni volta che indaghiamo nello spazio privato di una raccolta. In questo caso, il gallerista Jerome Zodo ha chiesto la complicità di un collezionista milanese che ha accettato di privarsi, per alcune settimane, di alcune opere che normalmente convivono sulle pareti di casa sua, consentendo così di farle tornare nel luogo in cui erano partite, la galleria.
Il percorso che se ne evince è, da una parte coerente, dall’altra vuole sorprendere con improvvisi depistaggi. Il nucleo forte è rappresentato dall’arte americana, primo tra tutti il ritratto di Joan Sonnabend realizzato negli anni ’70 da Andy Warhol e appartenente alla corrente della Pop Art.
Centrale il gruppo di opere prodotte negli anni ’80, a cominciare da un dipinto a spray dallo street artist Kenny Scharf nel 1983, per passare a un collage di grandi dimensioni di Donald Baechler. Dalla pittura si passa alla fotografia, con alcuni scatti che testimoniano la performance Heidi realizzata nel 1992-93 alla Galerie Krinzinger di Vienna da Mike Kelley e Paul McCarthy, ovvero due tra gli artisti più duri dell’area californiana, e con un paesaggio di Anselm Kiefer, ottenuto dalla manipolazione della matrice fotografica con interventi pittorici e polimaterici.
Autentica rarità è la tela della giapponese Yayoi Kusama, reduce dalla grande personale alla Tate Modern dello scorso anno a Londra, autrice negli anni '60-'70 di numerose performance provocatorie in cui dipinge a pois i corpi dei partecipanti. Autore di happening dall'atteggiamento disscarante è anche l’azionista viennese Hermann Nitsch, rappresentato nella collezione da una camicia insanguinata realizzata nel 1998.
Avvicinandoci al presente, va sottolineato il lavoro di Vik Muniz, una stampa fotografica dopo l’intervento col caramello, che rappresenta il ritratto di Piero Manzoni alle prese con l’elaborazione delle sue celebri scatolette. Esposta anche un’opera recente di Andrew Schoultz, esponente di spicco della neo-psichedelia di Los Angeles, già presentato in galleria con una mostra personale.
La scena artistica asiatica è rappresentata dal cinese Yue Minjun che con i suoi guerrieri di terracotta ci mostra il distacco dell'arte contemporanea cinese da quella tradizionale avvenuto negli anni Novanta con la nascita del movimento del Realismo Cinico, di cui l'artista è tra i principali esponenti.
L’incursione cui si faceva cenno è in direzione dell’arte italiana, con quello che in molti considerano il precursore del concettualismo pittorico, il Giorgio de Chirico citazionista degli anni ’70. Completa l’esposizione una grande tela di Luca Pignatelli, ovvero il trait-d’union tra la pittura figurativa e l’utilizzo di materiali anomali legarti alla tradizione dell’Arte Povera.
inaugurazione 6 giugno ore 18.30
Jerome Zodo Contemporary
via Lambro, 7 (angolo via Melzo) - Milano
Lun-ven 10 - 19
Ingresso libero