La mostra "La via Appia. Laboratorio di mondi possibili" e' un contributo alla conoscenza della storia recente dell'Appia con 80 fotografie realizzate tra fine 800 e i nostri giorni. Si svolge contemporaneamente l'esposizione degli scatti di Guido Orsini intitolata "Natura delle cose Natura dei fatti Natura della vita". Nei giorni 5, 6 e 7 luglio ha luogo anche la seconda edizione di "Dal Tramonto all'Appia" con serate musicali, cultura, visioni, silenzi.
“Per tutta la sua lunghezza, per un chilometro e più da una parte e dall’altra la via Appia
era un monumento unico da salvare religiosamente intatto, per la sua storia e per le
sue leggende, per le sue rovine e per i suoi alberi, per la campagna e per il paesaggio,
per la vista, la solitudine, il silenzio, per la sua luce, le sue albe e i suoi tramonti…
Andava salvata religiosamente perché da secoli gli uomini di talento di tutto il
mondo l’avevano amata, descritta, dipinta, cantata, trasformandola in realtà
fantastica, in momento dello spirito, creando un’opera d’arte di un’opera d’arte: la
Via Appia era intoccabile, come l’Acropoli di Atene”
(A. Cederna, da I Gangsters dell’Appia, Il Mondo 8 Settembre 1953).
La mostra fotografica “La via Appia. Laboratorio di mondi possibili” vuole essere un contributo alla conoscenza della storia recente dell’Appia. È allestita nella sede di Capo di Bove, sulla Via Appia, acquistata nel 2002 dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma per accrescere il patrimonio pubblico dell’Appia e incrementare la conoscenza di questi luoghi dell’antichità. Oggi Capo di Bove è laboratorio di molteplici attività: punto di incontri culturali, sosta per la visita dell’antica strada e dei suoi monumenti, sede dell’archivio di Antonio Cederna e del Sistema Informativo dell’Appia.
Le circa 80 immagini fotografiche presentate sono solo una minima parte del repertorio ricchissimo che ha interessato l’Appia e si riferiscono a diversi periodi: dall’800 all’ inizio del ‘900, gli anni tra il 1950 e il 1970 e oggi.
Si tratta di vedute eseguite per lo più da chi ha frequentato e frequenta l’Appia con occhio attento per motivi di studio, ricerca, cronaca. In questo arco di tempo il paesaggio dell’Appia si è radicalmente modificato, a volte in meglio, per lo più in peggio come è illustrato, se pur in modo parziale, da alcune situazioni. Gli autori delle foto storiche sono, tra gli altri, John Henry Parker (1806 -1884), Dora e Agnese Bulwer (1890-1930 ca.), Esther Boise Van Deman (1862-1937), James e Domenico Anderson (1813-1877), Thomas Ashby (1891-1925). Alcune foto esposte fanno parte dell’Archivio Cederna, le più recenti sono state realizzate da Stefano Castellani.
L’obiettivo è quello di far conoscere ai cittadini le tappe principali di questa storia che ha visto l’impegno straordinario di personaggi illustri a partire dall’inizio dell’800 (Carlo Fea, Valadier, Canina), per il “ristabilimento” della via e di parte dei suoi monumenti e poi nel secolo successivo per la salvaguardia di questo importante ambito territoriale, affinché non se ne perdessero i caratteri e i valori e perché la strada, con il territorio che attraversa, non si trasformasse in una qualsiasi periferia della città.
L’Appia rappresenta il simbolo di tante battaglie, di proposte di legge, di iniziative popolari, di lotta all’abusivismo che qui, purtroppo, ha trovato una delle massime espressioni, ma non ha perduto completamente il suo fascino dato dai numerosi monumenti, ancora conservati in una sequenza straordinaria, e dal paesaggio che si è costituito nei secoli intorno a queste “rovine”.
Quello che è diventato pubblico ha costituito un’occasione di crescita per la conoscenza della storia antica e l’applicazione di metodi di ricerca, restauro e valorizzazione. Quello che è in proprietà privata, troppo spesso ha subito trasformazioni più o meno gravi, nell’esclusivo interesse individuale, violando regole indirizzate al rispetto dei valori del territorio dell’Appia. Per questo motivo è necessario non smettere di sperare in misure per un progetto in favore dell’Appia che ne sancisca i valori attraverso il reintegro di uno stato di legalità, con il fine primario di offrire alla comunità il godimento dell’insieme di storia, archeologia, paesaggio, natura che questo territorio racchiude.
E infatti il sottotitolo della mostra, “Laboratorio di mondi possibili”, vuole significare che è
ancora credibile intervenire, lavorare, per conoscere e far riemergere brani di storia,
attuare metodi di recupero e conservazione del patrimonio e opere per renderlo fruibile da
parte di tutti, come è avvenuto per la Villa dei Quintili, per S. Maria Nova, per Capo di
Bove, secondo l’esempio ottocentesco portato a compimento da Luigi Canina.
Nella trascrizione grafica del titolo VIA APPIA diventa MIA, ossia di ogni cittadino, nel
momento in cui queste azioni di recupero vengono portate a termine.
Attraverso le immagini presentate nella mostra si può conoscere come sia stata e sia
l’Appia di tutti, attraverso le vedute di fotografi dei secoli scorsi, che rimanevano incantati
dall’imponenza dei monumenti nel paesaggio sconfinato. Attraverso le fotografie e le
denunce di personaggi come Antonio Cederna, invece, si osserva la graduale distruzione;
l’obiettivo attento di Stefano Castellani, che documenta tutto il lavoro svolto dalla
Soprintendenza, cattura anche le suggestioni che i monumenti e i luoghi conservano
ancora oggi.
In alcuni pannelli della mostra sono stati focalizzati punti di estremo interesse nel costante
monitoraggio della salvaguardia del territorio: sono state riassunte le tappe principali
della tutela dell’Appia, raccontata anche con documenti d’archivio e alcuni articoli di
giornali. Fotografie aeree scattate in periodi diversi illustrano come si sia modificato l’agro
romano attraversato dall’asse della Via Appia. E, infine, una esemplificazione di come i
dati di questo immenso patrimonio sono gestiti: un Sistema Informativo che, all’interno di
una più ampia classificazione dell’intero patrimonio della Soprintendenza, si sofferma
sull’Appia.
La mostra è accompagnata da una raccolta di saggi nella collana Pesci Rossi edita da Electa
dal titolo La via Appia, il bianco e il nero di un patrimonio italiano.
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Fotografie di Guido Orsini
Natura delle cose Natura dei fatti Natura della vita
a cura di
Sala 1 - Mary Angela Schroth
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma - Rita Paris, Bartolomeo Mazzotta
Nell’ambito del festival "Dal Tramonto all'Appia" 2013, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e Sala 1 presentano un progetto artistico dedicato al Maestro Guido Orsini. L’artista ha elaborato, tra il 1992 e il 1993, una serie di “viste” fotografiche di giardini antichi. Si tratta di foto analogiche, sviluppate e stampate direttamente dall’artista in bianco e nero su lastre trasparenti, alte due metri: le stampe, che al primo sguardo ricordano la tecnica dell’incisione, restituiscono alla prospettiva ottica un impatto visivo straordinario, trasmettendo la sensazione di “antico” dei secoli scorsi e, di conseguenza, un’immagine romantica di quei meravigliosi luoghi nascosti. Lo spazio di Capo di Bove costituisce, dunque, un luogo ideale per l’allestimento di queste opere inedite.
La mostra sarà accompagnata da alcuni scritti di Antonio Cederna, estrapolati dal suo Archivio, che all’inaugurazione saranno letti e interpretati dall’attore Biagio Pelligra.
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Ci vogliono migliaia di anni per fare una serata così
Dedicato a Renato Nicolini
Dal Tramonto all'Appia
II edizione 5 - 6 – 7 luglio 2013
Ritorna l’appuntamento “Dal Tramonto all’Appia”. Alla sua seconda edizione l’iniziativa, che ha portato lungo la regina viarum musica, danza e proiezioni, è ormai una data da non perdere dell’estate romana. La Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma rinnova e arricchisce il calendario di eventi serali che si svolgeranno tra Capo di Bove, il mausoleo di Cecilia Metella con il Castrum Caetani e la chiesa medievale di S. Nicola, da venerdì 5 a domenica 7 luglio. Questa edizione offre anche l’occasione per ricordare Renato Nicolini ideatore dell’estate romana e scomparso un anno fa. Nicolini e il suo progetto affatto effimero di animare le notti della capitale - aprendo piazze e monumenti a cinema, letture, spettacoli, musica - ritornano in una serie di filmati di repertorio proiettati negli spazi di Capo di Bove e di Cecilia Metella dalle 18.00 di sabato 6 e di domenica 7. Nello spazio dell’antica chiesa di San Nicola danza e musica si alterneranno durante le tre serate.
Sabato 6 luglio lo scrittore Marco Lodoli racconterà squarci della capitale con una serie di letture intitolate “Isole romane” sullo sfondo della mole del mausoleo di Cecilia Metella e delle vestigia del Castrum Caetani. Gli spettacoli nell’area San Nicola spaziano dalla musica popolare, al Jazz, alla danza hip-hop che rivisita in modo arguto e ironico il patrimonio lirico nazionale.
Le proiezioni scenografiche di Livia Cannella illumineranno il resto della notte, animata da degustazioni lungo il percorso e da visite guidate dei monumenti.
Il festival è anche l’occasione per riflettere sui temi culturali e urbanistici della città, in particolare sui Fori e sull’Appia, attraverso la mostra fotografica e le proiezioni multimediali a Capo di Bove.
Dal Tramonto all’Appia ritorna per 3 sere il 5 – 6 – 7 luglio, dalle 18.00 a mezzanotte.
Direzione artistica degli spettacoli: Alberto Bruni, Stefano Sestili
Coordinamento generale: Rita Paris
Ingresso libero a tutti gli eventi
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Immagine: (c) Guido Orsini
Inaugurazione il 5 luglio 2013, dalle ore 18
Capo di Bove
Via Appia Antica 222 - Roma
Orari: dalle 10 alle 16 – domenica dalle 10 alle 18
Servizi di accoglienza ALES
Ingresso libero
Informazioni 06 7806686